Il ruolo dei progettisti non era, quindi, facile. Il risultato fu una costruzione economica, propagandistica e dal forte contenuto ideologico.
All’ingresso svettava un’invocazione alla speranza: la scultura El pueblo español tiene un camino que conduce a una estrella opera di Alberto Sánchez; il padiglione, costituito da elementi prefabbricati per ottimizzare tempi e costi, si presentava come un parallelepipedo che si sviluppava su tre piani compreso il piano terra con un cortile centrale, come elemento di mediterraneità e come ambiente da attraversare obbligatoriamente per accedere alla scala che portava ai piani superiori.
La struttura era metallica a vista; i progettisti realizzarono una griglia razionalista che, di fronte a quel capolavoro che dichiarava guerra alla guerra, il Guernica di Picasso, fu privata di uno dei sostegni perché interrompeva il campo visivo che le dimensioni dell’opera richiedevano. L’architettura si sottometteva di fronte al Guernica. La Fuente de mercurio di Calder, poi, omaggiava il lavoro dei minatori di Almadé. Alla facciata venne attribuito il ruolo di manifesto introduttivo affidato ai fotomontaggi propagandistici di José Renau, aggiornati, di volta in volta, in base all’evolversi del conflitto.
Joan Miró fu invitato a realizzare un “mural” che si estendesse in altezza su due piani, alto sette metri e diviso in sei pannelli: dipinse il ritratto di un contadino catalano che impugna una falce, El segador, simbolo della perdita della libertà della Catalogna che accompagnava il visitatore lungo le scale. La Montserrat, scultura di Julio Gonzales, concludeva la visita.
Qualche anno dopo Mussolini programmò l’Esposizione universale di Roma, da cui l’acronimo di E.U.R.; prevista nel 1942, non fu mai tenuta a causa del conflitto mondiale.
Il progetto, presentato sotto la direzione di Marcello Piacentini, ispirato secondo l’ideologia fascista all’urbanistica classica romana, prevedeva edifici costruiti con marmo bianco e travertino per ricordare i templi e gli edifici della Roma imperiale. Simbolo del quartiere EUR e dell’architettura di regime è il Palazzo della civiltà italiana o Colosseo quadrato di Guerrini, La Padula e Romano.
Dopo la guerra, i temi diventarono più generali e furono dominanti i riferimenti all’umanità.
L’architettura assunse ruoli sempre più decisi; consapevole degli alti livelli di sperimentazione stilistica e tecnica che riusciva a raggiungere, e forte della funzione ideologica e commerciale che andava a rappresentare, cominciò a esporre se stessa. Il segno si semplificava, si liberava dei motivi floreali diventando essenziale.
L’ingegnere André Waterkeyn, a Bruxelles nel 1958, progettò un atomo gigantesco di acciaio, l’Atomium, come segno degli sviluppi della ricerca nucleare in un momento storico in cui risultava paradossale: mentre un secolo prima si celebrava la tecnologia come sinonimo di progresso, proprio la tecnologia aveva armato la guerra terminata da pochi anni. Il tema scelto era proprio il confronto pacifico tra le nazioni, fare un bilancio del mondo per un mondo più umano: la tecnica al servizio dell’uomo.
A Bruxelles, si registrò il ritorno di Le Corbusier con un’opera “multimediale”, creata per l’azienda olandese dell’elettronica Philips: Poème électronique. Le Corbusier creò un progetto sincronico che offriva al visitatore un’esperienza totalizzante, di suono e immagine in uno spazio continuo senza distinzione tra soffitto e pareti, delimitato da una struttura realizzata in lastre precompresse di cemento armato.
Come Le Corbusier, anche l’architetto israelo-canadese Moshe Safdie usò il cemento armato precompresso per la sua architettura, lascito dell’Expo 1967 alla città di Montreal: il quartiere Habitat ’67, un cumulo di trecentocinquantaquattro cellule cubiche, dallo skyline frastagliato, che danno forma a un complesso di centosessanta appartamenti di diversi tagli, prototipi di una struttura abitativa sperimentale ad alti standard di ecosostenibilità.
Habitat ’67 e la cupola geodetica dello statunitense Richard Buckminster Fuller, vero capolavoro di ingegneria nato dall’intersezione di geodetiche che vanno a formare elementi rigidi triangolari costituiti da aste, diventarono le architetture di riferimento per i progettisti di macrostrutture.