Nel decennio compreso tra il 1810 e il 1820 Hokusai utilizzò lo pseudonimo Taito, abbreviativo di Taihokuto, nome di una stella della costellazione dell’Orsa minore. Tuttavia, fino al 1815 l’artista continuò a firmare alcune delle sue opere con il nome Hokusai, per compiacere gli editori che sfruttavano a fini di guadagno questo appellativo ormai molto noto al pubblico. Nel 1812 Hokusai fu invitato dal mecenate e allievo Bokusen a trasferirsi per un periodo a Nagoya. Lì il maestro, sollecitato dagli stessi discepoli, mise a punto una delle sue opere più famose: i Manga, abbreviazione del titolo Educazione dei principianti tramite lo spirito delle cose. Schizzi sparsi di Hokusai (Denshin kaishu Hokusai Manga).
Pubblicati in quindici volumi (1814-1878, gli ultimi due postumi), i Manga (termine tradotto comunemente come “schizzi sparsi”) sono un’opera ambiziosa ed eterogenea, summa delle qualità artistiche del maestro. Centinaia di immagini si susseguono senza sosta, tra esseri umani e animali, elementi della natura, agenti atmosferici, architettura, aspetti tecnologici, divinità, e molto altro ancora, dando vita a un mondo: il mondo di Hokusai, la sua visione troppo reale per essere vera, troppo acuta e raffinata per essere caricatura, nonostante prevalga una predilezione per l’ironia, ai confini della comicità. Dal punto di vista editoriale, i Manga furono il frutto della collaborazione della casa Eirakuya di Nagoya con la Kadomaruya di Edo, operazione che contribuì a incrementare la popolarità di Hokusai anche al di fuori della capitale. Oltre ai Manga, durante il “periodo Taito” Hokusai pubblicò numerosi altri manuali: Apprendistato autodidattico di danza (Odori hitori geiko) del 1815; Album di pittura di Hokusai nelle tre forme (Hokusai santai gafu) del 1816; Dizionario pittorico di rapida consultazione (Ehon hayabiki) del 1817-1819; Specchio di disegni dello spirito delle cose (Denshin gakyo) del 1818, riedito l’anno successivo in una versione policroma con il titolo Dipinti eccellenti a colpo d’occhio (Shūga ichiran). Al 1814 risale inoltre la prima edizione dell’Album di disegni dal vero di Hokusai (Hokusai shashin gafu), in cui si susseguono quindici immagini a doppia pagina stampate a inchiostro nero e colori tenui, con animali, fiori, uccelli, piante e personaggi della storia e della mitologia.
Le composizioni di questo album di disegni - riprese da Bracquemond nel suo celebre Servizio Rousseau - possono essere considerate un punto fermo nella concezione artistica di Hokusai, anticipatrici dei grandi capolavori del periodo successivo.
Il “periodo Taito” può essere ricordato anche come quello in cui Hokusai produsse le sue migliori stampe di soggetto erotico (“shunga”, “immagini della primavera”). Al 1814 risale infatti la pubblicazione del libro Spasimi d’amore (Kinoe no komatsu), nel quale è contenuta la celebre immagine Pescatrice di awabi e piovra, descritta così nel 1889 da Joris-Karl Huysmans: «La più bella stampa giapponese che conosco fa davvero paura: si tratta di una donna giapponese rapita da un polipo; con i suoi tentacoli l’orribile mostro le succhia i capezzoli e le fruga in bocca, mentre la testa beve dalle zone più basse. L’espressione quasi sovraumana di tormento e dolore che sconvolge la lunga forma aggraziata dal naso aquilino e la gioia isterica che allo stesso tempo scaturisce dalla fronte sono del tutto ammirevoli».
Altre famose opere di contenuto erotico realizzate da Hokusai in quegli anni sono: Modelli di coppie (Ehon tsuhi no hinagata) del 1814; Pianta di Adonide. Rugiada sulle erbe dell’amore (Fukujuso. Ehon sasemo gatsuyu) del 1818, più nota nella seconda versione senza testo del 1822-1823 (Pivieri sulle onde, Nami chidori); Il toupet gioiello del pube (Tamakazura) del 1820; Divinità dell’incontro amoroso (Manpuku wagojin) del 1821.
Sebbene il “periodo Taito” non possa essere ricordato come uno dei più prolifici per quanto riguarda la pittura, Hokusai - in quegli anni particolarmente preso con le opere seriali - realizzò alcuni dipinti di ottima qualità tra i quali ricordiamo: Tigre fra i bambù con la luna piena (1816 circa), Tametomo nell’isola dei demoni (1812) e La partoriente (1817).