Studi e riscoperte. 3 
La battaglia di Bouvines e il rinnovamento degli stili nel XIII secolo

l’alba
del gotico

Una grande battaglia, agli inizi del Duecento, dà avvio a una concatenazione di eventi e mutazioni che non solo modificano gli equilibri politici europei ma causano una serie di innovazioni in ambito artistico e culturale. È la rottura di un equilibrio, l’inizio di tendenze nazionali che vedranno frammentarsi mode e stili.

Philippe Daverio

fu effettivamente la madre di tutte le battaglie quella che vide nella domenica 27 luglio del 1214, a Bouvines, presso Lille, nel Nord della Francia, le truppe francesi di Filippo Augusto - assieme alle milizie comunali e col sostegno di Federico II Hohenstaufen non ancora imperatore - scontrarsi contemporaneamente con quelle imperiali di Ottone IV e con l’esercito franco-britannico di Giovanni Senzaterra, allora duca di Normandia e di Aquitania e re d’Inghilterra. La Francia vittoriosa avrebbe visto raddoppiare la sua dimensione territoriale; e crebbero le sue ambizioni nel mondo allora conosciuto fino a farla diventare potenza stabile del Mediterraneo negli anni di san Luigi IX. L’impero perdeva la parvenza d’una legittimità indiscussa sull’Europa cristiana e l’imperatore, ultimo dei guelfi, sarebbe stato deposto l’anno successivo. I discendenti inglesi dei Plantageneti diventavano temporaneamente isolani (Giovanni veniva privato di tutti i possedimenti in Francia) in attesa di scatenare secoli dopo la Guerra dei cent’anni. Il papato guardava con simpatia l’indebolimento dell’impero e Innocenzo III, grande tessitore delle politiche di supremazia romana nonché tutore di Federico, riuscirà poco dopo a portare il suo protetto, nato e cresciuto in Italia, sul trono imperiale con ritratti successivi che lo mostreranno in veste di porpora come un antico “augustus”.


È difficile capire se il gusto per gli acuti nell’architettura gotica debba più alla penna o all’Oriente


Questa è la lettura della storia come motore delle politiche. Ma ve n’è un’altra infinitamente più curiosa. Invero lo scontro fra un impero che non era più in grado di affermarsi come collante unico dell’Occidente, un papato che rivendicava un ruolo centrale negli affari secolari e la propria autonomia da ogni altro potere, una Francia che ambiva a diventare il centro delle decisioni e delle ricchezze fu un confronto altrettanto significativo fra stili di vita e simboli estetici.
Da cent’anni la Francia nuova stava infatti crescendo e la piccola monarchia capetingia che regnava da due secoli su Parigi e sull'Île de France era riuscita a prevalere sulle potenti aggregazione feudali che dominavano l’“esagono”.


La basilica di Saint-Denis, presso Parigi, fondata nel VII secolo e ristrutturata in stile gotico dall’abate Suger a partire dal 1136.

L’interno di Saint-Denis.


“scriptorium” nella torre del monastero di Tavara presso Burgos, in Spagna, in un manoscritto del 1220 circa, New York, Pierpont Morgan Library.

Aveva, la fragile monarchia, scoperto che la gestione d’una sua cancelleria unica era strumento ben più potente delle spade per gestire gli affari d’una centralità amministrativa ai suoi albori. Il cuore degli uffici era l’abbazia di Saint-Denis, a pochi chilometri da Parigi. E lì l’abate Suger reggeva uno “scriptorium” che s’era fatto cuore della politica.
Straordinaria è la storia di questo abate (1080- 1151), di piccola nobiltà campagnola, che deve la sua fortuna iniziale alla sua madrina e zia, che sarebbe stata l’amante dell’abate Ives, capo del monastero nel quale verrà mandato come oblato già da ragazzino e dove si sta formando anche il giovane Luigi VI. L’amicizia fra i due ragazzi diventerà quella della loro vita, a tal punto che Luigi VI affiderà all’abate l’educazione del proprio figlio Luigi VII, e quando quest’ultimo andrà a combattere la seconda crociata nel 1149 Suger ne farà le veci come reggente di Francia.
A Suger si deve l’ampliamento dello “scriptorium” e il progetto della basilica di Saint-Denis che da edificio romanico muta in un’architettura sperimentale nuova nel 1136. Per la prima volta l’arco a tutto sesto romanico viene spezzato e nasce l’ogiva come incrocio fra le nervature di portata dei pilastri. Vi è, in questa mutazione estetica, innegabilmente un’influenza dell’architettura d’Oriente scoperta con le crociate. Ma vi si riscontra ben più ancora la necessità di una tecnica edificatoria che possa superare la gloriosa esaltazione di un’architettura romanica e militare dove il bisogno di luce era del tutto secondario rispetto al canto e alla cerimonia: la tecnica costruttiva nuova consente un’apertura di grandi vetrate verso l’esterno, propizia alla lettura, così come la medesima soluzione applicata agli edifici dello “scriptorium” consente una più facile attenzione alla scrittura delle pergamene.
Una mutazione altrettanto radicale avviene nell’estetica della scrittura. Il vecchio calamo, una sorta di piccolo pennello lento e poco capace di trattenere gli inchiostri, viene sostituito dalla penna d’oca, la quale contiene una quantità maggiore d’inchiostro e torna utilissima per una cancelleria costantemente al lavoro. Si passa così, per motivi puramente tecnici, dalla “littera carolina”, morbida e tonda, alla “littera parisiensis”, fatta di scatti, con tratti fini alla salita e spessi nella discesa della penna.


