Nel 1911 è poi la volta della Russia: Matisse scopre da vicino il magnetismo della pittura delle icone, un esempio d’arte simbolica nei cui codici figurativi il processo di semplificazione di spazio e forme prefigura l’astrazione. L’occasione era stata l’allestimento dei pannelli della Danza e della Musica in casa del collezionista Šcukin a Mosca. Opere in cui l’originalità della concezione decorativa di Matisse si perfeziona, dando vita a superfici piane che, paradossalmente, evocano dimensioni spaziali amplificate.
Questo fitto intreccio di suggestioni e influssi è analizzato puntualmente dal percorso espositivo della mostra romana in corso. Matisse Arabesque (Roma, Scuderie del Quirinale, fino al 21 giugno) intende mostrare come l’Oriente e il sentimento decorativo siano all’origine di quel mondo unico e prezioso che caratterizza le opere di Matisse, in cui le esperienze visive, filtrate e decantate attraverso uno sguardo analitico e penetrante, conducono l’artista a cristallizzare i fondamenti di quello che diverrà uno stile inconfondibile, distante tanto dal vagheggiamento letterario della pittura simbolista quanto dal puro piacere estetico della partitura esornativa dell’arte orientale.
«Il mio lavoro consiste nell’imbevermi delle cose. E poi è quello a tornar fuori […] Sono fatto di tutto ciò che ho visto», afferma Matisse ripensando al suo percorso artistico.
Lo splendore del mondo matissiano rivive quindi, protagonista dell’esposizione romana. Occasione di una nuova riflessione sull’originalità dell’artista francese, attraverso un’ampia selezione di opere provenienti da prestigiosi musei e collezioni. Tra i capolavori: il ritratto di Yvonne Landsberg (Philadelphia Museum of Art), Zohra sulla terrazza (Mosca, Museo Puškin), il Marocchino in verde (San Pietroburgo, Ermitage), Pervinche - Giardino marocchino (New York, MoMA), Odalisca blu (Parigi, Musée de l’Orangerie), Paravento moresco (Philadelphia Museum of Art), fino ai bellissimi Pesci rossi (Mosca, Museo Puškin) che concludono l’itinerario della mostra.
Oltre a tele e disegni, saranno esposti anche molti dei costumi che Matisse creò per il balletto Le Chant du rossignol, in cui la passione per i tessuti e le superfici decorate s’intreccia con i motivi profondi della sua indagine pittorica in una fusione armonica di colori, musica e danza. Il leitmotiv del progetto ruota attorno all’importanza che gli influssi delle culture extraeuropee, da quella africana alle diverse orientali del Mediterraneo e dell’Asia, hanno avuto come fondamentali punti di partenza per un’originale ricerca estetica, mirata a scardinare le convenzioni dell’arte occidentale e a ritrovare la purezza e l’incanto di una sensibilità primitiva attraverso una visione di grande modernità. La pluralità delle ispirazioni e dei richiami alle differenti culture è suggerita dalle atmosfere ricreate nelle singole sale, in cui, oltre alle opere di Matisse, è possibile ammirare splendidi oggetti, tra ceramiche, tessuti, maschere e altri manufatti, che testimoniano il fascino di espressioni artistiche e tradizioni millenarie.