Il “vecchIo pazzo
per la pIttura”.

Il perIodo ManjI
(1834-1849)

Il 1834, quando aveva ormai raggiunto la venerabile età di settantacinque anni, segna la fine del “periodo Iitsu” e contemporaneamente l’inizio di una nuova fase della carriera di Hokusai:

egli perciò assunse lo pseudonimo Manji di derivazione buddista che l’avrebbe accompagnato per tutto il resto della sua vita. 

L’avvio di questo nuovo periodo coincise con la pubblicazione del primo dei tre volumi (il secondo e il terzo saranno pubblicati rispettivamente nel 1835 e nel 1849) delle Cento vedute del monte Fuji (Fugaku hyakkei). I primi due album delle Cento vedute sono dei veri e propri capolavori, non solo per lo straordinario lavoro grafico e creativo di Hokusai, ma anche per la perfezione tecnica della stampa che, pur condotta con il solo ausilio del nero e di vari toni di grigio, assume tonalità cromatiche di assoluta bellezza tanto da sembrare in certi casi policroma. Non così per il terzo volume, che presenta un’evidente inferiorità nella qualità dell’incisione oltre ad alcuni balbettii nelle composizioni, tanto che secondo numerosi studiosi esso non andrebbe assegnato al maestro. 

Nonostante l’età avanzata e la grande popolarità raggiunta, gli ultimi quindici anni di vita furono per Hokusai terribilmente travagliati. Conduceva una vita miserevole in compagnia solo dell’amata figlia Oei, perseguitato dai creditori di un certo suo nipote balordo, tanto che nel 1834 si risolse a trasferirsi a Uraga nella penisola di Miura, a circa cinquanta chilometri da Edo, forse anche per sfuggire alla grave crisi economica che colpì il Giappone in quegli anni, culminata nel 1837 in una disastrosa carestia. Al limite della sopravvivenza, per sbarcare il lunario l’artista fu costretto a vendere i propri schizzi in strada per pochissimi soldi.


Il Fuji col drago ascendente, da Cento vedute del monte Fuji (1834-1835); Chiba, Museo metropolitano. I volumi delle Cento vedute del monte Fuji sono uno dei vertici espressivi della stampa xilografica giapponese. Se Hokusai ideò composizioni brillanti, gli stampatori crearono un capolavoro solo sfruttando il potenziale del “bianco e nero” e delle gradazioni tra i due toni.

Il Fuji sotto un rovescio di sera, da Cento vedute del monte Fuji (1834-1835).


Il lago Suwa nello Shinano, dalla serie Vedute insolite di noti paesaggi (1834 circa); Honolulu, Museum of Art.

Sebbene gli editori riducessero drasticamente le pubblicazioni, Hokusai riuscì nel 1834-1835 a completare la serie Vedute insolite di noti paesaggi (Shokei kiran), composta di otto fogli a forma di ventaglio rigido (“uchiwa-e”), mentre nel 1835-1836 furono messe in vendita le stampe della nuova serie Cento poesie per cento poeti in racconti illustrati della balia (Hyakunin isshu uba ga etoki).Questa seconda serie - ispirata alla famosa antologia di poesie messa insieme dal poeta Fujiwara Teika nel 1235 - è da ritenersi l’ultima fatica del maestro nel campo delle stampe policrome. Hokusai completò tutti i cento disegni per l’opera che non fu però mai pubblicata interamente. Solo cinque fogli furono editi da Nishimura Yohachi, e altri ventitre da Ise Sanjurō, il quale forse ritenne l’impresa poco redditizia, soprattutto considerando il crescente successo dei paesaggi di Hiroshige. Rimangono però circa sessantadue disegni preparatori che possono darci un’idea integrale della serie. 

Conclusasi l’esperienza con le stampe policrome, Hokusai continuò però a produrre opere per l’editoria. Verso il 1835 i disegni per quattro libri illustrati con temi di celebri guerrieri cinesi e giapponesi dovevano essere pronti: nell’anno seguente furono pubblicati, infatti, il Libro illustrato. Cina e Giappone in prima linea (Wakan ehon sakigake) e il Libro illustrato delle staffe di Musashi (Ehon musashi abumi). Postumo, nel 1850, fu dato alle stampe il terzo Libro illustrato delle glorie della Cina e del Giappone (Ehon Wakan no homare), mentre il quarto, Libro illustrato [di eroi] cinesi e giapponesi nello stile Katsushika non fu mai pubblicato, anche se fortunatamente esiste nel Metropolitan Museum di New York una serie di venticinque disegni riuniti in un album che si possono ritenere il lavoro preparatorio per quest’opera considerata perduta. Nonostante i diversi titoli e i differenti tempi di pubblicazione, i quattro volumi costituiscono in effetti una tetralogia, come scrisse Hokusai nella prefazione del Libro illustrato. Cina e Giappone in prima linea, facendo riferimento ai tre volumi che sarebbero seguiti. Nella stessa introduzione l’artista spiegò che le immagini sarebbero state semplici in modo che i giovani potessero ricopiarle agevolmente. In realtà, le scene con guerrieri ideate dall’artista per questi quattro libri sono complesse e dettagliate nei particolari e non si caratterizzano affatto per semplicità di costruzione.


[Il poeta] Minamoto no Muneyuki del secondo rango, dalla serie Cento poesie per cento poeti in racconti illustrati della balia (1835-1836); Londra, British Museum.

Libro illustrato. Cina e Giappone in prima linea (1836); Londra, British Museum.


