Camera con vista 


JacoLe héros

di Luca Antoccia

Jaco van Dormael colpisce ancora. Dopo tanto tempo, dopo la scombinata poesia di Toto le héros. Un eroe di fine millennio, e la più contenuta e raffinata eleganza di Mr. Nobody, Dio esiste e vive a Bruxelles (Le Tout Nouveau Testament) è un’opera strana e intrigante, un “divertissement” a tratti forse cerebrale ma con così tante idee che un decimo poteva bastare a farne un film. Se lo avete perso al cinema potete recuperarlo in dvd, se non altro per controllare se, come a chi scrive, una certa vena di follia fiamminga moderna, molto presente nella pittura, si trasmetta non tanto formalmente in richiami figurativi quanto piuttosto nella dissacrante libertà del film. Qui infatti un Dio malvagio o anche solo maligno, che controlla e manipola la realtà da un vecchio computer, viene detronizzato da una congiura familiare ordita dalla piccola figlia (Ea) e dalla moglie (di Dio). Congiura ispirata da un Gesù rappresentato in un soprammobile (con le sembianze del figlio maggiore di Dio, scappato di casa molti anni prima) che parla con la sorella Ea. La ragazzina, entrata nella stanza di Dio Padre, è il caso di dirlo, ne manomette il computer inviando a tutti gli esseri umani la propria data di morte con conseguenze che gettano nello scompiglio e portano al caos. Non si può non pensare al surrealismo, vuoi nella versione incantatoria alla Delvaux (la figura sensuale e algida della bella ragazza senza un braccio, per esempio, ma anche l’erotomane che vede passare per la strada ieratiche ragazze nude), vuoi in quella raziocinante di Magritte, capace come pochi di incorniciare e disincorniciare continuamente i propri sogni. Resta chiaro che, al di là di qualunque richiamo visivo (perfino una figura femminile alla Otto Dix), la presenza nella storia dell’arte belga di un quadro come L’entrata di Cristo a Bruxelles abbia a che fare con la strana confidenza che si prende il film col sovrannaturale che è la stessa di Ensor nel mescolare Gesù a borghesi e popolani. Un quadro che ha ispirato in tempi più recenti, tra l’altro, uno dei più interessanti testi di Amélie Nothomb dall’omonimo titolo, un’altra belga nei cui racconti si ritrovano atmosfere affini al film di Van Dormael. A voler cercare un limite in Dio esiste e vive a Bruxelles indicheremmo la sovrabbondanza di personaggi e una divisione in capitoli che spesso non fa scattare l’emozione e l’empatia. Con la bellissima eccezione del finale, dove l’emozione di una situazione onirica molto verosimile prende il sopravvento e abbacina. È una camera oscura e un po’ folle quella di Van Dormael, con vista stralunata e lucida follia che deve tanto al surrealismo belga quanto a un cinema di poesia europeo da Il favoloso mondo di Amélie a Delicatessen.


Frame da Dio esiste e vive a Bruxelles, di Jaco van Dormael (2015).


Frame da Dio esiste e vive a Bruxelles, di Jaco van Dormael (2015).

ART E DOSSIER N. 331
ART E DOSSIER N. 331
APRILE 2016
In questo numero: SGUARDI L'occhio nell'arte tra mito e fascinazione. STEREOTIPI Immagini d'oriente nella pittura occidentale. MITI D'OGGI Puer aeternus Murakami. LONDRA Nuove sale al V&A. IN MOSTRA Piero della Francesca a Forlì, Correggio e Parmigianino a Roma, Severini a Mamiano, Matisse a Torino.Direttore: Philippe Daverio.