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ostre che, come sottolinea Roberto Pinto, "non sono più da considerarsi il palcoscenico privilegiato su cui agiscono esclusivamente artisti occidentali ma ora ospitano come protagonisti anche un nutrito e variegato gruppo di artisti provenienti da aree geografiche e da culture che prima non potevano ambire a calcarne le scene". Quali sono quindi le occasioni espositive più prestigiose per analizzare le opere degli artisti emergenti maggiormente significativi? Ancora oggi, nonostante nel 2015 abbia compiuto centoventi anni, la Biennale di Venezia rimane l'appuntamento più importante per il mondo dell'arte, insieme a Documenta - Kassel. Una posizione che negli ultimi trent'anni ù stata ulteriormente sottolineata da un'efficace e dinamica alternanza tra curatori italiani e stranieri di fama internazionale, che ha permesso alla kermesse veneziana di assumere un ruolo di effettivo termometro dell’arte globale, contribuendo in grande misura alla definizione dei suoi nuovi confini. Nel 1993 all’interno di Punti cardinali dell’arte, curata da Achille Bonito Oliva, la sezione “Aperto” presentava molti artisti extraeuropei, mentre “Passaggio a Oriente” era dedicata all’arte dei paesi orientali. Se un’attenzione specifica alla Cina era presente in dAPERtutto (la prima delle due biennali curate da Harald Szeemann nel 1999), la struttura di Sogni e conflitti. La dittatura dello spettatore, l’edizione curata nel 2003 da Francesco Bonami, era già rivolta all’intero pianeta. Negli anni successivi possiamo riscontrare un’apertura verso gli artisti sudamericani nell’edizione del 2005 curata da Maria de Corral e Rosa Martinez, mentre quest’anno All the World’s Futures, curata da Okwui Enwezor, ha offerto molto spazio all’arte africana.I luoghI dell’arte
contemporanea
Uno dei primi fenomeni legati all'espansione globale dell'arte contemporanea riguarda la proliferazione delle grandi mostre collettive internazionali, non più confinate all'Europa e agli Stati Uniti come in passato.
A differenza della Biennale di Venezia, Documenta, che si svolge nella città tedesca di Kassel ogni cinque anni a partire dal 1955, costituisce un momento di riflessione intellettuale e di analisi critica dello stato dell’arte contemporanea, grazie anche al nutrito programma di seminari, conferenze e dibattiti che si svolgono a ritmo serrato durante i tradizionali cento giorni di apertura. Priva di padiglioni, la mostra coinvolge l’intera città, dagli spazi museali a quelli privati, e riunisce un numero piuttosto ampio di artisti, che supera il centinaio. In alcune edizioni recenti, la mostra è stata affiancata da altre manifestazioni “preparatorie”: è il caso di Documenta 11 (2003), curata da Okwui Enwezor, preceduta da quattro piattaforme di discussione, tenutesi tra il 2001 e il 2002 a Vienna, Nuova Delhi, Santa Lucia (Caraibi) e Lagos. In occasione di Documenta 13 (2012) la curatrice Carolyn Christov-Bakargiev ha ampliato la struttura espositiva con mostre in Afghanistan (Kabul) e in Egitto (Il Cairo e Alessandria) oltre a un seminario a Banff, in Canada.
Per tornare alla proliferazione delle biennali, negli ultimi trent’anni queste manifestazioni si sono espanse a macchia d’olio: tra le più longeve ricordiamo la Biennale del Whitney, fondata nel 1973 dal Whitney Museum di New York e inizialmente riservata ad artisti americani emergenti, la Biennale di San Paolo in Brasile, nata nel 1951 per sostenere l’arte contemporanea brasiliana nel contesto internazionale e la Triennale di Nuova Delhi in India, fondata nel 1968, seguita dalla Biennale di Sidney, inaugurata nel 1973. Tra le rassegne più recenti, un posto di primo piano spetta alla Biennale di Istanbul, fondata nel 1987, che ha permesso all’arte turca di ottenere una notevole visibilità internazionale grazie alle selezioni di curatori di spicco, come Adriano Pedrosa, Jens Hofmann e Carolyn Christov-Bakargiev, mentre la Biennale dell’Avana a Cuba, inaugurata nel 1984, è stata una vetrina molto efficace per l’affermazione di artisti cubani sulla scena internazionale come Tania Bruguera, Carlos Garaicoa, Kcho e Los Carpinteros.
Negli anni Novanta del secolo scorso l’Asia è stata molto attiva nel promuovere mostre di livello internazionale, a partire dalla Biennale di Sharjah, fondata nel 1993 ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi, seguita dalla Biennale di Gwangju, in Corea del Sud, creata nel 1995, nello stesso anno di Site Santa Fe, dedicata a opere e installazioni realizzate a Santa Fe, sul confine tra Stati Uniti e Messico e ispirate a tematiche legate all’immigrazione e al diritto di cittadinanza. Iniziative di questo genere promosse in Africa hanno avuto meno fortuna: ricordiamo la Biennale di Johannesburg in Sud Africa (di cui sono state realizzate due sole edizioni, nel 1995 e nel 1997) e la Biennale di Dakar in Senegal, fondata nel 1989 e dedicata ai diversi linguaggi dell’arte contemporanea sul continente nero. Un capitolo a parte riguarda Manifesta, una mostra internazionale nata in Olanda negli anni Novanta per riflettere sull’evoluzione dell’identità europea e dedicata ad artisti delle ultime generazioni. Promossa dalla Fondazione Manifesta che ha sede ad Amsterdam, la rassegna si tiene ogni due anni in una città europea, a partire da Rotterdam, dove si è inaugurata nel 1996: è interessante notare come le edizioni più stimolanti sono state quelle che coinvolgevano luoghi alternativi rispetto alla scena contemporanea internazionale, dove l’interazione con le comunità artistiche locali è stata più efficace: Lubiana in Slovenia (2000), San Sebastian nei Paesi Baschi (2004) e Genk (2012) in Belgio.
Fiere e gallerie
Musei e fondazioni
ARTE CONTEMPORANEA
Ludovico Pratesi
Un dossier dedicato all'arte contemporanea. In sommario: L'arte contemporanea diventa globale; Gli artisti; I luoghi dell'arte contemporanea. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.