Vi ricordate il tempo in cui i computer erano grandi come stanze? Non li portavamo in tasca e non potevamo accedere a ogni informazione (e - purtroppo - essere raggiungibili) in qualsiasi momento.
Ecco, ora provate a immaginare un mondo in cui i libri sono oggetti pesanti di grandi dimensioni, difficilmente trasportabili. Non escono dalle aule universitarie dove sono letti in gruppo, ad alta voce. Già esistono libri di piccolo formato, ma sono di carattere religioso, e non potete portare con voi l’Odissea di Omero, per esempio, o l’Eneide di Virgilio.
Bene: i libri di Aldo Manuzio cambiarono il mondo quanto, se non più, degli smartphone di Steve Jobs.
Manuzio concepì dei libri di piccolo formato dove inserì solamente i testi degli autori, senza appesantirli con note o commenti. In questo modo uscirono dalle aule universitarie per entrare nella vita di tutti i giorni: fu possibile portarli sempre con sé e leggerli nei momenti liberi.
La lettura divenne personale, muta, mentale. Consentì un dialogo intimo con l’autore, un’esperienza interiore. Il geniale design del nuovo libro-oggetto non si limitò al formato. Manuzio inventò un carattere corsivo che imitava la “bella scrittura” a mano e aggiungeva un tocco di raffinatezza al prodotto. Il “classico tascabile” diventò subito un complemento indispensabile per uomini e donne di mondo, venduto a carissimo prezzo. Tutto questo sul piano del librooggetto: ma Manuzio fu molto di più, e i suoi testi introdussero nella cultura del Rinascimento veneziano le pietre angolari di una nuova cultura classica che a Venezia, tradizionale porta fra Oriente e Occidente, fu basata sul greco, oltre che sul latino.
Venezia esce da un lungo Medioevo e vede l’affermarsi di una stagione nuova
Ma cosa c’entra tutto questo con una mostra d’arte? C’entra perché nella mostra Aldo Manuzio. Il rinascimento di Venezia (Venezia, Gallerie dell’Accademia, 19 marzo - 19 giugno) il geniale editore è come il prisma che scompone la luce e consente di leggere lo spettro completo di un momento cruciale in cui Venezia esce definitivamente da un lungo Medioevo e vede l’affermarsi di una stagione nuova che ha per protagonisti pittori come Giovanni Bellini, Carpaccio, Dürer, Giorgione, Cima da Conegliano, Tiziano, scultori come Tullio Lombardo, bronzisti come il Riccio, calligrafi come Bartolomeo Sanvito, miniatori come Bordon o Campagnola. La forza dirompente del progetto di Aldo Manuzio fu di rendere disponibili i testi per questa cultura nuova: innanzitutto i grandi classici della letteratura e filosofia greca, quindi quelli della cultura latina, ma poi anche venerati e nuovi campioni della letteratura in volgare - da Dante e Petrarca a Bembo e Sannazaro - e insieme le scienze e i trattati scientifici soprattutto latini.