CATALOGHI E LIBRI

MAGGIO 2015

UN PITTORE DI NOME LEONOR

Da Trieste a Parigi: la scatenata gioventù di Leonor Fini

Si moltiplicano gli studi sulle donne che hanno manifestato il loro talento artistico oltre le convenzioni, talvolta subendo pregiudizi di un mondo maschile che spesso ha negato loro autonomia intellettuale, talaltra ricevendo ammirazione incondizionata (in questa rubrica si è già parlato di Rosalba Carriera, Camille Claudel, Frida Kahlo, Dora Maar, Meret Oppenheim, Carol Rama). Esce ora un libro per ragazzi, di piacevole lettura anche per gli adulti, sulla raffinata artista e intellettuale Leonor Fini, nata in Argentina nel 1907 da padre d’origine italiana e madre triestina, morta a Parigi nel 1996. Premuda da tempo studia la sua personalità (ne ha tradotto un racconto e ha collaborato al film Ma dov’è Leonor?, visibile su www.arte.rai.it/articoli/ma-dovè-leonor/ 24786/default.aspx). Qui restituisce rilievo psicologico all’artista, con delicatezza e fedeltà storica. E si concentra sull’infanzia e l’adolescenza. La madre Malvina fugge dal marito quando la bimba ha pochi mesi e per evitare che lui rapisca la piccola la traveste spesso da maschietto. Nel paradiso dorato della Trieste cosmopolita, elegante e colta di Svevo e Joyce, la vivace bambina cresce viziata e coccolata. Leonor mostra un’intelligenza acuta e una sensibilità che oscilla fra intensa femminilità e altre doti ritenute di solito prerogative maschili. I confitti con la governante asburgica, le avventure nelle quali trascina il cuginetto e le amiche, i travestimenti, l’amore per i gatti e per un coniglio che finirà tristemente arrosto sono eventi (poi rievocati, in modo più o meno occulto, nei suoi dipinti) che vanno oltre il mero aneddoto e aiutano a comprendere la genesi di una personalità volitiva e passionale. Da Trieste, con l’ansia di dipingere e la consapevolezza del proprio talento, la bella e giovane Leonor si sposterà a Milano e poi a Parigi. Con il viaggio verso la Francia il racconto si ferma e lascia presagire, nell’incontro in treno con de Pisis, i rapporti con intellettuali e artisti, da Ernst a Picasso, dalla Oppenheim a Christian Dior. Ma anche la perenne autonomia da ogni gruppo e idea precostituita.

Corrado Premuda, illustrazioni di Andrea Guerzoni Editoriale Scienza, Firenze-Trieste 2015 94 pp., 13 ill. colore € 12,90

BOLDINI A PARIGI

Ritratto di un pittore attraverso le lettere

È un’immersione affascinante nella Parigi fra Otto e Novecento, come recita la bandella del libro, questa monumentale raccolta di lettere “francesi” di Giovanni Boldini (Ferrara 1842 - Parigi 1931), curata con acribia e ricchezza di notazioni critiche da Barbara Guidi in un’edizione che resterà un volume di riferimento per gli studi non solo sul famoso pittore ferrarese, ma anche, appunto, sul milieu culturale e sociale parigino della Belle époque. Oltre seicento carte, lettere, telegrammi, bigliettini da visita, cartoline, intestazioni sono il patrimonio giunto nel 1974 al Museo Boldini (oggi in restauro per i danni subiti dal terremoto di tre anni fa): un aiuto importante sia per gli addetti ai lavori sia per gli appassionati di arte e storia. Anche se, come precisa Barbara Guidi, questi scritti non costituiscono l’unico mezzo d’interpretazione critica sull’opera di uno dei più ammirati e fortunati artisti della Belle époque.


Barbara Guidi Fondazione Ferrara Arte Editore, Ferrara 2015 794 pp., 48 tavole colore € 35

