CATALOGHI E LIBRI

MARZO 2016

THE BERNARD AND MARY BERENSON COLLECTION OF EUROPEAN PAINTINGS AT I TATTI

Fra le biblioteche straniere di storia dell’arte in Italia, quella fiorentina dei Tatti a Vincigliata (oggi sede dell’Harvard University Center for Renaissance Studies) è la più ricca di fascino: ci si aggira fra i libri di Bernard Berenson (1865-1959), si legge nelle stanze già abitate dal critico americano, dalla moglie Mary e poi dall’assistente e compagna Nicky Mariano. Nella cappella dei Tatti “B. B.” aveva sposato nel 1899 Mary Smith, che con lui si dedicò a creare la raccolta di opere d’arte, soprattutto dipinti, tuttora in gran parte alle pareti. I borsisti di tutto il mondo oggi pranzano vicino a statue orientali o prendono il tè sotto il maestoso Sassetta, tanto per fare un esempio. Col tempo la biblioteca si è estesa a nuovi locali ma l’atmosfera della “Library” e del nucleo centrale resta intatta. Questo libro monumentale s’impone come evento formidabile non solo per la storia dell’arte del Rinascimento (soprattutto senese, prediletta da B. B.) ma anche per la storia della critica e del collezionismo. Il catalogo di centoquarantanove dipinti - di Pietro Lorenzetti, Lorenzo Monaco, Matteo di Giovanni, Sano di Pietro, Giovanni Bellini, Neroccio, Signorelli e molti altri - si deve a specialisti di tutto il mondo come il compianto Luciano Bellosi, ed è aggiornato grazie anche ai recenti restauri. Non è solo la revisione critica della collezione il suo pregio: i saggi, arricchiti di documenti inediti e rare fotografie, sono il valore aggiunto per ricostruire la formazione delle collezioni di B. B., i rapporti con la fotografia, col falsario senese Icilio Joni, con Roger Fry e con il pittore René Piot, incaricato nel 1909 di decorare la Library; gli affreschi, come ben ricostruisce Pizzorusso, non piacquero a Berenson e alla moglie e furono coperti. B. B. peraltro rivendette diverse opere, come un piccolo Matisse acquistato all’artista nel 1901, oggi a Belgrado.

A cura di Carl Brandon Strehlke, Machtelt Brüggen Israëls Officina Libraria, Milano 2015 850 pp., 650 ill. b.n. e colore testo in inglese € 100

UMBERTO BRUNELLESCHI ALLA SCALA

La collana di libri di piccolo formato sugli artisti che lavorarono alla Scala di Milano ha raggiunto il traguardo di cinquantadue titoli in pochi anni. Fra gli ultimi, segnaliamo il libriccino su Umberto Brunelleschi, «le petit Watteau des Champs-Elysées», per parafrasare la definizione di Rossini su Offenbach («le petit Mozart des Champs-Elysées»). I primi studi su questo elegante illustratore Art Déco - nato a Montemurlo (Pistoia) nel 1879, ma vissuto a Parigi dal 1900 fino alla morte, nel 1949 - si devono a Giuliano Ercoli a partire dal 1987. Qui l’autrice rievoca la vita e le opere del maestro, frequentatore del bel mondo parigino ma anche amico di Derain, Modigliani, Boldini, D’Annunzio. Particolare il suo rapporto con la Scala. Nel 1922 Puccini gli chiese di disegnare i costumi per la Turandot ma l’artista non fece in tempo a consegnarli.


A cura di Vittoria Crespi Morbio Amici della Scala, Milano 2015 180 pp., 165 ill. colore testo italiano e inglese € 15

