CATALOGHI E LIBRI

OTTOBRE 2015

BASILICO MILANO

Non aveva ancora settant’anni Gabriele Basilico quando è scomparso, il 13 febbraio 2013. Nonostante la messe di libri, cataloghi e le migliaia di fotografe che ci ha lasciato, se ne sente la mancanza. Encomiabile l’iniziativa di ricordarlo, a due anni dalla morte, con le fotografe più belle della sua Milano, dov’era nato e dove ha continuato a vivere e lavorare, nonostante i molti viaggi. Parlano da sole, le immagini stampate in modo impeccabile, e bene le descrivono gli amici del fotografo chiamati a commentarle (da Vittorio Gregotti ad Alberto Garutti, da Ferruccio de Bortoli a Marco Belpoliti, da Francesco De Gregori a Roberta Valtorta e molti altri). Sono fotografe in gran parte in bianco e nero: quartieri popolari, cantieri della metropolitana, strade anonime (almeno per chi a Milano non vive), piazze e vie più famose, le storiche vetrine della Motta in piazza del duomo, i grattacieli e le guglie con la Madonnina, notturni e albe, chiese antiche, il porticato medievale di Sant’Ambrogio, il tiburio di Sant’Eustorgio: poche persone, qualche automobile dalla quale s’indovina l’età dello scatto, cartelli stradali e insegne. «Io vivo in questa città», aveva scritto Basilico nel 1999 in una sorta di lettera aperta a Milano, pubblicata prima a Barcellona da Actar (Interrupted City/La ciudad interrumpida), poi in Abitare la Metropoli (Contrasto, Roma 2013) e di nuovo qui riprodotta. «Amo questa città come si può amare qualcuno a cui ci lega un vecchio rapporto di familiarità e di amicizia. È la città nella quale sono cresciuto. Ha dato forma alle mie passioni, alle mie speranze, alle mie angosce. Ammiro le parti belle e le parti misere del suo corpo, dai quartieri alle case, ai muri, ai selciati. Ha una sua bellezza e una sua bruttezza, esterne, misurabili, che sono l’incarnazione della sua storia, che si esprimono nei suoi caratteri fisici e che acquistano maggiore senso nel confronto con altre città. Questa città è simile a un essere vivente, è un organismo che respira e si dilata sopra di noi, attorno a noi, come un mantello protettivo». L’ormai raro milanese doc vi si riconoscerà, ma anche tutti gli altri capiranno.

a cura di Giovanna calvenzi Contrasto, Roma 2015 204 pagine, 211 ill. b.n. e colore € 55

IL SURREALISMO IERI E OGGI

Storia, filosofa, politica
Un’opera monumentale sul surrealismo nel mondo, questa del poeta e (in ordine sparso) collezionista, saggista, bibliofilo e storico dell’arte Arturo Schwarz (classe 1924). Chi meglio di lui, che conobbe (e fotografò) Breton nel 1961, al quale ora dedica questa sua fatica? Fu Schwarz, fra l’altro, a svelare il nome di Man Ray (pseudonimo per “uomo raggio” di Emmanuel Rudzitsky). La fotografa in bianco e nero di Breton è in sovraccoperta, mentre l’astuccio riproduce la scacchiera surrealista di Man Ray, del 1934, con le foto di Ernst, Miró, Arp, Tzara, Tanguy e altri. E giacché il corposo libro non bastava a contenere la messe di dati (con saggi di vari autori oltreche di Schwarz) sui vari surrealismi nel mondo (perfino nella cultura araba), vi è accluso anche un cd con centinaia di pagine di regesti: l’indice dei periodici e delle mostre surrealiste dalle origini del movimento e una sintetica bibliografa.

