Grandi mostre. 6
Giovanni Boldini a Forlì e a Ferrara

jolies
femmes

Impareggiabile interprete della femminilità della Belle époque, Giovanni Boldini ha lasciato una galleria di ritratti simbolo di sensualità, bellezza ed eleganza come testimoniano l’esposizione in corso ai Musei San Domenico e le opere ospitate nelle sale del Castello estense.

Melisa Garzonio

Una lunga storia di donne. Modelle bellissime che il pittore chiamava devotamente «divine» e che, devote, ricambiavano palpitando sulla tela come «dei grandi fiori viventi che il desiderio coglie e respira». L’impressione, assai sensuale, raccolta da Jean-Louis Vaudoyer nel catalogo della mostra-omaggio a Giovanni Boldini che si tenne dal 7 al 31 maggio del 1931 alla galleria Jean Charpentier di Parigi, pochi mesi prima della morte dell’artista, è la stessa che si coglie visitando, oggi, le due rassegne dedicate al pittore ferrarese in corso in Emilia Romagna: la retrospettiva ai Musei San Domenico di Forlì (Boldini. Lo spettacolo della modernità, fino al 14 giugno) e il riallestimento, nelle sale del Castello estense di Ferrara (dal 31 gennaio), del patrimonio boldiniano conservato nei musei di palazzo Massari, chiusi per restauro e messi in sicurezza dopo il terremoto del 2012.


Devotamente «divine» ricambiavano palpitando sulla tela come «dei grandi fiori viventi che il desiderio coglie e respira»


Oltre a Boldini, alloggiato al piano nobile, il Castello ospita, nei Camerini del principe, un altro grande talento ferrarese e vanto delle collezioni, Filippo de Pisis.

Considerato che entrambi i pittori furono a lungo attivi a Parigi, va da sé che il percorso susciterà domande, curiosità. Cosa pensava, per esempio, il giovane de Pisis, ai tempi corrispondente dalla capitale francese per il “Corriere Padano”, del suo celebre e più maturo concittadino? Dal resoconto di un’intervista rilasciata nel 1925 nello studio di boulevard Berthier, si evince che l’anziano pittore non gli fece una buona impressione, «con gli occhiali, tondi, lucenti, sotto la visiera del berretto grigio, una specie di smorfia nella bocca», che lo rendeva simile «a un cane bulldog». Ma poi, dato uno sguardo ai dipinti, lo scontento de Pisis non poté esimersi dal confessare un certo turbamento: «D’attorno alle pareti, ritratti di belle donnine, le jolies femmes [...] la cui grazia, la cui freddezza è stata la vetta dell’arte a cui Boldini ha guardato. Brune, bionde, in abiti un po’ demodé, ma non per questo men graziose. Oh, la Parigi di trent’anni fa, sospira chi l’ha goduta». Già, la bellezza delle parigine, di cui Giovanni Boldini fu superbo interprete. Lo sottolinea l’artista Vittorio Corcos (altro eccellente rappresentante della femminilità della Belle époque) sulle pagine della rivista “Il Marzocco” in un articolo intitolato La parigina di Boldini, scritto in occasione dell’uscita della Vie de Jean Boldini a firma della giovane vedova Emilia Cardona, una temperamentosa giornalista piemontese che il pittore, ultraottuagenario, aveva sposato, nel 1926. Scrive Corcos: «Dove Boldini emerse su tutti fu quando consacrò tutto se stesso nel ritrarre la donna francese, o meglio la parigina del suo tempo, mettendone in luce l’anima coi suoi sprazzi di passione, di vizio, di febbre, di tormento ». 


La dama di Biarritz (1912).

Ritratto di Donna Franca Florio (1924).


Ritratto di Marthe Regnier (1905).


Ritratto di Elisabeth Drexel Lehr (1905), Newport, Preservation Society of Newport County.

Come se la fase giovanile del ferrarese, trascorsa tra Firenze, il Tamigi e i primi approcci parigini sotto l’egida di Adolphe Goupil, venisse rimossa a favore della lunga stagione della maturità, quando diventa in via esclusiva il ritrattista della femminilità “fin de siècle”. La sfilata di meravigliose donne ritratte è impressionante, da Ferrara a Forlì è tutto un brillare di icone: da Madame Lydig a Mademoiselle Lantelme, da Luisa Casati a Cléo de Mérode, da Donna Franca Florio alla piccola e bionda Berthe, la francesina, sua compagna e modella, che nel 1871 lo convincerà al trasferimento definitivo a Parigi. «Credo che non verrò più a Firenze», scriveva all’amico dei tempi macchiaioli Cristiano Banti, «sono troppo impegnato con Parigi. Ho un’amante qui da far venire l’acqua alla bocca, è troppo bella, è troppo buona, è troppo amabile». Le due mostre però non si fanno troppo incantare dalle graziose della Belle époque. Sirene, poeti maledetti, aristocratici e dandy alla Robert de Montesquiou - l’esteta definito da Marcel Proust «principe della decadenza» - a breve saranno demodé, cancellati dalla Grande guerra. Preme invece ai curatori, soprattutto a Forlì, farci rivedere il Boldini dimenticato dei piccoli capolavori macchiaioli, il disegnatore incantevole, il meraviglioso frescante per la sala da pranzo della villa La Falconiera, presso Pistoia. Un Boldini molto raro, con vedute agresti, contadini al lavoro, marine colorate, quella pittura del vero che a Parigi non ritroveremo più.


La cantante mondana (1884 circa), in deposito presso GAMC - Gallerie d’arte moderna e contemporanea di Ferrara.

Boldini. Lo spettacolo della modernità

a cura di Francesca Dini e Fernando Mazzocca
Forlì, Musei San Domenico, piazza Guido da Montefeltro 12
telefono 199-151134
orario 9.30-19, sabato e domenica 9.30-20,
chiuso lunedì
fino al 15 giugno
catalogo Silvana Editoriale
www.mostrefondazioneforli.it

L’arte per l’arte.
Il Castello estense ospita Giovanni Boldini e Filippo de Pisis

a cura di Maria Luisa Pacelli, Barbara Guidi e Chiara Vorrazi
Ferrara, Castello estense
largo Castello 1
telefono 0532-299233
orario 9.30-17.30,
dal 1° al 31 agosto 9.30-13.30 / 15-19
www.castelloestense.it

ART E DOSSIER N. 321
ART E DOSSIER N. 321
MAGGIO 2015
In questo numero: L'INVASIONE DELLE ULTRAMOSTRE Expo, Biennale e le altre, in Italia e in Europa: da Leonardo a Gauguin, da Altdorfer alla Nuova oggettività, dal barocco romano a Diebenkorn. PAGINA NERA La Palermo dell'abbandono.Direttore: Philippe Daverio