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del grUppo zero

di Daniele Liberanome

Dallo scorso anno le quotazioni di Günther Uecker sono salite in modo vertiginoso. Ma era solo l’inizio

Un concettuale innovativo con forte senso dell’estetica e del movimento come Günther Uecker (nato nel 1930) non poteva rimanere a lungo ai margini del mercato mentre i prezzi degli altri alfieri del gruppo Zero andavano alle stelle. Uecker inizia a creare a partire da una superficie monocroma, come Fontana o Castellani o Klein, spesso bianca; poi la modifica, sfidando la tradizionale suddivisione fra scultura e pittura. Non la taglia o la buca - come Fontana - non aggiunge sul retro una struttura metallica che crea forme tridimensionali - come Castellani o Bonalumi -, non imbeve neppure la superficie di caolino che, asciugandosi, crea una sorta di grinze - come Manzoni. Uecker, invece, pianta sulla tela dei chiodi secondo un disegno ben preciso; utilizza cioè un tipico prodotto industriale, metafora di fissità e anonimato, e crea originali composizioni, ricche di dinamismo, in cui il tradizionale gioco luce-ombra si svolge con regole del tutto nuove, e le forme cambiano a seconda dell’angolo scelto dall’osservatore - quasi fosse un Vasarely. Eppure il mercato ha fatto fatica a scoprire il valore di tanta inventiva. 

Ancora un decennio fa Uecker si vendeva raramente intorno ai 100mila euro, mentre i prezzi di Fontana avevano già iniziato la loro galoppata apparentemente inarrestabile. Nel 2007 (il 29 novembre), Dorotheum fece scalpore per aver aggiudicato Weißer Wind (Vento bianco), per 300mila euro nonostante fosse un pezzo datato 1988, cioè venti anni dopo rispetto a quelli più cari dell’artista, e fosse più rigido e meno luminoso dei capolavori. 

Il primo non sporadico segno di risveglio del mercato si ebbe tre anni più tardi, il 28 settembre 2010 da Sotheby’s a Londra. Venne presentata un’opera di ben altra qualità, Bewegtes Feld (Scatola in movimento), che passò di mano per quasi 600mila euro; mentre un altro Uecker con il medesimo soggetto, sempre realizzato come il precedente a metà anni Sessanta, era stato aggiudicato da Lempertz a Colonia sette anni prima, il 27 novembre 2003, per non più di 40mila euro. Una rivalutazione da capogiro. Del resto, sulla superficie di Bewegtes Feld pare muoversi un’area più scura, creata con una diversa accumulazione di chiodi, che si sposta da un punto all’altro insieme allo sguardo del pubblico. Altro che geometria statica di un rettangolo o al limite di un parallelepipedo. 

Ma il vero boom di mercato è recentissimo, seconda metà del 2014 e soprattutto prima metà del 2015, ed è sensazionale. Il 6 dicembre 2014 a Monaco di Baviera Ketterer Kunst, casa d’aste semisconosciuta fuori dalla Germania, aveva proposto un altro Weißer Wind dello stesso periodo di quello venduto da Dorotheum. Un pezzo molto estetico, che simula dei fiori; è stato comunque aggiudicato per 1,1 milioni di euro, triplicando la stima iniziale. Era solo l’inizio. 

Lo scorso 11 febbraio, Christie’s di Londra ha messo in vendita Inseln (Isola) nella cornice della prestigiosa asta serale di arte del dopoguerra e contemporanea. La stima era piuttosto aggressiva, 460-600mila euro, considerato che l’opera era stata acquistata il 16 febbraio di tre anni prima per 300mila euro. Ma alla fine, dopo una lunga serie di rialzi, il martello si è fermato quando è stato offerto poco meno di 1 milione di euro. Il venditore aveva concluso un affare indimenticabile. 

La serata aveva richiamato collezionisti importanti - Christie’s aveva finito per fatturare 154 milioni di euro - e i palati fini in sala avevano apprezzato il dinamismo dei chiodi, che riproducono efficacemente il flettersi dei fili d’erba al vento, i vortici dell’acqua, le pianure nelle isole baltiche in cui l’artista è nato. Di recente ha avuto successo persino Reihung Weiß (Ordinamento bianco) un’opera estremamente concettuale, con i chiodi sulla tela posti a intervalli quasi regolari e che trasmette sensazioni di fissità seppur la variabile angolazione delle punte lascia spazio a giochi di luci e ombre. Ketterer l’ha aggiudicata per la bella cifra di 500mila euro (Monaco di Baviera, 11-13 giugno 2015), almeno un terzo in più del previsto. È stata, quella, un’asta davvero sensazionale per Uecker. Non appena nella stessa occasione era stata presentata un’opera di elevata qualità,- Hommage à Paul Scheerbart (Omaggio a Paul Scheerbart) dei primi anni Sessanta, ispirata al lavoro di uno dei protagonisti della letteratura fantascientifica tedesca -, era scoppiato il finimondo. La forma che Uecker ha creato con i chiodi su quella tela sembra galleggiare oppure colare; pare un materiale sconosciuto, proveniente da altre sfere, posto su una superficie liscia uniformemente bianca che conferisce al tutto un’atmosfera lunare. La stima era di 300mila euro, ma, incredibile a dirsi, alla fine Hommage à Paul Scheerbart è stato aggiudicato per 1,85 milioni di euro, complice anche l’importanza dell’opera per il percorso artistico di Uecker, essendo una delle prime con i chiodi. Con i prezzi in salita vertiginosa, alcuni potrebbero pensare a vendere - ma sbaglierebbero. I collezionisti di Uecker sono ancora perlopiù tedeschi e non appena il mercato internazionale prenderà vera coscienza della grandezza dell’artista, se ne vedranno delle belle.


Inseln (1964).


Weißer Wind (1992);


Hommage à Paul Scheerbart (dopo il 1960).

ART E DOSSIER N. 324
ART E DOSSIER N. 324
SETTEMBRE 2015
In questo numero: PRIMITIVISMI L'editoriale di Philippe Daverio; Il volto del serpente, l'Espressionismo in Toscana, Klee, Africa oggi; GLI UFFIZI a Casal di Principe; CINA OTTOCENTO La scoperta della fotografia. IN MOSTRA La Grande Madre, Gruppo Zero.Direttore: Philippe Daverio