L’era digitaLe:daL 1989 ad oggi

Nel 1989 vedeva la luce la Carta del progetto grafico.

Nata nell’ambito di un’occasione associativa dell’AIAP, a opera di un gruppo di progettisti che sono stati negli ultimi decenni fra i più attivi nello sforzo di sistemazione teorico-critica della disciplina - fra loro Giovanni Anceschi (1939), Giovanni Baule (1952), Gianfranco Torri (1937) e Giovanni Lussu (1944) - la Carta era il punto di arrivo di tutte le riflessioni sulla pubblica utilità e partiva dalla convinzione che la grafica si sarebbe trovata nel nuovo millennio «in posizione strategica dentro la cultura del progetto»(21)

Da un lato, il documento auspicava un riconoscimento più ampio dell’identità professionale del progettista grafico nel quadro del sistema della comunicazioni di massa, dominato in quegli anni dalla televisione e, in particolare, dall’ingresso in scena della tv commerciale. Dall’altro lato, proiettava lo sguardo verso il futuro, tentando di gettare un ponte fra la tradizione professionale ormai consolidata e la rivoluzione digitale appena avviata. 

Apparsa nello stesso anno in cui la caduta del muro di Berlino sanciva la fine della guerra fredda e il trionfo della globalizzazione economica sotto il segno del neoliberismo, la Carta appare oggi come una riflessione importante nel quadro dei profondi cambiamenti destinati a caratterizzare l’ultimo decennio del secolo scorso: da una parte, l’avanzata inarrestabile del marketing non solo nella cultura di impresa ma anche nella comunicazione delle istituzioni, secondo una logica di “rimescolamento” fra pubblico e privato(22) e, dall’altra, il dilagare della tecnologia digitale, con l’introduzione del World Wide Web e la progressiva democratizzazione degli strumenti di produzione della comunicazione visiva.


Mario Sasso, Sigla del TG3 (1989), animazione.


Andrea Rauch, Gianni Sinni, Socialdesignzine (2003-2009). Lanciato nel 2003 come spazio di discussione su grafica e “cultura quotidiana”, ha chiuso nel 2009, ma il ricco repertorio di post, ancora oggi disponibile on-line, è stato raccolto in due volumi del 2004 e del 2007.

(21) L’occasione di stesura fu la pre-assemblea nazionale AIAP tenutasi ad Aosta il 24 giugno 1989. La Carta è consultabile sul sito AIAP all’indirizzo http://www.aiap.it/ documenti/8046/71.
(22) G. Anceschi, Urbano visuale, Villanova di Ravenna 1987.

Già in precedenza si erano moltiplicate le occasioni e gli spunti di riflessione, attraverso tutta una serie di iniziative editoriali fra cui la rivista “Grafica” fondata nel 1985 da Gelsomino D’Ambrosio (1948-2006) e Pino Grimaldi (1948) e le collane “Leggere & scrivere” e poi “Scritture” di Stampa Alternativa. Da allora, sono comparse altre piattaforme di dibattito sulla disciplina: dalla nuova “Linea Grafica”, fino al blog Socialdesignzine (http://socialdesignzine.aiap.it) e il periodico “Progetto Grafico” fondato da Alberto Lecaldano (1946), entrambi nati nel 2003. 

Per quanto riguarda le nuove tecnologie, va detto che un primo campo di sperimentazione di strumenti e software digitali è stato per i designer quello televisivo. La moltiplicazione dei canali in competizione fra loro ha creato nuove esigenze, conferendo alla grafica la duplice funzione di creare dei segni di interpunzione all’interno del flusso televisivo e di produrre un’identità di rete riconoscibile. Molti sono i progettisti che si sono cimentati nella creazione di forme audiovisive brevi come intermezzi e sigle di apertura dei programmi inseriti nei palinsesti: fra gli altri, Alfredo De Santis (1941), Sandro Lodolo (1929-2009), Piero Gratton (1939), Ettore Vitale (1936) e Mario Sasso (1934) per i canali Rai, Mirko Pajé (1960) e Gianni Sinni (1960) per le reti Fininvest. Tale produzione, insieme ai titoli di testa e ai trailer cinematografici di autori come Igino Lardani (1924-1986), costituisce una sorta di preistoria di quell’area di intervento definita “motion graphics”, in cui, a partire dagli anni Novanta, sono attivi molti studi di grafica italiani. 

Gli anni Novanta sono stati caratterizzati anche da nuove strategie di comunicazione delle aziende, che hanno concentrato i propri sforzi sempre più nella creazione di “valori di marca”(23). In un momento in cui la televisione aveva il sessanta per cento del budget pubblicitario rispetto ad altri media, acquisiva particolare rilievo la decisione del fotografo Oliviero Toscani (1942) di puntare tutto sulle affissioni nelle sue celebri campagne per Benetton. L’azienda veneta ha costruito l’identità multiculturale del suo marchio anche attraverso la pubblicazione della rivista “Colors”, affidata tra il 1991 e il 1995 al designer statunitense Tibor Kalman (1949-1999). Mentre nelle pubblicità di Toscani irrompevano bruscamente temi tratti dall’informazione giornalistica, il “magazine” distribuito nei negozi Benetton trattava argomenti come alimentazione, religione, immigrazione, ecologia e Aids con un linguaggio tutto visivo, che si appropriava in modo arguto di espedienti tipicamente pubblicitari. In tale innovativa strategia di comunicazione rientrò, nel 1994, anche la creazione da parte di Benetton della scuola laboratorio Fabrica, attiva ancora oggi come Centro di ricerca sulla comunicazione.


