Grandi mostre. 4
El Greco a Treviso

fuoco greco

Una mostra affronta il tema della formazione, complessa e composita, di uno dei massimi artisti europei del XVI secolo, El Greco, indagando sui suoi rapporti con la cultura veneto-cretese e sul gioco di influenze e scambi con gli artisti italiani.

Massimiliano Caretto

La prima definizione di genio è quella di “intelligenza straordinaria”. Segue quella di “spiccata attitudine e versatilità in un’arte o una professione”, ma anche quella di “carattere, indole, con riferimento ad un patrimonio ereditario, a una tradizione”. In quale momento, dunque, questo termine può riferirsi con correttezza a un artista, trasformandolo da semplice artefice a qualcosa di più, e quando si può parlare veramente di “genio” nella storia dell’arte? A Treviso si sono posti l’arduo compito di rispondere a queste domande attraverso un caso specifico, difficile e tutt’altro che risolto: El Greco.

Parlare del cretese Domenikos Theotokopoulos (Candia - l’attuale Heraklion - 1641 - Toledo 1614, detto appunto El Greco in Spagna proprio per la sua provenienza) senza scadere nel banale dal punto di vista critico e nel deludente dal punto di vista storico è tanto più difficile quando si tiene presente la rivalutazione che il pittore ha subito negli ultimi decenni e la vicinanza a un certo gusto contemporaneo, che dell’ermetico pittore greco/veneto/spagnolo ha fatto un’icona spesso fraintesa e “modernizzata” a tutti i costi.


Arduo decidere se sia stata maggiore l’influenza degli italiani sul pittore greco o viceversa


Ecco, allora, il primo merito della rassegna trevigiana, cioè quello di riportare il pittore alla sua dimensione originaria, scegliendo di non puntare su una catalogazione antologica (impossibile e fuor di contesto, se si è ben consci che le opere più eclatanti dell’autore sono in Spagna e tutte inamovibili), ma sulla delicata ricostruzione delle sue origini e del suo rapporto con la patria e con l’Italia.

Santa Maddalena penitente (1575-1577), Barcellona, Museu de Montserrat.


Tiziano, San Giovanni Battista (1540 circa), Venezia, Gallerie dell’Accademia.

Le prime sale sono dedicate a quella versatilità professionale, unita al legame con la tradizione, che caratterizzò El Greco nei primi anni di attività svolti nell’ambito culturale greco-veneziano delle origini. Già, ma quale tradizione? Non quella occidentale, rinascimentale o finanche giottesca e tardomedievale, ma quella bizantina, quella delle icone, nel più tradizionale senso del termine. E dunque l’Altarolo proveniente dalla Galleria estense di Modena mostra una perfetta ibridazione tra la tensione religiosa orientale accompagnata ad arcaismi che si ostinano nella fissità della teologia greca e le prime, timide aperture verso una spazialità più tridimensionale, in linea con la tradizione della cosiddetta arte veneto- cretese. Quest’ultima, ampiamente documentata in mostra, fu una particolare scuola pittorica che, come suggerisce il nome, ebbe vita per un mercato diffuso in area mediterranea, accondiscendente verso quel gusto “multiculturale” tipico delle colonie venete come Creta tanto quanto dei paesi orbitanti attorno all’area bizantina. Le molte opere degli sconosciuti ai più Georgios Klontzas e Michele Damaskinos sono una squisita digressione interna al percorso che, a fianco delle icone realizzate da El Greco, illuminano di una luce inaspettata le origini del maestro, permettendo di capire la fonte di tanta visionarietà e quella tensione verso un mondo figurativo concettuale, rarefatto e allucinato, che sarà la cifra stilistica di El Greco fino alla fine della sua carriera.

Segue la parte più importante del percorso, che il curatore Lionello Puppi ha dedicato al complesso rapporto tra El Greco e gli artisti italiani e tra questi e il cosiddetto manierismo internazionale.


San Francesco (1576-1577).

Il gioco di rimandi stilistici tra un’opera e l’altra rende veramente arduo decidere se sia stata maggiore l’influenza degli italiani sul pittore greco o viceversa, tenendo presente che quelli furono anni travagliati anche per il mondo dell’arte, attraversato da una crisi profonda e da un ripensamento generale di quelli che, pochi decenni prima, erano parsi valori formali indiscutibili.


