Studi e riscoperte.4
Ipertesti, alfabeti figurati e "ars combinatoria" nel Medioevo

l’arte di guardarele figure

Molti manoscritti medievali presentano apparati metatestuali che somigliano a quelli della comunicazione web, con un mix di linguaggio visivo e testuale che concorre a semplificare, a chiarire o ad allargare la comunicazione.

Mauro Zanchi

Secondo Isidoro di Siviglia (560 circa - 636), autore della prima enciclopedia dell’era cristiana(1), le lettere che compongono le parole sono segni delle cose esistenti. Anche senza suono sono in grado di comunicare silenziosamente il pensiero e l’opinione degli autori assenti. La scrittura è così intesa come un linguaggio visibile, che trasmette messaggi alla mente attraverso gli occhi, a prescindere dal suono e dalla pronuncia che vengono attribuiti alle singole lettere e alle parole. Nel primo Medioevo la diffusione dei manoscritti è un fenomeno legato all’idea che la lettura sia un’attività finalizzata alla salvezza dell’anima, perché nei testi sacri si possono trovare le verità della religione. Nel corso del tempo prende corpo anche una specie di trasmissione di tipo simbolico, dove i capilettera danno vita ad articolate figure miniate e il testo è configurato in maniera da suggerire metafigure geometriche o forme di croci. 

A partire dal VI secolo l’abitudine alla lettura, nei monasteri, porta a considerare la scrittura un’altra valida manifestazione del linguaggio rispetto alla trasmissione orale. Per questa nuova possibilità, nell’alto Medioevo, la lettura dei monaci è intesa come fosse un’ulteriore interpretazione del testo attraverso le glosse(2) (sia interlineari, sia marginali), con commenti e note che tengono sempre aperta la struttura del testo, mai definitivamente chiusa e continuamente ampliabile dagli utenti con nuove conoscenze e intuizioni, dove anche i lettori registrano le loro riflessioni. In questa visione, prima il copista e poi il lettore sono da intendere come ricostruttori di senso, dove viene sempre più a strutturarsi una costruzione mentale, e dove viene data molta importanza all’arte del guardare e ai segni grafici, intesi come sottili depositari di significato.


I segni grafici sono intesi come sottili depositari di significato


Maestro E. S., Lettere figurate (1467 circa), Londra, British Museum, Department of Prints and Drawings.

(1) Nel 2002, papa Giovanni Paolo II ha designato patrono di Internet proprio l’instancabile compilatore di opere enciclopediche. L’opera più importante e famosa del santo e dottore della Chiesa è l’Etymologiarum sive Originum libri XX che, attingendo a fonti classiche e cristiane, tramanda tutto il sapere della sua epoca.
(2) Le glosse sono estrapolate dai padri della Chiesa o da “auctoritates” del passato, e costituiscono un elenco di note e commenti. Gli insegnanti e gli studenti potevano inserirsi con proprie glosse e osservazioni, sia sul testo sia sulle glosse precedenti. Ogni aggiunta aveva lo scopo di approfondire, contraddire o puntualizzare, andando però molto spesso a sommergere il testo stesso. Molti studiosi del nostro tempo hanno letto in queste forme disordinate medievali una somiglianza con la struttura ad albero dei forum della rete telematica, che mostra visivamente come la verità e la realtà siano essenzialmente problematiche, e dove si dibatte per sviscerare e comprendere più a fondo ogni problema.

Il grande drago rosso, in Gioacchino da Fiore, Liber figurarum, c. 15 v (secolo XIII), Reggio Emilia, biblioteca del Seminario vescovile.


Giovannino de’ Grassi (o bottega), Alfabeto figurato, in Taccuino di disegni (ultimo quarto del XIV secolo), Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai.

La struttura spaziale e materiale della pagina pergamenacea, il valore sinteticofigurale della scrittura e della forma geometrica in cui essa è inscritta, la struttura in impaginazioni con composizioni visive, i diagrammi che arricchiscono il messaggio contenuto nel testo con ulteriori connotazioni specifiche, il forte impatto sul lettore avvicinano i manoscritti miniati medievali alle moderne forme di comunicazione computerizzata. Si delinea così una coazione sulla pagina di due codici comunicativi, ovvero tra linguaggio iconico e quello letterario, uniti e complementari, che si esprimono al contempo, linearmente. Interessanti esempi sono gli schemi dei primi alberi genealogici dell’umanità, dei cerchi divini, delle croci composite, e il grande drago rosso dipinti nel Liber figurarum di Gioacchino da Fiore, un manoscritto del XIII secolo ora conservato a Reggio Emilia, nella biblioteca del Seminario vescovile. Uno dei punti di massima fusione tra parola e messaggio iconico è nei capilettera miniati, che diventano figure, illustrazioni, o riproduzioni di scene e ambienti, inscritte o circoscritte a una consonante o a una vocale. La nuova veste è al contempo dichiarata ed evocativa, letterale e simbolica, decorativa e punto d’appoggio per speculazioni teologiche o filosofiche, o per innescare l’immaginazione, legata a un racconto che scorre di seguito nel testo.


