Il gusto dell'arte


una fiera
di antica tradizione

di Ludovica Sebregondi

Prendendo spunto dal tema dell’Expo, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, la rubrica per quest’anno cambia, presentando luoghi legati al cibo: il mercato

Per secoli le città all’alba aprivano le porte e lasciavano entrare mercanti su carri, contadini con animali da soma, donne che recavano sul capo le ceste colme; all’interno li accoglievano i casotti delle guardie che facevano pagare la gabella, diversa a seconda della derrata. I prodotti erano diretti alle botteghe, ma soprattutto ai mercati, luoghi di antichissima tradizione, presenti già in Grecia e a Roma e rinnovati nell’aspetto in età medievale e rinascimentale. Le vendite si svolsero prima nelle piazze, poi vennero predisposti luoghi appositamente edificati, spesso circondati da porticati, o in loggiati al piano terreno di edifici pubblici. Soprattutto nei centri più piccoli il mercato era fissato in un giorno prestabilito della settimana, e le vendite avvenivano semplicemente sulla pubblica piazza, dove i produttori esponevano la merce. Con pittura libera e immediata Lorenzo Lotto mostra un mercato nell’affresco che narra la storia di santa Barbara e i patimenti cui viene sottoposta. La martire è trascinata sulla piazza, denudata davanti a soldati, bambini che giocano, cavalieri e venditori che espongono le proprie merci. Le contadine inginocchiate su rustici sacchi commentano l’accaduto, una vende uova, un’altra espone verdure dalle ampie foglie. Gli uomini si sono meglio attrezzati: c’è chi ha disposto un’asse su due cavalletti, vi ha disteso una tovaglia e propone formaggi e salumi dalle forme differenti e chi invece ha accostato dei panchetti e offre in vendita della frutta. Sul fondo un uomo intabarrato entra nell’osteria, sulla cui insegna un copricapo ecclesiastico è affiancato da due bottiglie con vino rosso e bianco. 

La stessa vivacità anima La Vucciria, in cui Renato Guttuso ha fatto prendere corpo al celebre mercato palermitano mostrando la ricchezza dell’offerta e rimarcando la possibilità di soddisfare i sensi: vi allude il corpo femminile, fulcro del dipinto. Un tripudio di frutta, verdura, formaggi, salsicce, salumi, sottoli è accostato al macellaio che squarta un bue appeso a un gancio insieme a un inquietante coniglio spellato. Gli fa da contraltare il banco del pescivendolo, che regge con vigore un pescespada tagliato. Esplosione di vitalità dunque, accompagnata però da un’insistita drammaticità che emerge anche nei volti assorti, cupi, privi di sorriso. 

Il mercato come simbolo della vita, dunque, con i suoi contrasti, la sua tragicità, ma anche le sue bellezze, la sua carnalità.


Lorenzo Lotto, Cristo-vite e storie di santa Barbara (1524), particolare, Trescore Balneario (Bergamo), oratorio Suardi.


Renato Guttuso, La vucciria (1974), Palermo, Università degli Studi.

ART E DOSSIER N. 320
ART E DOSSIER N. 320
APRILE 2015
In questo numero: LE FACCE DEL BRONZO Originali, falsi e repliche: bronzi e bronzetti dai greci a Giambologna, a Pomodoro. IN MOSTRA: Bronzi ellenistici, Durand-Ruel, Il demone della modernità, Matisse.Direttore: Philippe Daverio