Arte in conflitto


contro iL fango
deLLa camorra

di Federica Chezzi

Uniti contro la criminalità organizzata attraverso l’arte, è quanto sta accadendo in una villa confiscata al boss Egidio Coppola. Qui un’esposizione della serie “La città degli Uffizi” getta un seme di consapevolezza e rinascita nel comune del Casertano dove è stato ucciso il parrocco don Peppe Diana: Casal di Principe

Lastricati che scimmiottano un improbabile “stile Campidoglio”, una facciata con due timpani sovrapposti come se ne vedono solo nei giochi di costruzioni dei bambini, la vasca in marmo nero col leone che sputa acqua, un busto a colori del protagonista di Scarface e, per finire, sobrie colonne doriche in un atrio che ospita una doppia scala dalla quale dovrebbe poter scendere soltanto Rossella O’Hara. Queste le grottesche case dei boss campani, interpreti e promotori di un gusto kitsch fin troppo diffuso, esteso da Nord a Sud così come le infiltrazioni della criminalità organizzata in Italia, a partire dalle grandi - e dannose - opere nazionali come la Tav e il Mose, fino ai cantieri Expo e alle amministrazioni delle più importanti città, capitale compresa. 

È il confitto in casa nostra: e qui difatti si sposta questa volta la rubrica. Per raccontare di un’iniziativa particolare. 

1966: l’alluvione di Firenze richiama da tutta Italia molti giovani volontari e tra questi anche Renato Natale che, quasi cinquant’anni dopo, divenuto sindaco di Casal di Principe (Caserta) e invitato a Firenze per una conferenza sul tema “etica e bellezza”, conoscerà Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi. Alla fine dell’incontro il sindaco racconta al direttore di essersi spesso domandato quando sarebbe toccato ai fiorentini andare ad aiutare i casalesi a spalare il loro fango. Nasce allora un’inedita collaborazione tra i due, e poco dopo Natali sarà a Casal di Principe per un’analoga conferenza; lì decidendo - infine - per uno speciale progetto: organizzare in questo comune, nella villa sequestrata a un boss della camorra e restituita alla cittadinanza, una mostra della serie “La città degli Uffizi”, collana di esposizioni creata nel 2008 dallo stesso direttore, che presenta opere provenienti dal museo fiorentino e, in questa occasione anche da Capodimonte, spesso “riportandole” nei luoghi d’origine. La luce vince l’ombra. Gli Uffizi a Casal di Principe (a cura di Natali e del soprintendente Fabrizio Vona, con la collaborazione di Marta Onali) diventa una realtà concreta, attorno alla quale si mobilitano con grande generosità le tante professionalità che normalmente prendono parte alla costruzione delle mostre di questa serie. Dai trasportatori delle opere al fabbro, fino ai volontari che guidano i visitatori alla mostra, la “Città degli Uffizi”, così come già era accaduto per la mostra allestita a Santo Stefano di Sessanio. Credo infatti che la cultura e l’arte possano essere di conforto e sostegno per chi si trova in difficoltà: in Abruzzo dopo la violenza del terremoto, qua in Campania contro i soprusi inflitti dalla camorra». E sono gli stessi, infami soprusi che anche gli Uffizi hanno conosciuto quando, nella notte del 27 maggio 1993, una bomba venne fatta esplodere in via dei Georgofli, uccidendo cinque persone e distruggendo per sempre alcune opere della Galleria.


Le opere illustrate in questo articolo, dove non diversamente indicato, provengono dalla Galleria degli Uffzi di Firenze. la villa sequestrata prima dei lavori di ristrutturazione;


Le opere illustrate in questo articolo, dove non diversamente indicato, provengono dalla Galleria degli Uffzi di Firenze. le fasi di movimentazione delle opere per l’allestimento della mostra La luce vince l’ombra durante le quali si è resa necessaria una viglianza speciale;


Le opere illustrate in questo articolo, dove non diversamente indicato, provengono dalla Galleria degli Uffzi di Firenze. Andy Warhol, Fate presto (1981), Reggia di Caserta.

l’esterno della villa secondo l’idea dei progettisti Raffaele Semonella, Giuseppe e Costantino Diana.


alcune opere degli Uffzi e del Museo di Capodimonte di Napoli presenti in mostra.

