Per far fronte a tutte le commissioni, Giambologna aveva organizzato una bottega ben attrezzata e funzionante, con numerosi collaboratori altamente specializzati. Al più tardi nel 1580, quando cioè Antonio Susini entrò nella bottega del maestro, prese campo la riproduzione seriale dei suoi modelli. Susini infatti semplificava la composizione, sintetizzava i modelli, rivedeva i particolari per formarli più facilmente; in compenso, in quanto bravissimo orefice, conferiva alle opere un’eccellente rifinitura.
Quando nel 1600 Antonio Susini aprì la propria bottega (e, ancora più tardi, quando suo nipote Giovan Francesco ne assunse la responsabilità) vi si continuò la fusione di bronzi su modelli del maestro. Lo storico secentesco Filippo Baldinucci racconta che Antonio Susini impiegava collaboratori in grado di lavorare autonomamente, come specialisti addetti a lavori specifici. Visto che Francesco Pezutelli, uno di questi assistenti così lodato dal Baldinucci, non era solo specializzato nella pulitura ma anche nella modellazione, bisognerebbe procedere con cautela nelle attribuzioni e, per quel che riguarda Antonio Susini, sarebbe forse più prudente limitarsi ai bronzi da lui firmati, mentre per gli altri bisognerebbe parlare piuttosto di “bottega”, secondo un’etichetta giustamente in uso anche per molte opere di Giambologna.
Queste riflessioni prendono in considerazione le opere in bronzo, in quanto si sono conservati solo pochi modelli in terracotta o in cera attribuibili alla bottega del Giambologna o a quella dei Susini e, poiché nessuna delle “forme” è giunta fino a noi, per deduzione il cerchio delle opere identificabili come originali o prime esecuzioni si stringe.
Di grande aiuto si rivelano sia il confronto visivo dei particolari, sia le misurazioni comparative, sempre più diffuse, non solo in riferimento alle dimensioni generali (per esempio all’altezza di una statuetta), ma anche alle distanze tra un piede e l’altro, tra le mani e i piedi e così via. Grazie alla precisa valutazione dell’analisi visiva comparativa e alle misurazioni è possibile individuare le divergenze formali: per esempio la grandezza, la torsione, la modellazione dei particolari e dei motivi decorativi; la lunghezza, la postura del passo e infine le discrepanze qualitative della fusione e della successiva pulitura. Una differenza compresa fra l’1,5 e il 2% tra le singole repliche indica che il modello per la fusione di quel bronzetto non deriva da quello originale, ma da una precedente statuetta di bronzo: infatti il bronzo dopo la fusione tende a stringersi durante il processo di raffreddamento e quindi una statuetta di bronzo, dopo il getto, risulta sempre più piccola del modello. Solo le figurine realizzate a partire dal modello originale sono di grandezza quasi identica.