Arte contemporanea 


la prima biennale
d'asia

di Cristina Baldacci

apartire dall’11 dicembre un nuovo appuntamento periodico arricchirà il già affollato calendario delle grandi mostre internazionali. Al Guangdong Museum of Art di Guangzhou, in Cina, inaugura la Biennale d’Asia (fino al 10 aprile 2016), che per questo primo anno affianca la Triennale dell’omonima città, arrivata alla sua quinta edizione. è una conferma del successo che il formato espositivo delle biennali continua a riscuotere in giro per il mondo, soprattutto nei paesi emergenti, dove vivo è il desiderio di affermarsi anche sul piano culturale e di iniziare perciò a promuovere i propri artisti nazionali. Asia Time, il titolo della neonata biennale, sembrerebbe proprio rimarcare il proposito di stabilire un nuovo corso dell’arte, quello asiatico, che faccia da contraltare o integrazione al sistema occidentale. E non stupisce, essendo una tendenza diffusasi già da alcuni anni, che il team curatoriale veda la collaborazione di nomi di spicco della critica, così come della sfera accademicomuseale, europea e americana, e di esperti o addetti ai lavori orientali. Sotto la direzione artistica di Luo Yiping, che è a capo del Museum of Art di Guangzhou, operano infatti i due curatori in carica, l’uno olandese, Henk Slager (professore universitario e conpreside del MaHKU di Utrecht), l’altro cinese, Zhang Qing (direttore del dipartimento di curatela e ricerca del National Art Museum of China di Pechino); coadiuvati dalla tedesca Ute Meta Bauer, che dal 2013 dirige il Centre for Contemporary Art (CCA) di Singapore, e dai colleghi Kim Hong-Hee (Seul), Sarah Wilson (Londra), Sun Ge (Pechino).

Asia Time, la neonata biennale asiatica, rimarca un nuovo corso dell’arte
che funge da contraltare o integrazione al sistema occidentale


Altrettanto cosmopolita è la lista dei quarantasette artisti che prenderanno parte alla biennale. Tra coloro che risultano subito familiari all’occhio occidentale, ci sono Armin Linke, Esther Shalev- Gerz, Sarah Sze, artista americana presente a entrambe le ultime due biennali di Venezia (2013 e 2015). E non sfuggono neppure celebrità dell’arte cinese come Yue Minjun, uno dei portavoce della maniera neopop, famoso per gli innumerevoli dipinti in cui si ritrae mentre ride; e Zhang Xiaotao, conosciuto per la sua pittura metaforica dai toni espressionisti e drammatici, con anche qualche spiraglio ironico. Tra i rappresentanti del Sud-Est asiatico, l’indonesiana Melati Suryodarmo, che è stata allieva di Anzu Furukawa, maestra di “butoh”, danza giapponese molto vicina alla performance e Body Art, e di Marina Abramovic´.
Per farsi strada nel mondo globalizzato, l’arte contemporanea cinese, e più in generale asiatica, ha guardato moltissimo alle avanguardie occidentali, assimilandone i linguaggi e le attitudini, e creando spesso forme ibride e innesti culturali. Perché sviluppi con maggiore decisione una propria identità e originalità, non solo contenutistica, ma anche stilistica, è certamente corretto che si soffermi su quell’idea di tempo che da sempre distingue l’Oriente dall’Occidente. Per i curatori della biennale sembra infatti essere il tempo dell’arte a determinare un possibile punto d’unione tra Est e Ovest, nonché un ideale futuro in cui sia l’Asia a indicare il percorso da seguire


Melati Suryodarmo, The Dusk (2010).


ART E DOSSIER N. 327
ART E DOSSIER N. 327
DICEMBRE 2015
In questo numero: ARTE GLOBALE Dalla Gallia romana alla nascita del gotico secondo Daverio, al mito dei grattacieli. MONZA Il ritorno di Teodolinda. IN MOSTRA Bosch/Brueghel, Balthus, Ai Weiwei.Direttore: Philippe Daverio