Arte in coppia
Angela Detanico e Rafael Lain

nuovo alfabeto
visivo

Semiotica, grafica, ricerca linguistica e scientifica, ma anche poesia visiva e concretismo brasiliani sono gli elementi costitutivi delle opere di Detanico e Lain convinti che l’arte, come la vita, debba essere affrontata da prospettive diverse. Se, come nel caso loro, lo scopo è di superare i limiti della realtà sensibile.

Cristina Baldacci

ibrasiliani Angela Detanico e Rafael Lain, nati a Caxias do Sul a un anno di distanza l’una dall’altro (rispettivamente nel 1974 e 1973), vivono a Parigi e collaborano dal 1996, pur essendosi incontrati cinque anni prima e avendo iniziato a esporre insieme soltanto nel 2001. Sono attratti da tutto ciò che è inconoscibile e seguono un metodo tra il rigoroso e il sistematico, tipico della ricerca linguistica e scientifica. Si sono infatti formati principalmente in ambito semiotico e grafico (per un certo periodo hanno lavorato nello studio-agenzia Burritos do Brasil), ma hanno guardato anche a una specifica tradizione artistica, quella della poesia visiva e del concretismo brasiliani, oltre che ai linguaggi del presente, in particolare all’arte digitale (si veda il loro sito: www.detanicolain.com).

Detanico e Lain creano costellazioni o arcipelaghi di parole e segni

Nel loro lavoro, che alterna metodi e materiali rudimentali a tecniche altamente sofisticate, il dato linguistico si unisce a quello visivo nella costruzione di nuovi alfabeti e tipologie segniche che scardinano i tradizionali criteri di classificazione, di comunicazione, di senso, a volte anche in modo ironico e giocoso. Soprattutto quando i due artisti si appropriano di vecchi codici e, nel processo di rigenerazione e risignificazione, combinano suoni, immagini e parole. Il linguaggio assume così non solo un rinnovato valore, ma anche una nuova materialità e diventa un insieme di segni da leggere, vedere, ascoltare, toccare. Come è stato notato, «il linguaggio sembra aver preso il sopravvento, perché le [loro] opere sono costruite sull’uso volontariamente improprio dell’attività di codificazione e decodificazione che caratterizza il flusso di informazioni nella società contemporanea. È in queste deviazioni dell’errore che troviamo il lavoro infinito che il linguaggio svolge nella costruzione e distruzione del mondo e, attraverso questo processo, al linguaggio è consentito, ancora una volta, l’accesso alla sperimentazione»(1). Detanico e Lain creano dunque costellazioni o arcipelaghi di parole e segni. Uno dei loro progetti più recenti, da poco presentato a Sèvres in Francia, si intitola proprio Archipel (Setting Stones) (2015). Concepito inizialmente come sonoro, il lavoro prende corpo e senso attraverso la disposizione di alcune pietre su un prato, che compongono una sorta di giardino giapponese. La particolarità è che ogni pietra corrisponde a una lettera dell’alfabeto e segue una precisa successione in modo da formare una parola. Al visitatore è richiesto uno sforzo cognitivo: deve decifrare le lettere scritte con quel lapidario alfabeto come se fossero un rebus, studiando il particolare sistema di posizionamento ideato dagli artisti. Per comprendere l’opera bisogna pertanto acquisirne prima di tutto il codice, così come normalmente si fa con qualunque altro alfabeto.
Solo dopo questo passaggio, si scopre che Archipel è un lavoro tautologico, oltre che linguistico, perché parla di sé. La parola a cui le pietre danno forma è il titolo dell’opera. Anche Tautográfica è un lavoro autoriflessivo, che nasce da un profondo studio che i due artisti conducono sulle origini della scrittura. Ideato per la diciannovesima edizione del festival di arte contemporanea Sesc_Videobrasil - Southern Panoramas (dal 6 ottobre al 6 dicembre), è un alfabeto coniato come identità visiva della manifestazione brasiliana, che ricorda i geroglifici e gli ideogrammi delle culture arcaiche, in particolare gli alfabeti e la tradizione iconografica africana. Detanico e Lain si sono ispirati alla ricerca di Frédéric Bruly Bouabré, artista ivoriano che ha creato un personale alfabeto pittografico per tramandare la memoria e l’identità del suo popolo, la tribù Beté (il suo pseudonimo è in questo senso emblematico: si faceva chiamare Cheik Nadro, “colui che non dimentica”). E hanno guardato anche al Fedro di Platone, dove si narra che la scrittura, nata come insieme di simboli, numeri e calcoli matematico- astronomici, è un’invenzione di Toth, divinità a cui gli egizi attribuivano anche l’origine del mondo. Così come per Archipel, anche per Tautográfica l’osservatore-lettore deve concentrarsi: la comprensione di questo linguaggio fatto di simboli non è immediata, richiede tempo e pazienza.

