Grandi mostre. 1 
Villa Contarini a Piazzola sul Brenta

UNA REGGIA
DoC

Tra le più grandi residenze d’Europa, villa Contarini è un significativo esempio di dimora patrizia costruita a partire dal XVI secolo e oggetto di ulteriori interventi almeno fino all’Ottocento. Acquisito nel 2005 dalla Regione Veneto, il complesso monumentale è ora scenario di attività di valorizzazione che ne esaltano l’unicità.

Davide Miola e Alessandro Bison

Piazzola sul Brenta, a pochi chilometri da Padova e da Vicenza, sorge villa Contarini - Fondazione G.E. Ghirardi, risalente al XVI secolo. Essa rappresenta uno di quei celebri esempi di dimora patrizia che hanno contribuito a creare la cosiddetta “civiltà della villa veneta”. È noto, infatti, che tali ambienti, edificati e pensati da architetti di grande spessore culturale (si pensi solo ad Andrea Palladio, non estraneo nemmeno all’ideazione della villa di Piazzola), inglobavano diversi piani di fruizione: furono sedi di rappresentanza, in particolare per celebrare i fasti della Repubblica Serenissima e delle famiglie nobili a lei fedeli, luoghi decorati ad arte per feste e conviti intellettuali, ma anche avamposti per il governo del territorio ai fini dello sviluppo della prima imprenditoria agricola e industriale. La villa, ideata per la famiglia Contarini, tra le più celebri nella genealogia veneziana, corrisponde in pieno a questa tipologia architettonica. L’anno di costruzione della “reggia” di Piazzola, così definita per la grandiosità che è tale da farla annoverare fra le residenze più vaste d’Europa - si pensi che la sola facciata si estende per circa centottanta metri, mentre le aree coperte raggiungono i ventitremila metri quadri - non può essere fissato con un’unica data precisa a causa dei molti ampliamenti e successivi rifacimenti. Il corpo centrale fu costruito sulle fondamenta del castello dei Da Carrara nel 1546 (com’è testimoniato dalla pietra a sinistra della gradinata) su disegno del Palladio.

Nella seconda metà del Seicento il palazzo raggiunse la complessità
e sfarzosità architettonica che lo contraddistinguono

Sin dall’inizio, l’edificio si presentava con due ali che vennero successivamente trasformate. Nella seconda metà del Seicento, per opera di Marco Contarini, il palazzo raggiunse quelle caratteristiche di complessità e sfarzosità architettonica che lo contraddistinguono.
All’interno del corpo centrale particolarmente famosa è l’Auditorio. Recintata a metà altezza da un curvo ballatoio, comunica al centro, per mezzo di un’apertura ottagonale, con la sovrastante sala della musica detta “della chitarra rovesciata”. Ancora oggi, la villa ospita un ciclo decorativo pittorico che comprende opere di Michele Primon, Girolamo Pellegrini, Domenico Torti; una biblioteca che comprende ventiduemila titoli datati dal 1500 in poi, e una gipsoteca costituita da un centinaio di pezzi, tra i quali bozzetti e studi di Leonardo Bistolfi, Lugi Ceccon e Giulio Monteverde.
Raggiunto il massimo splendore intorno alla seconda metà del secolo XVII, la villa, passata successivamente in proprietà dai Contarini ai Giovannelli e ai Correr, e quindi ai Camerini, che la acquistarono nell’Ottocento, fu oggetto di nuovi ampliamenti e restauri.
Grazie all’impulso dei Camerini, l’abitato di Piazzola sul Brenta conobbe un periodo di sviluppo economico e culturale: nel volgere di pochi anni fu trasformato, anche tramite impegnativi interventi urbanistici la cui traccia è riconoscibile ancora oggi, in una cittadina votata alla produzione industriale, nella quale le maestranze confluivano dalle campagne circostanti per lavorare negli opifici (tra i quali va ricordato il grandioso jutificio, che nel periodo di maggior produzione impiegava un migliaio di operai). L’intervento dei Camerini fu non solo articolato, ma anche attento alle esigenze sociali: accanto alle fabbriche, a una ferrovia, alle centrali idroelettriche sorsero scuole elementari e di avviamento professionale, un asilo d’infanzia, un “cinematografo”, mensa e bagni pubblici. Nelle campagne circostanti la villa, ora coltivate utilizzando concimi chimici prodotti proprio a Piazzola, sorsero nuove case coloniche destinate ai mezzadri.
Nel giro di poco più di un decennio, villa Contarini era tornata ad assumere il ruolo di centro dello sviluppo economico che era stato tipico delle ville venete fino al Seicento (tanto che Piazzola sul Brenta fu definita «La Città del lavoro»), ruolo trainante che mantenne fino alla vigilia della seconda guerra mondiale.
Nel 1970, dopo un periodo di abbandono risalente agli anni che seguirono l’ultimo conflitto, la “reggia” di Piazzola fu acquistata dal professor Giordano Emilio Ghirardi e, completamente restaurata, divenne centro di cultura e di scienza, sede prestigiosa in cui organizzare simposi, congressi sulle più diverse discipline scientifiche unitamente a mostre d’arte, di artigianato, concerti e altre manifestazioni.
L’intero complesso è stato poi acquisito nel 2005 dalla Regione Veneto, attualmente impegnata in un’importante attività di valorizzazione di questo rilevante patrimonio culturale. L’imponente edificio è circondato da un ampio parco di tipo inglese con lago, peschiere e canali, che costituisce una rara oasi di tranquillità e di protezione avifaunistica. Le aree verdi godono di certificazione biologica, il che rende il parco di villa Contarini il più vasto in Europa a beneficiare di tale qualifica.
Articolato su una superficie di oltre quarantacinque ettari, il parco è interamente aperto al pubblico e recentemente è stato oggetto di importanti lavori di manutenzione che hanno interessato i corsi d’acqua e il lago. La presenza di ampi viali alberati ne garantisce la fruibilità anche durante la stagione estiva, rendendolo il luogo ideale per le passeggiate delle famiglie.


Villa Contarini, veduta dall’alto.

Domenico Torri, L’incoronazione delle arti (1880 circa), Scala dei giganti, affresco centrale.

La Sala da ballo, o degli stucchi, nell’ala occidentale.

ART E DOSSIER N. 327
ART E DOSSIER N. 327
DICEMBRE 2015
In questo numero: ARTE GLOBALE Dalla Gallia romana alla nascita del gotico secondo Daverio, al mito dei grattacieli. MONZA Il ritorno di Teodolinda. IN MOSTRA Bosch/Brueghel, Balthus, Ai Weiwei.Direttore: Philippe Daverio