Di che segno sei?
di Haydée Rodinis


Sandro Botticelli

Il pittore sghiribizzoso e stravagante

Che Botticelli, «sghiribizzoso e stravagante», come lo definisce Vasari, fosse nato sotto il segno dei Pesci, non siamo certi. Anche se spesso si legge che il sofisticato artefice della Primavera e di altre allegorie nacque il 1° di marzo, documenti certi non ve ne sono. Sicuramente però nacque a Firenze, a pochi passi dalla chiesa di Ognissanti, in una famiglia con tante bocche da sfamare e poche sostanze. Anche l’anno di nascita oscilla fra 1444 e 1445. Se però diamo credito a quanto si legge, allora sì, senz’altro, Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi detto Sandro Botticelli (dal soprannome di un fratello più grande, Giovanni, detto appunto il Botticello), dev’essere dei Pesci: fra tutti, il segno più complesso e controverso. Si dice che proprio i nati il 1° di marzo abbiano una particolare sensibilità artistica, ma che rischino di essere soggiogati dall’emotività. Spirito intelligente e inquieto, Botticelli non aveva voluto studiare, e il padre, «infastidito di questo cervello sì stravagante, per disperato lo pose a bottega da un orefice » (Vasari). A poco più di trent’anni Sandro aveva bottega presso la casa di famiglia, e un documento storico ammonisce affinché i nipoti non lo disturbassero. Notizie sul carattere di Sandro, la cui fama raggiunse Roma, dove lavorò nella Cappella sistina, giungono dai contemporanei: di lui parlano Poliziano, Lorenzo il Magnifico e vari altri cronisti e poeti. Il già menzionato Vasari lo dice «sofistico», perso nelle letture di Dante, emotivo e instabile. Botticelli era spiritoso, brillante, arguto, sempre pronto alla facezia. Nella sua bottega passava spesso una manica di «scioperati». E forse è proprio lui il «Botticello ingordo» di cui parla il Magnifico in una delle sue celebri rime. Dei suoi scherzi resta testimonianza in molti aneddoti, e che avesse uno spirito arguto lo si vede anche nell’affresco del Sant’Agostino in Ognissanti a Firenze, dove sul libro che sovrasta la testa del santo è decifrabile la seguente frase: «Dov’è andato fra Martino? Se n’è andato. È fuori Porta a Prato» (chissà che aveva combinato quel frate lasciando indebitamente il convento…). L’artista che ricevette gli incarichi più prestigiosi nella Firenze dorata di Lorenzo il Magnifico, verso la fine del Quattrocento aveva una bottega piena di garzoni e assistenti, molti dei quali noti dai documenti. Si facevano ritratti, allegorie profane, scene sacre, disegni per stendardi, ricami, tarsie, deschi da parto. Eppure nonostante le ricchezze sicuramente acquisite grazie al favore dell’entourage mediceo e non solo, Sandro sarebbe finito miseramente, «infermo e decrepito». Nella memoria collettiva resta il pittore delle immagini neoplatoniche di idealizzata bellezza. Eppure nell’ultima fase della vita subì più di ogni altro artista a Firenze le apocalittiche suggestioni di Savonarola. Per anni non lavorò più e morì miseramente nel 1510. I familiari furono costretti a rinunciare all’eredità, con il tipico atto notarile al quale si ricorre anche oggi quando piuttosto che di beni da ereditare ci si dovrebbero accollare solo i molti debiti del congiunto.


Sandro Botticelli, Autoritratto, particolare dell’Adorazione dei magi (1475 circa), Firenze, Galleria degli Uffizi.

ART E DOSSIER N. 319
ART E DOSSIER N. 319
MARZO 2015
In questo numero: EROS FUORI PORTA Il corpo e la campagna, seduzioni boschive nella pittura veneta, in Stanley Spencer, in Courbet, nel Romanticismo tedesco. VAN GOGH 125 ANNI DOPO Il nuovo museo e tutti gli eventi. IN MOSTRA: Jacob Lawrence, Morandi, Palma il Vecchio, Carpaccio.Direttore: Philippe Daverio