Architettura per l'arte


un Moderno siMposio
platonico

di Aldo Colonetti

Un’architettura che tiene conto della storia e degli insediamenti precedenti, firmata da Koolhaas con la supervisione di Celant: è la nuova sede della Fondazione Prada a Milano

Milano da alcuni mesi ha una sorta di città dell’arte; la Fondazione Prada ha aperto da maggio di quest’anno la sua nuova sede, nella zona sud della città, tra la circolazione esterna e la ferrovia. Non è solo un museo; è un grande sistema di spazi, di iniziative permanenti, di eventi, di memoria e ricerca, di educazione e tempo libero. Assomiglia a un moderno simposio platonico, dove ciascuno può trovare la propria dimensione estetica. Il regista, perché non si stratta soltanto di una nuova architettura, è Rem Koolhaas; la committenza di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, con la soprintendenza artistica e scientifica di Germano Celant, ha guidato il progetto attraverso una serie di tappe, lunghe e non sempre facili, che hanno portato alla realizzazione di un “luogo”, unico nel suo genere a livello internazionale, per due ragioni. La dimensione e la qualità, da un lato, la sua funzione “pubblica”, dall’altro, anche se la volontà e l’investimento sono esclusivamente di un privato, come a rappresentare, in un certo senso, quale dovrebbe essere il ruolo di un’azienda, quando intercetta linguaggi ed esperienze che appartengono a tutti, per cui il dialogo è con il mondo nella sua totalità. 

18.900 metri quadri di cui 12.300 aperti al pubblico, in un’area dove operava una ex distilleria (Società italiani spiriti): il progetto di Koolhaas coinvolge sette edifici preesistenti (magazzini, laboratori, silos) e tre nuove strutture: uno spazio espositivo per mostre temporanee, un ambiente multifunzionale, con una sala cinematografica (che riprende la memoria di un vecchio cinema milanese, l’Arlecchino, compresa una straordinaria scultura murale in ceramica di Lucio Fontana), e una torre. Come scrive lo stesso progettista: «Ho pensato alla sede della Fondazione Prada, non come un’opera di conservazione e nemmeno in quanto nuova architettura. Le due dimensioni coesistono, pur rimanendo distinte, e si confrontano reciprocamente in un processo di continua interazione, quasi fossero frammenti destinati a non formare mai un’immagine unica e definitiva, in cui un elemento prevale sugli altri». Vecchio e nuovo, verticale e orizzontale, ampio e stretto, bianco e nero, aperto e chiuso: polarità e contrasti che l’architetto indica nel suo concept, il tutto affidato a tecnologie e materiali costruttivi che sono una sorta di nuova enciclopedia dell’architettura. Reti metalliche, foglie d’oro, legno, cemento, vetro; mi ricorda, questa volta applicati all’interno di un intervento di dimensioni urbane, quella sorta di grande libro dell’architettura, intesa come grammatica e sintassi, presentato dallo stesso Koolhaas, in occasione della sua Biennale d’architettura di Venezia nel 2014, dal titolo emblematico Fundamentals. Ecco, la Fondazione Prada rappresenta una prima tappa, fondamentale, nella direzione di un’architettura che tiene conto della storia e degli insediamenti precedenti, senza con questo cadere in uno storicismo rispettoso; anzi, inserendo nel tessuto compositivo forme, materiali, percorsi inaspettati e quindi “depistanti”. Ha lavorato, il progettista, sul linguaggio e sulle idee filosofiche, piuttosto che, partendo dalle funzioni, già canonizzate e regolamentate, definire applicazioni e modelli costruttivi, riconosciuti. Podium, Cinema e Torre, ovvero i tre edifici nati da altrettanti nuovi progetti, in modo orgoglioso parlano un linguaggio diverso, a partire dalle superfici per arrivare alle strutture compositive, soprattutto della Torre, senza con questo “oscurare” i volumi preesistenti. Anzi vengono rivitalizzati dal contemporaneo, un contemporaneo che ha le sue radici nei “fondamentali”. Le mostre inaugurate dalla Fondazione, in modo particolare, Serial Classic, curata da Salvatore Settis e Anna Anguissola, dimostrano che la storia dell’arte è un grande laboratorio, dove, nel rispetto comunque dei diversi periodi storici, è possibile parlare il linguaggio contemporaneo, senza con questo dimenticare da dove veniamo. Un concetto fondamentale che descrive perfettamente la base teorica ma anche pratica del nuovo assetto della Fondazione Prada che dimostra «la vocazione a reinventarsi. È una struttura aperta, in cui le idee circolano liberamente», afferma Germano Celant. Anche per questa ragione, uno spazio è dedicato all’Accademia dei bambini, nel segno del gioco, di una libera creatività, per apprendere e scambiare conoscenze ed esperienze. Oggi è già domani: Rem Koolhaas e la Fondazione Prada sono già nel futuro.


Le immagini di questo articolo provengono dalla Fondazione Prada. Fondazione Prada, nuova sede di Milano, progetto architettonico sviluppato dallo studio OMA.


Le immagini di questo articolo provengono dalla Fondazione Prada. Fondazione Prada, nuova sede di Milano, progetto architettonico sviluppato dallo studio OMA.


Barnett Newmann Onement VI (1953), veduta della mostra An Introduction (9 maggio 2015 - 10 gennaio 2016).

veduta dell’installazione permanente Corner Door and Doorframe (2014-2015) di Robert Gober.


Walter De Maria Bel Air Trilogy: Circle Rod, Square Rod, Triangle Rod (2000-2011) veduta della mostra An Introduction (9 maggio 2015 - 10 gennaio 2016).

I corridori (I secolo a.C.), Napoli, Museo archeologico nazionale, opera esposta in occasione della mostra Serial Classic (9 maggio - 24 agosto 2015).


Accademia dei bambini, progetto a cura di Giannetta Ottilia Latis, ideazione dello spazio sviluppato in collaborazione con gli studenti dell’Ecole nationale supérieure d’architecture de Versailles, sotto la direzione di Cédric Libert ed Elias Guenoun.

ART E DOSSIER N. 324
ART E DOSSIER N. 324
SETTEMBRE 2015
In questo numero: PRIMITIVISMI L'editoriale di Philippe Daverio; Il volto del serpente, l'Espressionismo in Toscana, Klee, Africa oggi; GLI UFFIZI a Casal di Principe; CINA OTTOCENTO La scoperta della fotografia. IN MOSTRA La Grande Madre, Gruppo Zero.Direttore: Philippe Daverio