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LA PUNTA DI DIAMANTE
DEL CONTEMPORANEO

di Daniele Liberanome

Le vendite di Cattelan procedono a strappi, con periodi più o meno brillanti, ma la prossima fiammata potrebbe essere dietro l’angolo

Provocatorio, disprezzato da molti, e punta di diamante dell’arte contemporanea italiana, Maurizio Cattelan (1960), non sarà all’apice della popolarità, ma continua a vendere per milioni di euro e a colpire l’immaginario collettivo. Ormai il simbolo di piazza Affari a Milano non è solo palazzo Mezzanotte eretto nel Ventennio; lo è anche l’enorme e “scandalosa” scultura di Cattelan - una mano in saluto fascista con le dita mozzate a esclusione del medio, lasciato ben dritto in un gesto irriverente verso il mondo della finanza e verso Mussolini e seguaci.
Sempre a Milano, nel 2004 l’artista aveva impiccato a un albero tre manichini di bambini dallo sguardo angelico e rassegnato, con l’intenzione di trasmettere un forte messaggio pacifista e di denunciare lo scollamento fra la realtà e le belle parole. Molti avevano gridato allo scandalo e un passante aveva cercato perfino di smontare uno dei manichini, ferendosi. E tutto ciò dopo aver affittato a un pubblicitario il suo spazio espositivo alla Biennale di Venezia per protestare (proprio lui!) sulla mercificazione dell’arte, e dopo aver creato un’ enorme scritta «Hollywood» su una montagna a Palermo con vista su una discarica e non su Los Angeles. E dopo molto altro ancora.
Il mercato ha spesso risposto positivamente a tanta provocazione, procedendo a strappi, a scalini, intervallati da periodi meno brillanti. Uno strappo importante è datato 2004, ai tempi dei manichini dei bambini, quando, l’11 novembre, Phillips di New York vendette La nona ora per 2,3 milioni di euro, il triplo della stima base (una versione in piccolo è stata poi venduta dalla stessa casa d’asta il 16 novembre 2006 per poco più di 420mila euro). Il soggetto non può che urtare gli spiriti cattolici: Cattelan aveva concepito una scultura a grandezza naturale dell’anziano papa Giovanni Paolo II, colpito e gettato a terra da un enorme meteorite quasi simbolo di una punizione dall’alto. L’artista stesso dichiarò che lo scontro fra il papa e il meteorite, una sorta di collisione fra religione e blasfemia, era un’immagine forte riferita in genere alle contraddizioni in cui viviamo, non a questioni legate al Vaticano. Ma l’azzeccata e scandalizzante scelta di Cattelan aveva da subito decretato il successo dell’installazione, tanto che nel 2001 la 49. Biennale di Venezia l’aveva chiesta in prestito. Christie’s aveva poi pensato di sfruttare il clamore e aveva messo in vendita La nona ora con stima a richiesta, a New York il 17 maggio di quell’anno, ottenendo un prezzo finale di oltre 1 milione di euro. Ma da Phillips nel 2004, appena tre anni dopo, un collezionista fu disposto a sborsare ben più del doppio pur di averla. Del resto, solo un giorno prima, il 10 novembre, un altro Cattelan Not Afraid of Love - un enorme pupazzo di elefante in poliestere coperto da un burqa, a denunciare la condizione femminile umiliante e alienante in alcuni pezzi di società musulmana - era stato venduto da Christie’s a New York per 2,1 milioni di euro, più che triplicando la stima minima. E non era stata l’unica vendita plurimilionaria del 2004, mentre negli anni successivi i collezionisti avevano dimostrato minor euforia. Poi nel 2010, forse in concomitanza con la diffusione della notizia che il Guggenheim di New York avrebbe organizzato per Cattelan una grande personale, il mercato è scattato in avanti di nuovo, a volte in modo clamoroso.
Sotheby’s offrì il 12 maggio di quell’anno a New York un impressionante Untitled, in cui un pupazzo di Cattelan sbucava dal pavimento di una pinacoteca tradizionale come atto di estrema protesta nei confronti del mondo istituzionale dell’arte. Sotheby’s aveva dovuto perfino bucare il pavimento, come richiesto dall’artista, per installarlo propriamente. Un impegno notevole, e un rischio altrettanto importante visto che l’opera era andata invenduta in un’asta di Christie’s addirittura del novembre 2004, anche se poi era entrata a far parte di due collezioni private. Il pezzo venne poi aggiudicato per 6,2 milioni di euro, ben più che raddoppiando la stima. Nel novembre di quello stesso anno (2010) in un’asta di Phillips (New York, 8 ottobre), due opere avevano raggiunto quotazioni milionarie, incluso Charlie scambiata per 2,1 milioni di euro. Da allora il mercato di Cattelan appare più tranquillo mentre in genere segna quotazioni impressionanti per gli artisti top del dopoguerra.
Nell’ultimo quinquennio non si sono più viste fiammate in avanti, ma un lento avanzare dei valori a partire da quelli base, non da quelli record. Il 2015 è andato meglio degli altri, senza strafare. Ostrich, pupazzo di uno struzzo (“ostrich” in inglese) con la testa nella sabbia, paradigmatico degli atteggiamenti tipici di chi non vuol vedere una realtà sgradevole, è passato da Christie’s lo scorso 30 giugno per 2,1 milioni di euro, prezzo alto anche se corrispondeva alla stima minima. Un video Untitled è passato di mano da Sotheby’s di New York lo scorso 12 maggio per 1,3 milioni di euro, di nuovo quanto la stima minima, anche se quattro volte più di quanto l’aveva aggiudicato Phillips, il 14 ottobre 2006.
Le alte stime delle grandi case d’asta dimostrano che non manca davvero la fiducia del mercato in Cattelan e che la prossima fiammata potrebbe essere dietro l’angolo.



Charlie (2003).

La nona ora (2003), nella versione venduta da Phillips nel 2006.

ART E DOSSIER N. 327
ART E DOSSIER N. 327
DICEMBRE 2015
In questo numero: ARTE GLOBALE Dalla Gallia romana alla nascita del gotico secondo Daverio, al mito dei grattacieli. MONZA Il ritorno di Teodolinda. IN MOSTRA Bosch/Brueghel, Balthus, Ai Weiwei.Direttore: Philippe Daverio