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di Luca Antoccia

Il recente dvd di Inside Out suscita alcune considerazioni. Tra le molte scene vivisezionate da psicologi neuroscienziati e critici è passata quasi inosservata la sequenza del pensiero astratto. Cosa ci fa il Picasso cubista al centro di un film mainstream della Pixar? La trama è nota: un’undicenne trasferita coi genitori da una parte all’altra degli Stati Uniti fatica a ritrovare un equilibrio e si trova in balía delle cinque emozioni fondamentali che si disputano il controllo del quartier generale del suo cervello. Ma Gioia e Tristezza si smarriscono e decidono di imboccare una scorciatoia per riprendere il treno del pensiero e far ritorno al quartier generale: è il non-luogo del pensiero astratto introdotto da un grande tubo, parente del cunicolo di Alice e con la scritta «Danger. Keep out» che tanto ricorda il «No trespassing» all’inizio di Citizen Kane. E nel pensiero astratto, che gli psicologi affermano cominci a formarsi intorno ai dieci anni, accadono cose interessanti per capire la pittura nello specchio dell’animazione. Vediamo dunque i tre (c’è pure infatti Bing Bong, l’amico immaginario che si perderà non a caso nel corso del film) ricevere un’intensa ristrutturazione visiva. Citiamo le fasi come indicate nel sito DisneyWikia: 1) una frammentazione non oggettiva con perdita di realismo: i corpi ancora in 3D sono destrutturati una prima volta; 2) segue la vera decostruzione con separazione delle parti dei personaggi; 3) si assiste a una bidimensionalizzazione che equivale a una stilizzazione pressoché totale, fino alla 4) dove le forme diventano figure geometriche, una stella, un arabesco. La strizzata d’occhio al cubismo e a Picasso è evidente. Questo percorso di stilizzazione crescente ricorda non a caso quello operato da Picasso nel celebre Toro del 1945-1946. 

Ma c’è di più. Il regista Pete Docter per risolvere il non facile problema di dare corpo a ogni emozione, ha rivelato di essere partito da pure forme astratte: una goccia, un cubo... Perciò la sequenza sembra assumere il valore di una “mise en abyme” dell’intero percorso creativo. Ma in una prospettiva rovesciata rispetto a quella messa in atto dal cubismo fin dalle famose parole anticipatorie di Cézanne che voleva ricondurre le forme del visibile al cilindro e alla sfera. Grande pittura e grande animazione hanno una profonda, speculare analogia.


Frame da Inside Out (2015), di Pete Docter.


Frame da Inside Out (2015), di Pete Docter.

ART E DOSSIER N. 330
ART E DOSSIER N. 330
MARZO 2016
In questo numero: VENEZIA DOCET Un pittore per il re d'Etiopia; La maniera veneta; Il libro e la pittura; L'oriente di Zecchin. PALMIRA I ritratti sopravvissuti allo scempio. IN MOSTRA Schiavone, Manuzio, Giardini, Art Brut.Direttore: Philippe Daverio