XXI secolo
Yoko Ono

give peace
a chance!

Avere più di ottant’anni e rimanere coerente con le scelte abbracciate in giovane età. Questa è Yoko Ono, femminista, ambientalista, impegnata ancora oggi in campagne di sensibilizzazione sulla possibilità di coltivare giorno dopo giorno la pace e il rispetto tra i popoli. Una battaglia portata avanti anche con John Lennon ed evocata nelle sue opere.

Elena Agudio

C'è chi alle critiche si piega, faticando a rialzarsi. Ma c’è chi continua a camminare indisturbato a testa alta, proseguendo nella propria chiara traiettoria. Alla seconda categoria appartiene certamente Yoko Ono, l’artista di origine giapponese celeberrima non solo come seconda moglie ma come ispiratrice e compagna artistica di John Lennon.

Ancora una volta tra le chiacchiere e le polemiche, il MoMA di New York la celebra in una mostra monografica curata da Christophe Cherix e Klaus Biensenbach (pesantemente attaccato dalle penne più caustiche già per la scorsa mostra della popstar Bjork): Yoko Ono: One Woman Show, 1960-1971, un’esposizione che riflette sull’opera e la poetica della Ono, e che si concentra sulla decade decisiva della sua carriera culminando nella sua performance del 1971, quando l’artista pubblicizzò una sua presunta mostra personale al museo newyorkese sotto il titolo The Museum of Modern FArt e accolse i visitatori con un cartello all’ingresso che chiedeva loro di ritrovare le mosche che lei aveva disperso nelle sale della galleria.

Proveniente da una sofisticata famiglia dell’aristocrazia giapponese, educata nelle migliori scuole e cresciuta - secondo l’etichetta - imparando la musica e l’arte, Yoko Ono non si è mai lasciata apparentemente disturbare dalle stroncature che la critica ha ripetutamente scagliato contro il suo scarso talento artistico.


Bruno Vagnini, stanza con poster pacifisti (Montreal, 1969).

La pace, la lotta contro l’ingiustizia sociale e contro i multiformi razzismi del mondo hanno costituito il motivo centrale della poetica della Ono


Se le attitudini musicali e l’estro vocale della Ono non sono considerabili rilevanti, se il suo genio creativo talvolta non sembra emergere con carattere dalle sue opere di arte visiva, non si può tuttavia affermare che lo slancio comunicativo e il suo attivismo - politico e mediatico - non abbiano saputo e non sappiano ispirare riflessioni importanti.

Femminista, ambientalista, pacifista, l’ultraottuagenaria artista seguita a lanciare campagne di “advocacy”, per continuare a disegnare e «immaginare un mondo migliore», come dichiara lei stessa, e per risvegliare le coscienze più assopite, quelle che ancora non sembrano essersi accorte di alcuni dei problemi più urgenti del nostro pianeta.

Negli anni più critici della guerra del Vietnam, dopo il suo matrimonio con Lennon, è lei l’ispiratrice di una ininterrotta e radicale campagna pacifista.


Imagine Peace Tower, a Reykjavik, dedicata alla memoria di John Lennon. La torre viene innalzata ogni anno dal 9 ottobre all’8 dicembre, rispettivamente giorno di nascita e morte di Lennon. Questo è uno scatto del 2011.

«All we are saying is give peace a chance…
Tutti parlano di rivoluzione, evoluzione, masturbazione, flagellazione, regolamentazione, integrazioni, meditazioni, Nazioni Unite, congratulazioni.
All we are saying is give peace a chance…»

Registrata in una stanza di albergo a Montreal il 1° giugno del 1969, questa canzone - Give Peace a Chance - per tutti gli anni Settanta si è fastidiosamente insinuata nelle orecchie di tutti i potenti del mondo come un anatema contro la guerra e la violenza geopolitica. Un testo che è stato utilizzato dal movimento pacifista americano quasi come un inno, e che è stato composto e realizzato nel letto coniugale dal ventinovenne Beatle e dalla sua nuova sposa Yoko Ono.
Se la forma più naturale di protesta e lotta nonviolenta per le strade, le piazze e i luoghi pubblici durante i movimenti studenteschi del Sessantotto è stato il sit-in (di ispirazione gandhiana e tradizione jainista), nessuno può dimenticare la straordinaria forma di resistenza antibellica che Yoko Oko e John Lennon decisero di promuovere insieme, nei giorni della loro luna di miele: il “Bed-In for Peace”. A seguito del loro matrimonio, celebrato il 20 marzo 1969 alla Rocca di Gibilterra, i due decisero di approfittare dell’attenzione mediatica per promuovere la pace mondiale. Rinchiusi per giorni in una stanza di albergo ad Amsterdam e più tardi a Montreal, la coppia invitò la stampa a intromettersi nella loro intimità coniugale per assistere a una performance alquanto insolita per due freschi sposi: a letto, in pigiama, i due consumavano i primi giorni delle loro nozze in appassionate e interminabili discussioni sulla pace e sull’amore universale; dietro di loro, appesi alle finestre, due provocatori cartelli a mo’ di dazebao con scritto «Hair Peace» e «Bed Peace»(1).