Pino Grimaldi, Gelsomino D’Ambrosio, “Grafica. Rivista di teoria, storia e metodologia”, (n. 13-14, 1994) copertina.


Mauro Bubbico, Carte di agrumi dedicate alle vittime della mafia (2010).


Tibor Kalman, Oliviero Toscani, "Colors" (n. 4, 1993), copertina.

(23) Fabris & Minestroni, Valore e valori della marca, Milano 2004; E. Carmi, Branding. Una visione Design Oriented, Milano 2009.

Anch’esso denunciato nella Carta del progetto grafico, l’annoso tema della formazione dei progettisti sembrò trovare finalmente una soluzione alla metà degli anni Novanta con l’ingresso definitivo della grafica, insieme al design, nell’università italiana. Alcuni dei più validi professionisti italiani attivi oggi hanno investito molto nell’insegnamento presso scuole come il Politecnico di Milano, lo IUAV di Venezia e l’ISIA di Urbino. Fra gli altri, Mauro Bubbico (1957), Giorgio Camuffo (1955), Francesco Messina (1952), Mario Piazza (1954) e Leonardo Sonnoli (1962), quest’ultimo fra i più noti in ambito internazionale e presidente dal 2003 del gruppo italiano all’AGI (Alliance Graphique Internationale). Tale generazione di grafici che si è affermata negli anni a ridosso del nuovo millennio, oltre ad aver realizzato progetti di grande rilievo in campo editoriale, per le aziende del made in Italy, per gli enti locali e per alcune delle più importanti istituzioni e manifestazioni culturali del paese, lavora costantemente per la promozione e diffusione della cultura grafica in Italia e ha contribuito a formare nuove schiere di designer, ormai attivi in diverse regioni e città della penisola. Accanto a loro, si possono citare molti altri progettisti che dividono la propria attività tra professione e didattica, dedicandosi spesso anche alla scrittura critico-teorica sulla grafica: Carlo Branzaglia (1962), Beppe Chia (1959), Artemio Croatto (1959), Massimo Pitis (1964), Marco Tortoioli Ricci (1964), Silvia Sfligiotti (1967), Riccardo Falcinelli (1973). 

Come altrove, anche in Italia, una prima diretta conseguenza dell’avvento del digitale, oltre al desktop publishing, è stata l’esplosione di nuovi caratteri tipografici, non sempre vista di buon occhio dai grafici più tradizionalisti. In realtà, a partire dagli anni Novanta è nata una scena vivace di giovani “type designer” italiani(24) che è riuscita spesso a diffondere maggiormente la cultura tipografica. Un esempio ne è il lavoro di Luciano Perondi (1976) per grandi organi di stampa come “Il Corriere della Sera” (con lo studio LeftLoft di Milano) e il “Sole 24 ore” (carattere Sole Serif, introdotto nel 2010). 

Proprio nel momento in cui la grafica veniva istituzionalizzata come materia di studio universitario, le conseguenze dirompenti della rivoluzione digitale, agli occhi di molti, rischiavano di mettere in crisi gli assetti tradizionali della disciplina. In particolare l’accessibilità dei software e degli strumenti di produzione di immagini e testi ha finito inevitabilmente per erodere alcune competenze dei graphic designer, i quali si sono trovati a fronteggiare l’avanzata di figure e realtà professionali che, pur ignorando la tradizione storico-culturale della grafica, operano di fatto nel campo della comunicazione visiva: dalle piccole agenzie proliferate un po’ ovunque fino ai service di stampa digitale. D’altra parte, la tecnologia e i media digitali hanno moltiplicato le aree di intervento e le opportunità di lavoro per i professionisti: dal web design al progetto di interfacce grafiche, dal design dell’informazione alle app per i dispositivi portatili. 

L’azione combinata dell’accessibilità degli strumenti di produzione digitale e delle maggiori opportunità formative esistenti ha trasformato la grafica in una professione “di massa”, molto diversa nei numeri dalla pratica portata alla ribalta nel secondo dopoguerra dai maestri della scuola milanese. Le nuove generazioni formatesi all’interno dei corsi universitari - con una crescente presenza femminile - solo in parte riescono a trovare occasioni di lavoro nei settori tradizionali dell’editoria e dell’identità visiva di imprese e istituzioni. Alcuni scelgono la via dell’indipendenza e dell’autoproduzione, esplorano nuovi territori di ricerca e si rivolgono a mercati di nicchia. Altri lavorano in una dimensione internazionale e in modo interdisciplinare, con un’attenzione particolare agli sviluppi dell’arte contemporanea. È interessante osservare, infine, come molti fra loro dimostrano un crescente interesse per la storia della loro disciplina, e riscoprono la grande tradizione della grafica italiana del Novecento.


Francesco Franchi, “IL. Intelligence in Lifestyle” (n. 33, 2011), settimanale di “Il Sole 24 Ore”, copertina.


Mario Piazza (Studio 46xy), Collana “Einaudi tascabili” (2005).


Leftloft, Luciano Perondi (Molotro), caratteri Solferino e Brera per il “Corriere della Sera” (2007-2011).

(24) Italic 1.0: Contemporary Type Design in Italy, Milano 2002 e Italic 2.0, Novara 2008.

GRAFICA ITALIANA DAL 1945 A OGGI
GRAFICA ITALIANA DAL 1945 A OGGI
Carlo Vinti
Un dossier dedicato alla grafica italiana dal 1945 a oggi. In sommario: La nascita della grafica moderna in Italia; La ''terza via'' della grafica italiana (1945-1961); Dall'immagine coordinata all'''altra grafica'' (1961-1973); Fra pubblica utilità e postmodernismo (1973-1989); L'era digitale: dal 1989 a oggi. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.