I cerchi divini, in Gioacchino da Fiore, Liber figurarum (secolo XIII), c. 12r, Reggio Emilia, biblioteca del Seminario vescovile.

Un esempio di arte combinatoria: Raimondo Lullo, Ars Brevis (1308), Madrid, biblioteca dell’Escorial, Ms. f.IV.12, f. 4r.


Glossa dell’ambito di Francesco Accursio (XIII secolo), in Digesto Inforziato (D. 24.3), sec. XIV/1, f. 1r, ms. 284, Bologna, Collegio di Spagna.

Uno tra i più raffinati alfabeti costruiti con figure umane o animali è quello realizzato da Giovannino de’ Grassi o dalla sua bottega, inserito nel Taccuino di disegni (ultimo quarto del XIV secolo) della Biblioteca civica Angelo Mai di Bergamo. Una ripresa di questo modello, con una resa grafica straordinaria, è l’alfabeto figurato del cosiddetto Maestro E. S., eseguito attorno al 1467. I primi alfabeti con lettere composte da pesci e uccelli risalgono già al VI e al VII secolo. Vi sono esempi anche nell’XI secolo, in alcune lettere del Breviario di Cika, ora nella Bodleian Library di Oxford, e del Benedizionale conservato nel Museo diocesano di Bari. 

In una miniatura presente nell’Electorium parvum seu Breviculum (1321 circa) di Raimondo Lullo(3), il personaggio principale espone i principi assoluti e quelli relativi, indirizzando le sue parole - che qui sono disposte in verticale, come se uscissero dalla sua testa in forma di fumetto “ante litteram” - in direzione dei nove filosofi, immagini dei dubbi che possono sorgere dai nove “ambiti oggettuali” dell’universo. Intanto indica nell’altro lato la via che permette a chiunque di raggiungere la Trinità in gloria, sul punto più alto della torre, raggiungibile mediante la fune della grazia, tenuta dalla mano di Dio, che regge l’intelletto, la memoria, la volontà e le sette virtù, mentre i sette vizi ardono nell’inferno. 

Un’altra invenzione medievale di notevole portata intellettuale e metafisica è la logica combinatoria ideata dallo stesso Lullo, con la creazione di tecniche mnemoniche che hanno avuto grande fortuna e influenza nel Rinascimento e poi fino al XVII secolo. Attingendo alla tradizione cabalistica, l’arte combinatoria insegna a ricordare attraverso ruote e schemi, associati a lettere dell’alfabeto, a figure mobili e ad altri simboli, per costruire un discorso analitico-sintetico e per offrire una visione ampliata della realtà, costituendo una scienza unitaria, in grado di creare innumerevoli combinazioni, come se l’individuo potesse attingere a un’arte che si apre a una visione enciclopedica. In questa dilatazione della mente, l’individuo può cogliere gli attributi fondamentali del mondo divino e percepire i suoi valori assoluti. Questa pratica culminerà nell’invenzione della stampa, che sancirà definitivamente la vittoria della scrittura alfabetica sulla tradizione orale dell’antichità.


Thomas Le Myésier, miniatura dal Breviculum ex artibus Raimondi Lulli electum (1325), Karlsruhe, Badische Landesbibliothek;


Iohaninus de Gerenzano, una pagina da Virgilio, Bucolica; Georgica; Aeneis (fine del XIV-inizi del XV secolo), Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana.

(3) Raimondo Lullo (1233 circa - 1316) – filosofo, teologo, mistico e missionario catalano, detto “doctor illuminatus” –, con l’intento di convertire gli ebrei e gli islamici al cristianesimo elabora una logica universale in grado di indagare la verità superiore, partendo da termini semplici della realtà e combinandoli in modo matematico e cabalistico.

ART E DOSSIER N. 329
ART E DOSSIER N. 329
FEBBRAIO 2016
In questo numero: LA PAROLA E LE ARTI Dagli ipertesti medievali ai calligrammi, dal lettrismo a Boetti. BOSCH 500 Gli eventi del quinto centenario del più visionario tra i pittori. IN MOSTRA Hayez, Fattori.Direttore: Philippe Daverio