Ed è proprio con il Concerto di Bartolomeo Manfredi, ormai sfregiato per sempre, e con la videoinstallazione di un altro quadro divenuto simbolo di quella tragedia mafiosa, l’Adorazione dei pastori di Gherardo delle Notti, che si crea un’ulteriore, solidale vicinanza delle due città, delle loro istituzioni, degli stessi loro cittadini. 

Del resto, racconta infine Natali, «se io vedessi una sorta di Uffizi Due, e lo dico per paradosso perché ritengo che dopo tre-quattro mesi le opere debbano tornare al museo di appartenenza, prima di vederla a Shanghai la vedrei piuttosto in una realtà come quella di Casal di Principe». E per illustrare l’assunto etico che guida il progetto stesso della mostra non poteva esserci pittura migliore, scrive Natali, di quella caravaggesca. I quadri scelti sono tutti di mano di pittori che a Napoli nacquero o lavorarono, fortemente suggestionati dal luminismo di Caravaggio, contrasto - di luce e d’ombra - che appare del resto anche simbolico. Nel movimento creatosi attorno a questa iniziativa, risulta preziosa e fondamentale la collaborazione delle tante associazioni e imprese, e ben riuscita sembra essere anche la progettazione per il restauro esterno della villa sequestrata: per ora allestito come un cantiere (di idee) ma in attesa di essere rivestito da pannelli in canapa, antica coltura campana e ironica allusione alle attività dei camorristi, ex proprietari della villa. Ma questa mostra non deve ovviamente rimanere un episodio isolato e se già gli organizzatori hanno intanto chiesto e ottenuto che ci siano dei finanziamenti legati alla cultura per le startup dei giovani casalesi, ci si augura che anche il governo e le amministrazioni locali facciano la loro parte. Senza una cultura accessibile a tutti e senza giustizia sociale, nessuna legalità è possibile.


Mater Matuta (III-II secolo a.C.), particolare, Capua, Museo provinciale campano.

Artemisia Gentileschi, Santa Caterina d’Alessandria (1618-1620), particolare.


le operazioni di allestimento della mostra. In primo piano La Carità (1666) di Luca Giordano, a sinistra il Concerto (1617-1618) di Bartolomeo Manfredi.

Gli Ambasciatori della Rinascita

I loro volti compongono una sequenza ritmata che mostra orgoglio, rispetto, impegno, forza, vitalità, coraggio e tanta voglia di riscatto. Agli Ambasciatori della Rinascita, così si chiamano le guide che accompagnano i visitatori nel percorso espositivo La luce vince l’ombra. Gli Uffizi a Casal di Principe (Casal di Principe, Caserta, Casa don Peppe Diana, via Urano 18, orario 10.30-20.30, fino al 21 ottobre; www.rrinascita.it, www.lacittadegliuffizi.org), è affidato il compito di dissipare l’ombra, di combattere le tenebre, di raccontare del loro territorio, sia nei risvolti positivi sia in quelli negativi. Sono settanta giovani donne e uomini che, fino a qualche mese fa, erano tra loro perlopiù sconosciuti e che ora costituiscono un gruppo unito e compatto. S’inquadrano come mediatori culturali museali e condividono un percorso formativo intensivo, di altissima qualità e “in divenire”. Sono loro la grande forza del progetto, con la speranza che la mostra rappresenti per loro solo la prima opportunità di rinascita. 


Marta Onali


gli Ambasciatori del progetto “R_Rinascita” di First Social Life.

ART E DOSSIER N. 324
ART E DOSSIER N. 324
SETTEMBRE 2015
In questo numero: PRIMITIVISMI L'editoriale di Philippe Daverio; Il volto del serpente, l'Espressionismo in Toscana, Klee, Africa oggi; GLI UFFIZI a Casal di Principe; CINA OTTOCENTO La scoperta della fotografia. IN MOSTRA La Grande Madre, Gruppo Zero.Direttore: Philippe Daverio