arturo schwarz Skira, Ginevra-Milano 2014 540 pagine e cd € 59

SERIAL / PORTABLE CLASSIC

The Greek Canon and its Mutations
Perfino chi conosce gli encomiabili studi di Salvatore Settis sulla tradizione classica potrà stupirsi della complessità di temi e della chiarezza concettuale di questo libro, che oltre alla catalogazione di decine di opere greche e repliche romane e del pieno Rinascimento, è arricchito da saggi di studiosi come Paul Zanker, Claudio Gasparri, Michael Pfanner e molti altri, oltre che dei cocuratori Anna Anguissola e Davide Gasparotto. L’opera editoriale resta a documentare due delle più interessanti mostre tenute nel 2015 in Italia. I due eventi espositivi sono stati concepiti da Settis per le due sedi della Fondazione Prada: quella di Venezia, nel settecentesco palazzo di Ca’ Corner della Regina sul Canal grande (Portable Classic, in collaborazione con Davide Gasparotto) e quella nella nuova, spettacolare sede milanese ridisegnata dall’architetto Rem Koolhaas nell’area di una distilleria di inizio Novecento (Serial Classic, in collaborazione con Anna Anguissola), dove, fra le altre cose, era esposta un copia al naturale policroma di uno dei Bronzi di Riace, sui quali era proiettato in mostra anche un bel filmato). Con un impaginato raffinato che somiglia, crediamo non a caso, alle indimenticabili strenne archeologiche che Vanni Scheiwiller, con dovizia di mezzi editoriali oggi impensabile, pubblicò negli anni Ottanta per il Credito italiano, questo libro resterà una pietra miliare per gli studi sulla fortuna dell’antico. Il concetto portante, che ribalta il luogo comune dell’unicità dell’arte antica, è che l’arte classica era seriale (basti pensare all’infinità di copie romane in marmo da originali bronzei), e portatile (si pensi alla proliferazione di bronzetti rinascimentali). Inoltre, viene messo in discussione il luogo comune che il culto greco della bellezza sarebbe il fondamento della concezione moderna dell’arte, libera da ogni vincolo utilitaristico. Sono pregiudizi, dice Settis, durati a lungo ma pur sempre pregiudizi. L’originalità dell’arte classica è aver creato modelli ripetibili, in grado d’incarnare valori collettivi.

a cura di salvatore settis, anna anguissola e Davide Gasparotto edizione bilingue in inglese e in italiano Fondazione Prada, Milano 2015 392 pagine, 250 ill. b.n. e colore € 70

L'ITALIA INSEGNA

Viaggio fra scritte, targhe e iscrizioni dello Stivale
Che bella idea, quella sviluppata dall’inglese James Clough, lettering designer e calligrafo da anni residente in Italia. Clough ha ricercato e studiato le vecchie insegne (e perfino le scritte sui tombini) disseminate in ogni angolo del nostro paese. Ma se già raccogliere un ricchissimo repertorio di immagini è di per sé iniziativa ammirevole, lo studioso londinese ha fatto molto di più, dopo lunghe indagini e grazie alle collaborazioni più disparate, a quanto pare anche di giovani. Basti pensare a chi con lui ha organizzato un meeting, il “bicilettering” per le strade di Torino, in collaborazione con l’ACI, alla ricerca di iscrizioni inedite, o alla consulenza della Associazione calligrafica italiana (ne conoscevate l’esistenza?) per scoprire angoli sconosciuti dello Stivale dove rintracciare cartelloni, insegne di negozi dipinte a mano, vecchie scritte incise nel ferro o nella pietra, o nel marmo. Ebbene, in una società che vive di immagini, lettering e font digitali, sono in diversi, anche italiani - ora si apprende fra le righe di questo interessante libro -, a occuparsi di bella scrittura manuale, di calligrafia e delle sue potenziali applicazioni (sempre più rare, a dire il vero, visto che ormai a malapena si riesce a tenere in mano una penna, sostituita da tastiera o peggio ancora dal touch screen). Si apprende anche che nel paese natale dell’autore, l’Inghilterra, esiste ancora una fiorente attività di calligrafi che disegnano o dipingono insegne, scomparsa qui in Italia, che pure vantava antiche e benemerite tradizioni. Come si diceva, in questo curioso libro, Clough ha fatto ben più che raccogliere un inedito repertorio: da studioso qual è, ha infatti analizzato le caratteristiche tecniche e la filosofa estetica sottesa a ogni stile calligrafico qui illustrato, che fu influenzato da molti fattori, in primis il contesto storico e sociale. Ricordiamo, fra i temi affrontati, quello della grafica fascista, ancor oggi ben riconoscibile nelle iscrizioni su edifici pubblici come università, prefetture, palazzi di giustizia. Un libro intelligente e colto, non solo da sfogliare per le immagini belle e curiose.


James clough Lazy Dog Press, Milano 2015 pp. 256, oltre 300 ill. colore euro 49,90

ART E DOSSIER N. 325
ART E DOSSIER N. 325
OTTOBRE 2015
In questo numero: UNA GEOMETRICA BELLEZZA Parrino, astrazione punk; Malevič-Lisickij, un rapporto difficile; Arti decorative: ceramiche arcaiche, pavimenti medievali, Owen Jones. IN MOSTRA Burri, Picassomania, Malevič, Prostituzione, Giotto.Direttore: Philippe Daverio