JACKSON POLLOCK

Energia resa visibile
Esce finalmente in Italia la più importante monografia su Jackson Pollock (1912- 1956), maestro dell’espressionismo astratto, considerato fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso il più innovativo e geniale artista americano del Novecento. Pollock è anche passato alla storia come uno degli artisti più “maledetti” della sua generazione, con una vita spericolata che non a caso è stata oggetto di un bel film (Pollock, 2000) diretto e interpretato da Ed Harris. L’artista aveva vissuto un’infanzia non facile, e manifestato problemi caratteriali fin da giovane, anche se fu sempre molto aiutato e amato dai fratelli, uno in particolare, col quale divise anche la prima avventura newyorchese. Ma Jackson soffriva di una fragilità emotiva che lo portava a stati di alterazione così intensi da risultare perfino violento e scurrile. La sua dipendenza dal fumo e soprattutto dall’alcol (aveva cominciato a bere giovanissimo) lo avrebbe portato a una morte precoce e tragica. Pollock morì infatti, in preda a ubriachezza, in uno spettacolare incidente automobilistico, mentre era alla guida della sua decapottabile, a una curva nei pressi della sua casa di Springs, dove stava tornando dopo una festa con la giovane amante (sopravvissuta) e un’amica che invece morì. Bernard Harper Friedman (1926- 2011) meglio noto come B. H. Friedman, lo aveva conosciuto nella primavera del 1955, un anno prima che morisse, e già dalle prime pagine del libro, che iniziano con i ricordi dei primi scioccanti incontri a casa del critico e scrittore, e poi nei locali fumosi e alcolici della leggendaria Cedar Tavern, emerge tutta l’ammirazione per l’artista ma anche l’oggettiva, cruda analisi di una figura dalla psicologia particolarmente complessa. Fra alti e bassi, la trama del racconto, documentato con precisione ineccepibile, rievoca le difficoltà materiali giovanili, le prime mostre, i primi successi, fino all’incontro fondamentale con la futura moglie, anche lei artista, Lee Krasner, e il sodalizio, tutt’altro che lineare, con Peggy Guggenheim. Nel libro s'intrecciano con la vita e l'arte di Pollock anche le vicende di altri artisti come Rothko, Still, Motherwell, Kline, oggi considerati le colonne portanti della prima importante scuola artistica americana.

B. H. Friedman traduzione di Rossella Rizzo Johan & Levi, Milano 2015 192 pp., 23 ill. b.n., 12 tavv. colore € 31

SONO INNAMORATA DI PIPPA BACCA. CHIEMIDI PERCHÉ!

Perché sia inevitabile innamorarsi di Pippa Bacca bene lo trasmette l’appassionata autrice di questo libro sulla giovane artista scomparsa tragicamente nell’aprile del 2008 a Istanbul, nel corso della sua performance Brides on Tour. Spose in viaggio. Il titolo del libro, peraltro, non nasce da una frase inventata dopo che Pippa fu uccisa. In realtà è un motto creato dalla sua fervida mente, quando, qualche tempo prima, si era trovata ad affrontare una delusione d’amore. La risposta di Pippa era stata una spilla, con la frase stampata sopra: anche questa, in fondo, performance di un’artista solare, estroversa, poetica, intelligente, idealista, troppo spesso ricordata per la sua fine e non per la sua arte. Oggi la si rivede nelle fotografie e nei rari filmati dell’ultima performance, quando vestita con un romantico abito da sposa, con i tacchi, le calze bianche ricamate, fa l’autostop con un’amica per portare un messaggio di pace da Milano ai luoghi più colpiti dalla violenza. Nata nel 1974 in una illuminata famiglia meneghina, Pippa, al secolo Giuseppina Pasqualino di Marineo, aveva quattro sorelle, ed era nipote di Piero Manzoni, artista morto anche lui precocemente, a trent’anni, nel 1963. Il libro non è nato come una biografia. L’autrice ha cominciato a indagare solo dopo la notizia della morte, e ha subito ricercato le sorelle, i genitori, gli amici, il fidanzato, tutto il suo mondo, attratta dalla personalità forte della giovane milanese. Non è una biografia ma non è fiction, insomma sfugge a definizioni, questo libro che si legge con gran piacere, venato ovviamente di tristezza e di rabbia. La narrazione, con flashback e salti temporali, fra rievocazione dell’orrido epilogo, memorie di amici e dolore composto dei familiari, ha un andamento emozionale altalenante, dall’orrore alla levità, dalla sofferenza alla tenerezza; e si apprezza sia per la partecipazione emotiva sia per la descrizione di ciò che è riuscita a creare Pippa, che da straordinaria trasformista, aveva inventato pure un alter ego: Eva Adamovich.


Giulia Morello Castelvecchi, Roma 2015 160 pp., 18 ill. b.n. € 14,50

ART E DOSSIER N. 330
ART E DOSSIER N. 330
MARZO 2016
In questo numero: VENEZIA DOCET Un pittore per il re d'Etiopia; La maniera veneta; Il libro e la pittura; L'oriente di Zecchin. PALMIRA I ritratti sopravvissuti allo scempio. IN MOSTRA Schiavone, Manuzio, Giardini, Art Brut.Direttore: Philippe Daverio