Save Italy


al degrado risponde
il silenzio

di Leonardo Piccinini

Non è davvero un caso che l’invocazione SAVE ITALY sia stata lanciata per la prima volta in un’area, quella laziale (Tivoli, 1° maggio 2012), più densa di storia e di testimonianze artistiche e paradossalmente più dimenticata dell’intera penisola. A questo paradosso si unisce la presenza nell’area in questione della capitale che, d’altra parte, non costituisce certo un esempio di buona gestione dei beni pubblici, nonostante ospiti elefantiaci apparati ministeriali teoricamente volti a tutelare e promuovere gli infiniti tesori culturali. Una delle scene più intense della Dolce vita di Federico Fellini (1960) fu girata nei sontuosi ambienti di palazzo Giustiniani Odescalchi a Bassano Romano, sulla Cassia tra Roma e Viterbo. Un edificio di straordinaria bellezza, per gli affreschi di Domenichino e Albani, per la complessa struttura architettonica comprendente un casino di piacere al centro del grande parco (40 ettari), collegato al palazzo da un cavalcavia a quattro arcate. Un edificio negli anni degradato, tanto da essere scelto da Fellini per l’episodio della decadente festa nobiliare, nella quale l’incontro tra Marcello Mastroianni e Anouk Aimée rimane a tutti impresso per classe ed eleganza. Scenario incantato di proprietà pubblica, acquistato nel 2003 dal Ministero dei beni culturali ma inspiegabilmente inaccessibile. Eppure quante le potenzialità!

Ancora più grave il caso della meravigliosa Villa di Cicerone a Formia - il cosiddetto Formianum - di proprietà privata ma da tempo degradata (la villa è stata votata nel 2014 dagli italiani nella settima edizione dei Luoghi del cuore, censimento promosso dal Fai - Fondo ambiente italiano quale strumento di sensibilizzazione in favore del nostro patrimonio culturale). Nel ninfeo sul mare, decorato da stucchi e pitture pompeiane, sgorga una sorgente in cui la leggenda ha identificato la fonte di Artacia verso cui scendeva la figlia del re dei Lestrigoni allorché si incontrò con i compagni di Ulisse. Un luogo che tutto il mondo, se solo lo sapesse, potrebbe provare il desiderio di visitare… Eppure ecco il grido di dolore del sindaco di Formia: «Non si può perdere un tale gioiello solo perché insiste su una proprietà privata: aiutateci a salvare la Villa di Cicerone, prima che crolli giù tutto. Si stanno perdendo tutte le decorazioni parietali e gli stucchi e anche il terrapieno, se continua a esser abbandonato, cederà. Prima che i ninfei crollino sarebbe meglio si dicesse ai privati che non ci si può appropriare di un pezzo di Storia e poi lasciarlo al degrado ». Un’urgenza nazionale, che non dovrebbe riguardare solo il sindaco: ma dal Ministero, come al solito, un assordante silenzio!

ART E DOSSIER N. 325
ART E DOSSIER N. 325
OTTOBRE 2015
In questo numero: UNA GEOMETRICA BELLEZZA Parrino, astrazione punk; Malevič-Lisickij, un rapporto difficile; Arti decorative: ceramiche arcaiche, pavimenti medievali, Owen Jones. IN MOSTRA Burri, Picassomania, Malevič, Prostituzione, Giotto.Direttore: Philippe Daverio