FIRENZE

“Fotografia” di una città tra storia e attualità

In occasione del centocinquantesimo anniversario di Firenze, capitale del Regno d’Italia dal 1865 al 1871, questa pubblicazione resta a memoria di una mostra appena conclusa nel capoluogo toscano, organizzata dall’ Ente Cassa di risparmio di Firenze con la sezione didattica della Soprintendenza e l’Istituto geografico militare (iniziativa che ha coinvolto scolaresche e insegnanti). Il libro documenta in primo luogo la “Firenze che non c’è più”, precedente alla trasformazione radicale del centro storico guidata dall’architetto e urbanista Giuseppe Poggi per adattare la città alle esigenze di quella che sarebbe divenuta a breve capitale del Regno. E lo fa grazie ai nitidi dipinti di un vedutista di talento, Fabio Borbottoni (1823-1901). Le opere di questo artista della collezione dell’Ente Cassa di risparmio, da anni studiate da Emanuele Barletti (che qui indaga anche sulla raccolta privata del pittore, focalizzata appunto sulle vedute di Firenze), indugiano su angoli suggestivi di una città che scomparve in brevissimo tempo, ma che già da anni aveva iniziato a cedere, specie nei dintorni pittoreschi immortalati dai macchiaioli, a massicci cambiamenti. Nei dipinti di Borbottoni tratti di mura, torri, piazze, vicoli, ponti, porte raffigurano, come spiega Carlo Sisi nella presentazione, «la tranquilla città del governo lorenese», in «armonioso dialogo con il paesaggio circostante». La documentazione sulla Firenze scomparsa si arricchisce nel libro con lo studio delle carte dell’Istituto geografico militare, che tracciano la progressiva trasformazione urbana della Firenze del XIX secolo. Inoltre, sono anche pubblicate altre significative vedute della città toscana, dalle raccolte dell’Ente Cassa di risparmio, compresi i trentasei dipinti, recentemente acquisiti, che un ingegnere, Emilio Biondi, eseguì fra il 1860 e il 1890. Ma la vera, poetica novità del libro è l’aver affiancato, o meglio in qualche maniera sovrapposto le immagini dei dipinti a quelle digitali dei luoghi come appaiono adesso: fotografe “sincretiche”, una sorta di ectoplasmi, come spiega il suo autore, Saverio De Meo, utili a collegare in modo originale passato e presente.


a cura di Emanuele Barletti, fotografie di Saverio De Meo Edizioni Polistampa, Firenze 2015 232 pp., 300 ill. colore € 16

MARIO SIRONI

La grandezza dell’arte, le tragedie della storia
Nella vasta bibliografa su Sironi, nella quale spiccano, oltre agli studi della Pontiggia, quelli di Fabio Benzi, si aggiunge ora questa ben documentata biografa. Sironi (Sassari 1885 - Milano 1961), futurista dal 1913, comincia negli anni Venti a immaginare il mondo urbano, tagliente della vita moderna. E conferisce ai suoi insoliti paesaggi cittadini la monumentalità degli edifici antichi. Dapprima nel movimento “Novecento italiano”, nato a Milano nel 1922, poi, negli anni Trenta, con visionarie rievocazioni dell’arte parietale, Sironi, amico di Mussolini (ma avverso alle leggi razziali), dà vita a un’arte nazionalistica, che però non sarà mai realmente di regime, con l’intento di tornare all’idea della magnificente decorazione classica, che aveva amato a Roma, da giovinetto, quando gli passavano davanti gli «splendidi fantasmi dell’arte classica». Il libro si svolge seguendo un rigoroso percorso cronologico, dalle origini in una famiglia di architetti, all’adolescenza segnata dalla perdita del padre a tredici anni, agli esordi simbolisti della “stagione romana” fino alla crisi depressiva del 1903. E poi gli incontri con Boccioni, Severini, Balla, l’adesione al futurismo, fino alla guerra e all’incontro con Margherita Sarfatti, che crea il salotto intellettuale dell’Italia di Mussolini. Dalla Milano di “Novecento italiano”, alle partecipazioni alle Biennali, alle “carovane” delle mostre del 1929 e 1930, fino alla presenza alla Quadriennale di Roma e alla Mostra rivoluzionaria fascista. Nella quarta parte Pontiggia documenta la “scommessa” coraggiosa di Sironi sulla pittura murale, in lotta col sistema dell’arte moderna, fino alle ultime imprese decorative. Ma è la quinta parte che colpisce più di ogni altra: il 25 aprile 1945 Sironi esce di casa col cane e prende la strada per Como. A un posto di blocco viene fermato dai partigiani e ha salva la vita grazie a un lasciapassare di Gianni Rodari, il futuro scrittore per l’infanzia. Da allora, la discesa in solitudine. Il suo corteo funebre, nel 1961, «attraversa una Milano deserta, metafisica, che sembra uscita da un suo quadro».


Elena Pontiggia Johan & Levi editore, Milano 2015 320 pp., 114 ill. colore e b/n € 28

ART E DOSSIER N. 321
ART E DOSSIER N. 321
MAGGIO 2015
In questo numero: L'INVASIONE DELLE ULTRAMOSTRE Expo, Biennale e le altre, in Italia e in Europa: da Leonardo a Gauguin, da Altdorfer alla Nuova oggettività, dal barocco romano a Diebenkorn. PAGINA NERA La Palermo dell'abbandono.Direttore: Philippe Daverio