Un esempio di scrittura carolina a confronto con una pagina in “littera parisiensis”. Rispettivamente si tratta del Sacramentarium gregorianum (Saint-Amande, Francia, seconda metà del IX secolo)

Un salterio parigino (1218-1242 circa); entrambe le opere sono a San Pietroburgo, alla Biblioteca nazionale di Russia.


Il duomo di Spira (iniziato nel 1027).

È difficile capire se il gusto per gli acuti nell’architettura debba più alla penna o all’Oriente. Ma nasce in quegli anni una semiotica inattesa che si fa stile nuovo del segno e dell’architettura, quello che tre secoli dopo Leon Battista Alberti per disprezzo chiamerà “gotico”.


Negli anni Dieci del Duecento convivevano in Europa
tre stili architettonici



Ben più conservatrice rimane l’architettura imperiale, la quale continua ad applicare come cifra imprescindibile quello stile romanico che trovava sin dal IX secolo il suo punto di riferimento in una romanità celebrata per gusto e per esaltazione politica nella sede della cattedrale di Aquisgrana, quella voluta da Carlo Magno che vi portò parte dei materiali da Ravenna per significarne l’eredità storica.
Fino al XIII secolo il modello imperiale rimane stabile. Nei medesimi anni di Saint- Denis inizia infatti la progettazione del magniloquente duomo di Worms, sede delle diete imperiali. L’edificio, con le sue cinque mirabili torri, porta all’esasperazione il concetto dell’architettura romanica che prende esempio dal duomo di Spira, voluto da Corrado il Salico nel 1027 come “Kaiserdom”, cattedrale imperiale, a sua volta declinazione evoluta di Aquisgrana.
E nel frattempo Roma rimane romana e antica al punto che le architetture basilicali che conserva o ripropone contengono già tutti i germi estetici del futuro Rinascimento. La cattedrale di San Lorenzo a Viterbo, sede papale nei medesimi anni, viene riedificata sul finire del XII secolo riprendendo gli schemi classici delle basiliche dell’Urbe e anticipando il ritmo architettonico della futura mutazione quattrocentesca.
Ma l’intuizione più efficace del rinnovamento rinascimentale è innegabilmente Santa Maria Maggiore a Civita Castellana, voluta da papa Alessandro III e completata poco dopo la sua morte: l’edificio sarà modello per la successiva cappella quattrocentesca dei Pazzi a Firenze inventata dal Brunelleschi, il quale ne ricalca il prospetto con la splendida relazione fra arco e colonnato misto ionico e corinzio, quello firmato originariamente da un membro della famiglia dei cosmateschi «Iacobus civis romanus fecit hoc opus anno Domini MCCX».
Negli anni Dieci del Duecento convivevano quindi in Europa tre stili architettonici ben diversi, quello imperiale e romanico, quello francese ogivale e quello antico o, se si vuole, prerinascimentale. La tesi di una successione delle forme stilistiche corrisponde ben più alla necessità della storiografia evolutiva del XIX secolo che alla realtà dei fatti.
Sicché la battaglia di Bouvines segnò non solo un tornante formidabile nella storia della nascita delle nazioni all’interno d’un Sacro romano impero definitivamente in declino, ma ben più ancora il confronto fra tre diverse visioni dell’architettura politica del mondo occidentale, quella eretta come segno tangibile dei poteri in conflitto


Interno di San Lorenzo a Viterbo, riedificato alla fine del XII secolo;

La cattedrale di Worms, consacrata nel 1181.

ART E DOSSIER N. 327
ART E DOSSIER N. 327
DICEMBRE 2015
In questo numero: ARTE GLOBALE Dalla Gallia romana alla nascita del gotico secondo Daverio, al mito dei grattacieli. MONZA Il ritorno di Teodolinda. IN MOSTRA Bosch/Brueghel, Balthus, Ai Weiwei.Direttore: Philippe Daverio