La loro relazione e la loro intensa “liaison” artistica continuò nella direzione dell’attivismo politico, in crescendo. Sulla scia degli slanci concettuali e fluxus della Ono, i due si presentarono in una conferenza stampa a Vienna rinchiusi in un sacco per lanciare la pratica artistica del “Bagism”: l’idea era quella di nascondere in una specie di sacco (“bag”) i segni del proprio volto e del proprio corpo politicizzato, contro i preconcetti razzisti e machisti di una società bigotta e “impacchettatrice” di giudizi a priori. Nel corso dei successivi otto mesi la coppia inviò a una cinquantina di leader mondiali una lettera e una scatoletta con due ghiande, chiedendo a ciascuno di loro di piantare i due frutti nel loro giardino per far crescere due querce(2). Fino al Natale del 1969, quando John e Yoko diffusero il loro più noto e celebrato messaggio di pace: una serie di cartelloni pubblicitari per le maggiori città del mondo che recavano le parole «WAR IS OVER! If You Want It - Happy Christmas From John & Yoko».

Militante e attivista per i diritti delle donne nel mondo, Yoko Ono vanta il merito di aver sensibilizzato e spinto il marito a riconoscere l’importanza delle lotte politiche delle femministe in quegli anni: quando nel 1972 i due scrivono Woman is the Nigger of the World a quattro mani, denunciano insieme la condizione di asservimento della donna in diverse culture del mondo. Il singolo risultò commercialmente un tremendo flop dal quale per qualche anno per il musicista inglese fu difficile riprendersi, ma il messaggio di Lennon - che ammise di essere finalmente arrivato, solo grazie a Yoko Ono, a comprendere e accettare la totale parità tra uomo e donna e le istanze della protesta femminista, e che ammise di essere stato fino a quel momento un maschilista capace di maltrattare le donne - rappresentò un importante momento per le politiche emancipatorie femminili. La pace, la lotta contro l’ingiustizia sociale e contro i multiformi razzismi del mondo hanno costituito il motivo centrale della poetica della Ono anche dopo l’assassinio di Lennon.


Play it By Trust (1966-2013), installazione esposta in occasione della mostra War Is Over! (If You Want It): Yoko Ono (Sidney, MCA - Museum of Contemporary Art, 15 novembre 2013 - 23 febbraio 2014).


Apple (1966), opera esposta in occasione della mostra Yoko Ono: One Woman Show, 1969-1971 (New York, MoMa, fino al 7 settembre).

Oggi, forse più che per le sue opere di arte visiva, la ricordiamo per le sue campagne, per la sua Imagine Peace Tower dedicata al marito vicino a Reykjavik, e per il suo premio per la pace istituito nel 2002: un assegno di 50mila dollari per artisti che praticano e “resistono” in zone di tensione, recentemente conferito ad artiste militanti come le Pussy Riot.
Da ragazza la Ono ha assistito alla devastazione fisica ed economica del Giappone durante la seconda guerra mondiale. Aveva dodici anni, quando la bomba atomica fu lanciata su Hiroshima e Nagasaki nell’agosto del 1945. La madre in quel tempo portò lei e i suoi fratelli nella campagna nord del Giappone, per la loro incolumità. La Ono ha più volte scritto e raccontato delle ore interminabili che lei e il fratello trascorrevano a guardare il cielo e gli ammassi di nuvole che correvano nel blu, inventandosi menu sofisticati per sconfiggere la fame dovuta alla carestia. Più volte nella sua opera ricorre l’immagine del cielo, come nei puzzle blu che riempiono gli elmetti rovesciati e appesi al soffitto di HELMETS - Pieces of Sky del 2001.


L’immagine più ricorrente nella carriera di Yoko Ono è quella degli scacchi: Play it By Trust fu realizzata nei suoi anni Fluxus


Ma l’immagine più ricorrente nella carriera della Ono è quella degli scacchi: Play it By Trust fu realizzata nei suoi anni Fluxus, nel 1966, quando l’artista giapponese frequentava l’avanguardia artistica newyorchese e dialogava con figure del calibro di Maciunas, John Cage o Gustav Metzger, ed è stata più volte da lei riprodotta e ricontestualizzata fino al 2013. In quest’opera il sommo gioco della guerra, la strategica battaglia dalle soluzioni quasi infinite che vede contrapposti i neri e i bianchi viene neutralizzata dall’artista, che disarma gli eserciti belligeranti trasformando tutti i pezzi in pedine bianche.
Un messaggio di pace totalizzante, che probabilmente però non deve aver appassionato Angela Davis o gli attivisti neri delle Black Panthers per cui negli anni Settanta la Ono e Lennon spendevano parole di fratellanza.

(1) È terminata il 16 maggio la mostra John Lennon & Yoko Ono: Suite 1742. Fotografías de Bruno Vagnini (Malaga, La Térmica, www.latermicamalaga.com) sull’happening pacifista Bed-In contro la guerra del Vietnam di John Lennon e Yoko Ono nella stanza 1742 del Queen Elizabeth Hotel di Montreal dove la coppia è stata, dopo la tappa all’Hilton Hotel di Amsterdam, nei giorni successivi al matrimonio nel marzo del 1969.

(2) Ancora oggi - per ironia della storia forse - nel giardino dell’ex dimora presidenziale del maresciallo Tito continuano a crescere le due querce piantate nel 1969, sculture viventi e monito per la pace nel mondo.

ART E DOSSIER N. 322
ART E DOSSIER N. 322
GIUGNO 2015
In questo numero: ESPRESSIONISMO In mostra a Genova tra avanguardia e Bohème. L'ARTE, LA GUERRA E LA PACE: Dai pittori garibaldini a Yoko Ono. PHILIPPE DAVERIO La follia della Grande Guerra. IN MOSTRA Visconti e Sforza, Illustrazione di guerra.Direttore: Philippe Daverio