Cortoon


lectrix in fabula:
il piccolo principe

di Luca Antoccia

Non era facile realizzare un lungometraggio dal Piccolo principe intanto proprio perché inadeguato e banale sarebbe stato animare la storia e le immagini di Saint-Exupéry: erano pronte e perfino assillanti nell’immaginario collettivo; ne sarebbe però risultato un corto pleonastico.

Un film animato a più di sessant’anni dalla pubblicazione del libro significa prenderne le distanze e reinventarne il senso con un’operazione coraggiosa e a tratti rischiosa, quasi spericolata e sempre sul punto di perdere i pezzi, come l’idea del regista Mark Osborne (che ha diretto anche Kung Fu Panda) esemplificata nell’aereo del film. Non può non uscirne qualcosa di ellittico, forse anche troppo simbolico, più comprensibile agli adulti che ai bambini, in bilico com’è tra un “conte philosophique” molto francese e improvvise accelerazioni hollywoodiane che nella seconda parte, è il caso di dire, prendono il volo. Osborne utilizza per la sua città degli adulti un’iconografia dell’alienazione meccanica che va da Metropolis a The Wall (senza scordare gli uomini grigi di Momo di D’Alò) mentre la città dei bambini in crescita costruita dagli adulti sembra, dall’alto, un’immensa scheda madre, debitrice per i dadi bianchi delle casette ipertecnologiche al Tati di Mon Oncle e, in altre inquadrature, a Traffic. Psicologi educatori e insegnanti troveranno mille spunti. Ad esempio per spiegare come crescere per la bambina significhi sottrarsi a ogni progetto, perfino a quello alternativo del vecchio aviatore, che deve essere rifiutato e recuperato poi in extremis quando la protagonista decide di assumerne l’eredità. Anche per vicariare un padre assente, che comunica solo con doni sempre uguali (la classica palla di vetro con la finta neve dentro), immaginesimbolo che poi sfocia nel grande recipiente in cui il padrone della città ha rinchiuso le stelle. Tra Piccolo principe e Citizen Kane (la palla di vetro con la neve, l’infanzia negata e perfino il bocciolo di rosa), Osborne si muove col pregio di reinscrivere il libro di Saint-Exupéry nella storia visiva e sociale dei decenni che lo hanno seguito, evitando l’effetto-surgelato a cui milioni di magliette e agende rischiano di ridurre il suo straordinario messaggio. Solo a una lettura nuova e a nuovi lettori con nuovi occhi, come quelli della piccola protagonista, il libro rivela e rivive la sua avventura.

ART E DOSSIER N. 328
ART E DOSSIER N. 328
GENNAIO 2016
In questo numero: DAGLI IMPRESSIONISTI A PICASSO Capolavori dal Detroit Institute of Arts in mostra a Genova. COME TI VESTI DIAVOLO? L'inferno cinese, in frac e cilindro, demoni latini, le corna apotropaiche, il lato oscuro di Giovanni Gastel. IN MOSTRA De Chirico, Lam, El Greco. Direttore: Philippe Daverio