La fascinazione della coppia per le culture e i miti antichi non si ferma ai segni grafici. Riguarda anche l’astronomia e in particolare la mappatura del cielo, un altro genere di classificazione, sempre però rivolta alla conoscenza e spiegazione del mondo. Se a metà degli anni Settanta Alighiero Boetti si era avventurato nella titanica impresa di elencare I mille fiumi più lunghi del mondo, Detanico e Lain hanno compilato un catalogo delle stelle luminose (Star Names) - presentato alla Biennale di Venezia del 2007, dove hanno rappresentato il loro paese insieme a José Damasceno - con un font di loro invenzione, l’Helvetica Concentrated, che, sottoposto a un processo di astrazione, riduce a un cerchio geometrico ciascun carattere utilizzato. I nomi degli astri, che si formano mediante una sovrapposizione delle singole lettere come cerchi, vengono stampati singolarmente su carta e «riflettono le migrazioni del catalogo, nato in terra di Babilonia, rielaborato in Grecia, fuggito poi in Arabia, e ritornato infine in Occidente in traduzione latina»(2).Si tratta di una mappa, che è in sé un viaggio, anzi un’«Odissea», come direbbe Italo Calvino(3). Northern Stars (2009) è un altro lavoro di mappatura celeste, ma eseguito con una tecnica diversa. Le lettere dell’alfabeto greco si susseguono su una superficie monocroma scura. Ogni apparizione è associata a una stella nell’universo e a un suono, il cui tono si riduce man mano che l’elenco delle lettere procede. Si crea così un ordine cartografico basato sulla magnitudine, cioè sulla misura della luminosità delle stelle, accompagnato da vibrazioni. Le onde acustiche diventano protagoniste in Wave Horizon (Triangle) (2011), installazione dove il movimento delle onde del mare è riprodotto in una doppia animazione che sovrappone immagine e suono (la raffigurazione delle onde deriva dalla decodificazione del rumore che esse producono).
Lo sconfinamento mediale e linguistico è il punto di forza di Detanico e Lain, per i quali l’arte è un tutt’uno con la vita. «Non riusciamo a separare il lavorare dal vivere», hanno dichiarato. «La sensazione di vivere in una realtà liquida, l’attitudine dell’oltrepassare i confini, il desiderio di avere molteplici punti di vista, e la consapevolezza del peso ideologico nascosto in ogni prodotto culturale, sono sempre lì, nelle nostre menti e nel nostro lavoro»(4).



Tautográfica alfabeto coniato come identità visiva per la diciannovesima edizione del festival brasiliano di arte contemporanea Sesc_Videobrasil - Southern Panoramas (San Paolo, dal 6 ottobre al 6 di dicembre).

Mesarthim (2007).

A Given Time in a Given Place (Zulu Time) (2007).

ART E DOSSIER N. 326
ART E DOSSIER N. 326
NOVEMBRE 2015
In questo numero: GIAPPONE E GIAPPONISMI Miyazaki e la pittura; La fotografia di Daido Moriyama; Packaging nipponico; Giappone e Art Nouveau. LA BARONESSA DADA Elsa, Man Ray, Duchamp e gli anni folli. IN MOSTRA Mirà e Cobra, Balla, Monet.Direttore: Philippe Daverio