Libro illustrato delle staffe di Musashi (1836); Londra, British Museum. Questa doppia pagina di libro fa parte di una serie di quattro opere che Hokusai dedicò ai guerrieri celebri.

Nella primavera del 1836 Hokusai fece definitivamente ritorno a Edo, proprio quando la carestia incombeva. Il dramma della miseria e della fame, vissuto tragicamente in prima persona dall’anziano maestro, fu esponenzialmente accentuato nel 1839 quando un grave incendio scoppiato in città coinvolse anche la sua abitazione: la casa scomparve e con essa tutto il materiale al suo interno, compresi dipinti e disegni che Manji aveva portato sempre con sé da decine di anni. Hokusai riuscì a salvare solo i pennelli, la cosa cui teneva sicuramente di più, unici strumenti che gli avrebbero permesso di continuare a creare, sperimentare, dipingere. D’altronde, la perdita della casa non costituì un evento tragico per Hokusai che nel corso della sua lunga vita aveva effettuato moltissimi traslochi pur di evitare la noia delle pulizie... 

Gli ultimi anni della sua carriera, tra gli ottanta e i novant’anni, furono dedicati quasi esclusivamente alla pittura. Hokusai, pur rendendosi conto della fine imminente, sperava nella magnanimità della vita per poter finalmente «diventare un vero artista », come sembra egli stesso esclamasse in punto di morte. Molte di queste sue opere “uniche” del periodo finale furono realizzate nella cittadina di Obuse, dove il maestro si recò spesso negli anni Quaranta insieme alla figlia, ospiti del letterato e poeta Takai Kōzan. Tra questi lavori tardi realizzati a Obuse vale la pena di citare i quattro cassettoni dipinti su legno per il soffitto di due palanchini, raffiguranti un drago, una fenice e due vortici di onde.


Kusunori Masashige nell’atto di uccidere un mostro sul finire della notte, dal Libro illustrato [di eroi] cinesi e giapponesi nello stile Katsushika (1835-1836); New York, Metropolitan Museum of Art.

Hokusai produsse in questo periodo una serie innumerevole di disegni del leone cinese (“shishi”), animale mitico bene augurante. Anzi, tra il 1842 e il 1844 l’artista si impose di eseguire quotidianamente un leone perché questa pratica lo aiutasse a vivere più a lungo per portare avanti le sue ricerche: egli denominò questi esercizi “Esorcismi quotidiani” (Nisshinjoma) così che fosse chiaro lo scopo di questa sua pratica.


Fenice (1842-1845); Obuse, Ganshōin.


Leone cinese, 2° mese, 28° giorno (1843).

Impossibilitato a muoversi autonomamente, non rinunciò però alla pittura. Tra le ultime opere scaturite dal suo magico pennello, la Scimmia addestrata che mangia pesche rubate, firmato «pennello di Manji il vecchio pazzo per la pittura all’età di novanta anni», e la Vecchia tigre nella neve pure dotata della stessa iscrizione con in più la specificazione che fu eseguita nel mese della tigre, cioè circa tre mesi prima che la morte lo cogliesse. 

Prima di lasciare il mondo ebbe, però, il tempo e la forza di produrre un’ultima opera per la stampa. Si tratta del Libro illustrato sull’uso del colore (Ehon saishikitsu). Progettato in tre volumi, solo i primi due furono pubblicati nel 1848 quando Hokusai aveva ormai ottantotto anni, mentre il terzo non vide mai la luce. Ricco più di testo che di immagini, in quest’ultimo manuale Hokusai decise di svelare i segreti tecnici della sua arte, dalla preparazione dei colori ai modi di usare il pennello. 

Il libro è esplicitamente dedicato ai giovani e ai principianti, tanto che lo stesso artista optò per una versione economica alla portata delle tasche di tutti. Tra le illustrazioni utili per meglio comprendere il testo, quella notissima in cui Hokusai raffigurò se stesso più giovane alle prese con cinque pennelli contemporaneamente, tra le dita delle mani e dei piedi e in bocca. Nessuna immagine migliore poteva essere concepita da un artista che aveva dedicato tutti i momenti della sua esistenza al tentativo d’infondere la vita alle proprie opere. Con un’ostinazione che lo rendeva quasi invasato, tanto che nella prefazione a questa sua ultima opera pubblicata ebbe ancora a scrivere: «Compiuti i novant’anni, spero di essere in grado di rinnovare il mio stile pittorico e dopo i cento di rivoluzionare questa via. Chi vivrà abbastanza a lungo potrà testimoniare che quanto ho detto non è che la verità».


Scimmia addestrata che mangia pesche rubate (1848).

Vecchia tigre nella neve (1849). è forse l’ultima opera di Hokusai. Ritrasse forse se stesso come una tigre che balza verso l’immortalità?


Frontespizio del Libro illustrato sull’uso del colore (1848); Londra, British Museum.

HOKUSAI
HOKUSAI
Francesco Morena
Un dossier dedicato a Hokusai (Edo, 1760 - Edo, 1849). In sommario: Introduzione; Gli esordi e la fama. Dal periodo Shunro al periodo Hokusai; Hokusai e il mondo fluttuante dell'Ukiyo-e; Manuali ed erotismo. Il periodo Taito (1810-1819); Fiori e paesaggi. Il periodo Iitsu (1820-1834); Il ''vecchio pazzo per la pittura''. Il periodo Manji (1834-1849); Hokusai nel giapponismo. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.