cataloghi e libri

NOVEMBRE 2015

LEONARDO NON ERA VEGETARIANO

In collaborazione con Eataly, Vezzosi e Sabato (animatri del Museo ideale Leonardo da Vinci nel paese natale dell’artista toscano), hanno ideato un libro originale, fra i tanti più o meno scientifici che escono di continuo sul genio di Vinci. Il libro, post fato con osservazioni sull’etica carnivora da Oscar Farinetti, annotato da Davide Paolini, ha pure un bel saggio di Cristina Acidini sul Cenacolo di Santa Maria delle Grazie a Milano. Il titolo prende spunto dall’ipotesi che Leonardo non mangiasse carne. Vasari descriveva Leonardo, a pochi decenni dalla scomparsa, quasi come un animalista (pare avesse l’abitudine di liberare gli uccelli dalle gabbie). Più di recente Mereskovskij, nel romanzo su Leonardo (ultima ed. Firenze, Giunti 2005) ne aveva fatto un convinto vegetariano. Ma soprattutto ha pesato la non chiarissima dichiarazione di un contemporaneo di Leonardo, che farebbe pensare che non mangiasse carne. Vezzosi dice però che l’artista-scienziato cita più voltelacarne, anche nella lista della spesa; e che dichiara (ma è una metafora) come la salvia stia bene fra il tordo e la salsiccia (nei tipici spiedini toscani). E che ha inventato perfino il girarrosto. Tutto questo non basta però, crediamo, afar di lui un mangiatore di carne, come non basterebbero i suoi studi sulle macchine per uccidere (sottomarini, bombarde, “falciatrici” di uomini) e l’esser stato al servizio di uomini d’arme senza scrupoli a farne un patito della violenza (per lui la guerra era una «pazzia bestialissima »). Grande speculatore, in Leonardo difficilmente troveremo assoluta coerenza. Accettiamo quindi il titolo come un pretesto, perché come anche qui si propone, Leonardo potrebbe aver mangiato carne solo in gioventù. Ma chi lo sa. Il libro ha altri pregi: innanzitutto, offre per la prima volta un regesto degli ingredienti o argomenti relativi al cibo (non solo carne) presenti negli scritti di Leonardo e in testi coevi. Inoltre, ci sono le ricette raffinate, ispirate agli ingredienti citati, del giovane ma quotato chef EnricoPanero, presentate da Annamaria Tossani.

Alessandro Vezzosi Agnese sabato con un saggio di Cristina Acidini Maschietto, Firenze 2015 192 pagine, XX ill. colore; fotografie delle ricette di Yari marcelli € 19

AL DI LÀ DELL'IMPRESSIONISMO

Riservato («Celui qui silence », lo definì Jarry), severo critico, animatore delle più importanti riviste d’arte, primo editore di Rimbaud, anarchico amico di Zola, Félix Fénéon (Torino 1861 - Châtenay-Malabry 1944) ha lasciato pagine intense, intelligenti, prive di pregiudizi sugli artisti del suo tempo. Ed è stato anche il più attento osservatore dei mutamenti artistici delle avanguardie, descrivendo come nessuno mai ha più saputo fare la novità del “pointillisme” e i procedimenti tecnici adottati da artisti come Seurat (magistrale la sua descrizione della Grande Jatte). Castelvecchi ripubblica ora l’unico libretto pubblicato da Fénéon, con l’ottima prefazione di Paolo Martore, che ha reso con efficacia, nella traduzione dal francese, l’eccezionale finezza dello scrittore oltreché la sagacia del critico..
Félix Fénéon a cura di paolo martorel Castelvecchi, Roma 2015 44 pp., 12 ill. b. n. € 10

