hoKusaI e Il mondo
fluttuante dell’uKIyo-e

Nonostante l’estrema varietà della sua produzione e la genialità delle sue creazioni, la figura di Hokusai deve essere inserita in quel fenomeno artistico e culturale giapponese noto come Ukiyo-e, le “immagini del mondo fluttuante”. Nato nei primi decenni del XVII secolo, in concomitanza con l’instaurarsi del governo militare degli shogun Tokugawa (1603-1868), l’Ukiyo-e è il più puntuale riflesso dei cambiamenti sociali che occorsero in quegli anni. Esso infatti descrive le abitudini e i costumi della nascente borghesia nipponica, formata soprattutto da mercanti e artigiani che in quel periodo di pace e prosperità riuscirono a raggiungere un grande benessere. A discapito dei membri della classe militare i quali, pur conservando l’egemonia politica, persero fatalmente quel potere economico che avevano acquisito nei secoli precedenti all’unificazione del paese a opera dei Tokugawa. 

I nuovi ricchi concentrarono le loro attività nelle maggiori città del paese: Edo (l’attuale Tokyo), il piccolo borgo che - divenuto sede dello shogunato - si trasformò in brevissimo tempo in una megalopoli con oltre un milione di abitanti; Kyoto, l’antica capitale del paese che ancora ospitava la corte di un imperatore ormai esautorato da ogni incarico politico; osaka, la città portuale più importante del Giappone; e in minor misura altri centri come Nagasaki. Liberi da molti dei doveri etici imposti dalla sovrastruttura confuciana ai samurai, e non gravati di lavoro come i contadini e i pescatori, mercanti e artigiani poterono impegnare il loro tempo libero in svaghi di diverso genere. Sorsero allora all’interno delle città delle aree circoscritte, dei veri e propri quartieri dei divertimenti, in cui si svolgevano attività per adulti. Lungo le vie dello Yoshiwara a Edo, per esempio, si susseguivano “sale da tè”, nelle quali bellissime donne erano formate nell’intrattenimento di uomini facoltosi; si trattava di incontri erotici certo, ma anche di esperienze estetiche, in cui la poesia e la musica creavano atmosfere sensuali e raffinate. Altro luogo prediletto erano i teatri kabuki: al pari dei moderni divi del cinema, gli attori più in voga erano idolatrati dal pubblico, che impersonassero ruoli maschili o femminili. Anche le arene di sumo¯ , la classica lotta giapponese, erano molto frequentate dai ricchi mercanti che si lasciavano volentieri andare ai piaceri mondani, consci dell’effimerità dell’esistenza umana, proprio come una zucca vuota si lascia trasportare dalle onde fluttuanti di un corso d’acqua. 

Le beltà femminili, gli attori kabuki e i lottatori di sumo¯ furono temi prediletti fin dall’inizio dagli artisti che si affiliarono all’Ukiyo-e, mentre il paesaggio e gli elementi della natura entrarono a far parte del loro repertorio solo in seguito, verso la fine del Settecento. Si trattava dunque di un’arte popolare, destinata a un pubblico di cultura diversa da quella elitaria che fino ad allora aveva usufruito dei piaceri dell’arte. Un pubblico numeroso, tra l’altro. Per questo l’Ukiyo-e fece sua la tecnica della stampa xilografica che riproduceva in molti esemplari una stessa immagine. L’industria editoriale ebbe un ruolo preponderante nelle evoluzioni di questo genere artistico, immettendo sul mercato non solo letteratura di vario genere, tra romanzi, guide e pamphlet, ma anche libri illustrati e stampe singole o raccolte in album. 

Gli artisti si legavano commercialmente agli editori che si occupavano di sondare il mercato e di promuovere le loro opere, contribuendo all’evoluzione continua del genere, dal punto di vista sia stilistico sia tecnico. La storia dell’Ukiyo-e è infatti quella di un progresso senza interruzioni, con passaggi cruciali dalla stampa in bianco e nero a quella in completa policromia, in costante contesa con la censura governativa che alternò fasi di tolleranza a periodi di repressione, vietando l’uso di materiali costosi e la diffusione di immagini offensive per l’opinione pubblica, per motivi storico-politici o di moralità (le immagini pornografiche, “shunga”, furono traino economico indispensabile per l’editoria ma sempre smerciate sottobanco). 

La storia dell’Ukiyo-e è anche quella di artisti, scuole, botteghe che si spartirono i favori del pubblico. Alcuni dei suoi protagonisti sono da tempo noti anche al pubblico non giapponese, per aver prodotto capolavori che travalicano i confini di un ambito specifico dell’arte. Nomi come Utamaro, con i suoi ritratti femminili, e Hiroshige, con i suoi paesaggi poetici, sono entrati nell’immaginario artistico planetario. Tuttavia, colui che più di tutti gli altri ha catturato l’attenzione è sicuramente Hokusai, per l’universalità dei temi della sua opera.


Okumura Masanobu, Veduta prospettica dell’interno di un teatro kabuki (1743); Berlino, Staatliche Museen-Preussischer Kulturbesitz, Museum für Ostasiatische Kunst.


Kubo Shunman, Incontro poetico notturno, (1788), trittico; Chicago, Art Institute.


Utagawa Kuniyoshi, Mitsukuni e lo spettro, (1843-1845 circa), trittico; Londra, V&A - Victoria & Albert Museum.

HOKUSAI
HOKUSAI
Francesco Morena
Un dossier dedicato a Hokusai (Edo, 1760 - Edo, 1849). In sommario: Introduzione; Gli esordi e la fama. Dal periodo Shunro al periodo Hokusai; Hokusai e il mondo fluttuante dell'Ukiyo-e; Manuali ed erotismo. Il periodo Taito (1810-1819); Fiori e paesaggi. Il periodo Iitsu (1820-1834); Il ''vecchio pazzo per la pittura''. Il periodo Manji (1834-1849); Hokusai nel giapponismo. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.