El Greco nel suo stile maturo, a metà strada tra visione mistica, cinematografia surrealista e grandezza ermetica


Il San Giovanni Battista di Tiziano è, in questo senso, una presenza perfetta, grazie alla sua carica drammatica, a quella tensione che nega la compiuta soddisfazione dell’Uomo rinascimentale per gettare uno sguardo verso dubbi artistici ed esistenziali angosciosi: il tocco di bianco all’interno degli occhi del santo - funzionale a rendere la commozione dell’uomo - è un capolavoro di resa espressiva che connette l’opera direttamente al San Francesco di El Greco, teso, fiammeggiante, già proiettato verso tutte le fughe (prospettiche e mentali) dell’epoca successiva.


Altarolo (1567-1568), Modena, Galleria estense.

Notevole e utile anche la presenza di molte opere dei Bassano, quella famiglia di valenti pittori veneti che, dove fu manchevole di genio e inventiva, si rivelò formidabile nell’assorbire la più varia materia stilistica all’insegna di un eclettismo rustico ma efficace. Se Jacopo presenzia in mostra con alcune sue opere più consuete (e di cui esistono varie versioni), va a Leandro la menzione d’onore per l’efficace comparazione tra il suo Ragazzo che accende una candela e il Ragazzo che soffia su un tizzone acceso di El Greco. Momento forse più utile di tutto il percorso, il paragone tra le due opere spiega con chiarezza due punti essenziali. Il primo, l’interesse che, ovunque in Europa, si stava creando per una serie di temi non strettamente legati a contesti mitologici, religiosi o celebrativi, preferendo ragionare su soggetti stravaganti, allegorie oggi poco chiarite e aspetti anche popolari e quotidiani del vivere comune.

Il secondo, la ricerca formale che in quegli anni stava spingendosi verso territori inesplorati, fatti di colori pastosi, tinte forti e poco armonizzate, forme sproporzionate e un utilizzo della luce non come elemento di definizione spaziale ma di ridefinizione delle masse plastiche. Il giovane ragazzo del dipinto (quasi a lume di candela) lo mostra chiaramente, ma mostra anche molto bene la differenza fra un genio - capace di divampare con un fuoco inestinguibile e inimitabile - e la mano di un pittore che comprende la portata rivoluzionaria di tale ricerca, ma i cui mezzi espressivi sono ben altri. Tra puntuali precisazioni sull’attività romana del pittore (seconda fase del suo periodo italiano), e alcune opere utili a chiarire il contesto storico, la mostra prosegue con una laboriosa metodologia che punta a ricostruire il quadro d’insieme anche grazie a opere poco conosciute, provenienti sia da collezioni pubbliche italiane che da collezioni private: doppio merito, dal momento che molte opere di El Greco (e di gran qualità) sono in mano a privati e quasi mai sono accessibili al pubblico, tanto dei semplici appassionati quanto degli studiosi, mentre quelle museali presenti in Italia sono quasi del tutto sconosciute ai visitatori, spesso affamati di mostre ma allergici ai musei. In tale senso, congrua conclusione è la doppia pala proveniente da palazzo Barberini con l’Adorazione dei pastori e il Battesimo di Cristo: El Greco nel suo stile maturo, a metà strada tra la visione mistica, la cinematografia surrealista e quella grandezza ermetica che ha fatto di lui un genio inimitabile, grandioso, concluso in se stesso e, ora più chiaramente, adatto a essere compreso dalle grandi ricerche artistiche del Novecento, interessate alla Forma dietro le forme, così come quell’arte bizantina da cui nacque Domenikos Theotokopoulos.


Adorazione dei pastori (1600-1605), Roma, Galleria nazionale d’arte antica in palazzo Barberini.


Battesimo di Cristo (1600-1605), Roma, Galleria nazionale d’arte antica in palazzo Barberini.

El Greco in Italia. Metamorfosi di un genio

a cura di Lionello Puppi
Treviso, Casa dei Carraresi, via Palestro 33-35
fino al 10 aprile
orario 9-19, sabato e domenica 9-20, lunedì chiuso
(per orari e chiusure speciali consulta il sito)

telefono 0422-513150; www.elgrecotreviso.it
Catalogo Skira

ART E DOSSIER N. 328
ART E DOSSIER N. 328
GENNAIO 2016
In questo numero: DAGLI IMPRESSIONISTI A PICASSO Capolavori dal Detroit Institute of Arts in mostra a Genova. COME TI VESTI DIAVOLO? L'inferno cinese, in frac e cilindro, demoni latini, le corna apotropaiche, il lato oscuro di Giovanni Gastel. IN MOSTRA De Chirico, Lam, El Greco. Direttore: Philippe Daverio