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un rivoluzionario
vittima di Stalin

di Daniele Liberanome

Quando entrano in gioco le opere giovanili prestaliniste di Malevic, tra i collezionisti si scatenano delle vere e proprie gare al rialzo

Stalin dovrebbe essere condannato per danni postumi arrecati ai collezionisti. Già, perché il suo dogmatismo, la sua censura ferrea, i suoi modi “spicci” nell’imporre lo stile figurativo che gli pareva più funzionale ai fini politici, hanno portato grandi maestri a forzare la propria indole e a creare opere di scarso interesse. Queste, ovviamente, si scambiano per cifre relativamente modeste.

Fra le illustri vittime di Stalin emerge Kazimir Malevic (1878-1935), un vero rivoluzionario, che prima recuperò il patrimonio dell’arte popolare russa e si dedicò a soggetti umili, lontani dai salotti della splendida Parigi, aderendo al gruppo dei neoprimitivisti. Poi si spinse oltre e fondò il suprematismo. Spazzò via la figurazione, creando quadri in cui forme geometriche, perfette o quasi, si muovono su superfici monocrome bianche. Dialogano fra loro, si contrappongono, si completano, con scelte cromatiche azzeccatissime, a rappresentare le diverse anime che agitano una persona o un gruppo. Il tutto tracciato a mano libera, con uno sforzo sisifeo per arrivare alla perfezione delle forme, perché Malevic mirava a dipingerle assolutamente regolari, superando i limiti del proprio talento.

Così, nei suoi anni migliori, produsse poco. Poi arrivò la scure di Stalin e tutto cambiò. L’artista si trovò a ritrarre delle specie di manichini a più colori, indefiniti ma con profili/vestiti che rimandano alla classe lavoratrice, con sfondi spesso azzurri e realistici, talvolta arditamente imbavagliati. Altre volte dovette scendere a un vero e proprio figurativismo di maniera: un disastro in confronto con le sue prime opere. Lo sanno bene i collezionisti che cercano col lumicino le opere giovanili, prestaliniste, di Malevic e quando le trovano in asta, si scatenano in vere e proprie gare al rialzo, specie negli ultimi tempi.

Lo scorso 3 febbraio, Sotheby’s ha offerto a Londra un acquerello del 1909-1910, un Autoritratto da una serie di tre simili, di cui uno custodito nella celebre Galleria Tret’jakov di Mosca. L’influenza dei fauves francesi salta all’occhio, soprattutto per l’uso di tinte decise, stese con grande cura fino a creare ben definite aree di un solo colore. Autoritratto era rimasto come al solito a casa di Malevic fino alla sua morte e neppure gli eredi avevano trovato un acquirente fino al 1946, quando incontrarono un collezionista illuminato come George Costakis, alla cui generosità deve molto la stessa Galleria Tret’jakov. Autoritratto venne messo all’asta una prima volta da Christie’s di Londra il 5 febbraio 2004 e aggiudicato per 240mila euro, come previsto. Il bravo acquirente se lo godette a casa per un decennio, poi lo fece ammirare nelle splendide personali organizzate nel 2014 prima allo Stedelijk di Amsterdam e poi alla Tate di Londra e quindi lo affidò a Sotheby’s. La casa d’asta parve osare l’incredibile quando stimò l’opera ben 1,3-2 milioni di euro, ma alla fine venne aggiudicata per oltre 7,5 milioni di euro. Il guadagno del venditore è risultato strabiliante. Quando poi arriva sul mercato uno dei rarissimi dipinti suprematisti di Malevic (ne sono passati in asta solo cinque nell’ultimo ventennio) i prezzi salgono ancor di più.

Composizione suprematista ha fatto il botto, diventando l’opera d’arte russa più cara di sempre con i suoi oltre 50 milioni di euro di aggiudicazione (Sotheby’s, New York, 3 novembre 2008). L’opera in sé è la quintessenza del suprematismo con pure forme geometriche che si muovono su uno sfondo bianco, e ha pure una storia di tutto rilievo. Faceva parte del ristretto numero di tele che l’artista si portò a Berlino nel 1927 per la grande mostra che lo consacrò come pilastro dell’arte del Novecento, ma che indusse Stalin a farlo tornare in Russia per isolarlo rispetto al resto del mondo. Composizione suprematista rimase in Germania, a casa dell’architetto Hugo Häring, che la vendette allo Stedelijk di Amsterdam, ma non ne aveva la facoltà.


Kazimir Malevic, Suprematismo, 18a costruzione (1915).

Gli eredi di Kazimir dopo una lunga battaglia legale se ne riappropriarono e sfruttarono al meglio la campagna mediatica che si era sollevata e la notorietà del dipinto che aveva viaggiato in mezzo mondo ed era stato visto dai milioni di visitatori del museo olandese. è probabile che fosse un oligarca russo il magnate che sborsò i 50 milioni di euro. Ottimo risultato, anche se meno eclatante, l’ha ottenuto Suprematismo, 18a costruzione che Sotheby’s di Londra ha venduto lo scorso 24 giugno. Era stato anche quello esposto a Berlino nel 1927 ed è datato 1915, ossia nell’anno in cui Malevic aveva lanciato il suprematismo, e pure quello era finito allo Stedelijk per essere poi recuperato dagli eredi di Kazimir. Prezzo finale: oltre 20 milioni di euro. Per capire il danno causato da Stalin ai collezionisti, basta pensare che un quadro figurativo del 1931-1932 Due figure in un panorama è stato aggiudicato da Christie’s (Londra, 30 giugno 1999) per appena 700mila euro, e che altri del genere neppure vengono offerti. Il dittatore russo si rivolterà nella tomba a vedere i successi di mercato del primo Malevic.

ART E DOSSIER N. 325
ART E DOSSIER N. 325
OTTOBRE 2015
In questo numero: UNA GEOMETRICA BELLEZZA Parrino, astrazione punk; Malevič-Lisickij, un rapporto difficile; Arti decorative: ceramiche arcaiche, pavimenti medievali, Owen Jones. IN MOSTRA Burri, Picassomania, Malevič, Prostituzione, Giotto.Direttore: Philippe Daverio