progettare una Biennale o manifestazione periodica che non sia solo una mostra che accade ogni due o più anni, ma un processo continuo che dura nel tempo, è una formula ambita da molti. Non ultima Carolyn Christov-Bakargiev, che con pubblicazioni, incontri e numerosi collaboratori sul territorio, aveva cercato di presentare il dietro le quinte della Documenta (13) durante gli anni di preparazione che ne precedettero l’apertura nell’estate del 2012. È probabile però che soltanto la Grecia - forse avvantaggiandosi per una volta rispetto alla Germania - riesca veramente nell’impresa tramutando la difficile situazione in cui si trova in un punto di forza, quantomeno in ambito culturale e artistico. La Biennale di Atene è stata infatti pensata come una mostra “work in progress”, come un laboratorio perpetuo che inaugura ufficialmente il prossimo 18 novembre e si conclude con l’effettiva ultimazione dei lavori nell’estate del 2017, quando la mostra sarà stata interamente costruita. Residenze d’artista, incontri ed eventi animeranno i prossimi ventiquattro mesi (o quasi), grazie alla collaborazione di collettivi e organizzazioni che si occupano di no-profit, coproduzione, autogestione e arte pubblica. Tutti gli appuntamenti della Biennale si terranno principalmente nello spazio urbano, tra cui piazza Omonoia, che è l’epicentro della manifestazione e anche il luogo che le dà il titolo: Omonoia in greco significa “concordia”, una parola quanto mai importante in un momento di crisi che da politico- economica è diventata sempre più sociale.
Al direttore artistico della Biennale, Massimiliano Mollona, docente del Goldsmiths College di Londra, il compito di coordinare le premesse e gli sviluppi teorici, la curatela della mostra e gli interventi urbani, che ruoteranno attorno a temi caldi non solo per la Grecia e i paesi mediterranei, ma per l’Europa intera: l’idea di democrazia, la solidarietà finanziaria e coprola possibilità di economie alternative, il rinnovamento istituzionale, l’impegno politico come azione individuale o collettiva. «Più che l’arte al servizio della società», ha dichiarato Mollona, al centro della Biennale di Atene c’è «l’arte come spazio sperimentale per nuovi modi di pensare e performare la vita».
Per il momento, data la particolare forma aperta di questa Biennale, non è ancora possibile conoscere tutti i nomi degli artisti partecipanti o avere un programma definitivo: tutto avverrà strada facendo. Si sa soltanto che il 18 novembre verranno avviati i lavori con un simposio di due giorni e una serie di installazioni ambientali collocate nell’hotel Bageion, il quartier generale della mostra; tra cui le già allestite Rhinoceros (1997) di Nikos Kessanlis e Άντερ Κονστράξιον (Lavori in corso, 2015) dell’Underconstruction Group (Alexandros Laios, Maro Fasouli, Dimitris Foutris), collettivo nato nel 2008 che fin dal nome esprime la propria missione e prassi, incentrata sulla critica istituzionale.