NEL CIELO

Romanzo affascinante e singolare, venato di cupo pessimismo, Dans le ciel uscì a puntate sull ’“Écho de Paris” dal 20 settembre 1892 al 2 maggio 1893. Solo nel 1989 il volume singolo fu stampato in Francia. Ma si sa, il suo autore, Octave Mirbeau, ha patito dopo la morte (1917) una “damnatio memoriae”, complice perfino la vedova, che pubblicando un falso testamento letterario contribuì a far credere che il marito fosse stato un odioso nazionalista. Niente di più errato. Ormai è stata riportata verità sul fine scrittore e critico francese, cui si sono ispirati registi come Renoir e Buñuel. Mirbeau fu il «grande demistificatore» dei vizi della società borghese, «giustiziere» e implacabile critico della pseudocultura capitalista. Fra le altre cose finanziò la difesa di Zola nel processo per l ’affare Dreyfus, e fu Zola, che aveva denunciato il crescente clima francese di antisemitismo, a dichiarare che Mirbeau «aveva donato il cuore ai miserabili e ai disgraziati di tutto il mondo». Nel cielo, ora con traduzione di Albino Crovetto e postfazione di Pierre Michel, presidente della Société Octave Mirbeau, esordisce con una prima voce narrante di cui s’ ignora l ’ identità, che fa visita di malavoglia a un vecchio amico, un nevrotico che vive solitario su una rocca, oppresso dalla volta del cielo. Le pagine pessimiste del diario che lo strano uomo affida all ’amico diventano il secondo io narrante, che rievoca la sua giovanile amicizia a Parigi con il pittore Lucien, prototipo dell ’artista sempre insoddisfatto del proprio lavoro. A tratti verrebbe da identificare Lucien con la prima voce narrante ma il tragico finale (che non vogliamo svelare) lo smentirà. Con molte licenze poetiche Mirbeau si è ispirato alla personalità di Van Gogh (morto nel 1890), ai suoi cieli stellati e ai campi con corvi, non curandosi troppo dello sviluppo coerente del racconto, che appare anche una potente denuncia delle convenzioni della società francese di fine Ottocento. Vale la pena leggerlo, magari evitando di farlo in un momento di malinconia o depressione.

Octave mirbeau postfazione di pierre michel Skira, Milano-Ginevra 2015 144 pp. € 14

NEL CUORE DI MONT-MARTRE

Nel 1958 John Storm, scrittore e libraio americano (Newark 1910 - San Diego 1959) pubblica a New York The Valadon Drama. The life of Suzanne Valadon che tanto piace da esser subito ristampato. In Italia esce per Mondadori nel 1961 nella bella traduzione di Lidia Ballanti, la stessa ora riproposta da Castelvecchi (senza però bibliografia e indice dei nomi e col titolo mutato). In apparenza un romanzo, è invece una ricostruzione storica, magnificamente condotta e con poche concessioni alla fantasia. Storm aveva fatto ricerche accurate fra i testimoni della vita senza regole di Suzanne Valadon (Bessines-sur-Gartempe 1865 - Parigi 1938): pittrice autodidatta, poi sorpassata dal figlio Maurice Utrillo, alcolizzato fin da adolescente e con forti problemi psichici ma eccezionalmente dotato (le sue vedute di Montmartre raggiunsero presto cifre vertiginose). Suzanne (nome d’arte consigliatole da Renoir), si chiamava in realtà Marie-Clémentine. Il padre era ignoto, la madre, Madeleine, era una sarta del Limousin e con lei trascorse tutta la vita, in tuguri o belle dimore (a seconda delle alterne fortune). Grande amica di Toulouse-Lautrec, molto stimata da Degas (che esaminando i primi disegni della giovane le aveva detto «Sei una di noi» e le fu sempre vicino), amante di Puvis de Chavannes, di Renoir (che spesso la ritrasse) e di molti altri, Suzanne finì per innamorarsi, ricambiata, di André Utter, pittore di scarsa fortuna amico del figlio, più giovane di oltre vent’anni. Divorzieranno dopo un lungo sodalizio romanzesco (vivevano e viaggiavano con Utrillo, tanto da esser noti come “la triade maledetta”). Pregio del libro, denso di notizie di prima mano e spesso citato negli studi su questi temi, è far rivivere, di pari passo con le vicende della pittrice, la bohème che animò la Butte Montmartre, “collina sacra” di Parigi frequentata da artisti come Modigliani, Derain, Dufy, Picasso, Braque ma anche mercanti, collezionisti, poeti, scrittori, critici (come Apollinaire, Fénéon). E prostitute, ballerine, bevitori di assenzio: un mondo che Suzanne, già modella e trapezista in un circo, non rinnegherà mai.
John storm Castelvecchi, Roma 2015 240 pp., 5 ill. b. n. € 19,50

ART E DOSSIER N. 326
ART E DOSSIER N. 326
NOVEMBRE 2015
In questo numero: GIAPPONE E GIAPPONISMI Miyazaki e la pittura; La fotografia di Daido Moriyama; Packaging nipponico; Giappone e Art Nouveau. LA BARONESSA DADA Elsa, Man Ray, Duchamp e gli anni folli. IN MOSTRA Mirà e Cobra, Balla, Monet.Direttore: Philippe Daverio