Nasceranno dipinti mitologici come le varie Ninfe al bagno o distese in profondi paesaggi verdi sole o in gruppo (Ninfa in un paesaggio di Dresda, Bagno di Diana e delle sue ninfe o Ninfe al bagno di Vienna), destinate a una committenza intellettuale raffinata. Dipinti biblici, come Incontro di Giacobbe e Rachele (o Promessa d’amore nel paesaggio montano), uno spaccato contadino del tempo con due popolani che si baciano tra nugoli di animali al pascolo: emerge un nuovo naturalismo, intriso di poesia. Ritratti femminili capaci di creare una nuova estetica, come il Ritratto di giovane donna in abito blu con ventaglio (1518 circa) del Kunsthistorisches Museum di Vienna o la Sibilla di Hampton Court, o il Ritratto di donna, detta La bella, del Thyssen-Bornemisza di Madrid, figure dalle forme morbide e ampie, le vesti di seta e velluto, gli incarnati chiari e rosati. Ritratti maschili intensi, come il Ritratto d’uomo coi guanti (1517-1518) dell’Ermitage di San Pietroburgo o l’affascinante Ritratto d’uomo con mantello di pelliccia (1516 circa) dell’Alte Pinakothek di Monaco, lodato da Vasari.
E a proposito di ritratti c’è un aspetto interessante, che la rassegna sottolinea. Quelle opere permettono di seguire lo sviluppo della moda nei territori della Serenissima, dove si diffonde uno stile “all’italiana”, caratterizzato da una continua ricerca di novità, varietà, tagli fantasiosi, ampi volumi e colori accesi, in auge nelle maggiori corti padane.
Una moda già superata nel 1528, come lamenta Baldassarre Castiglione nel Cortegiano (II, XXVI), pubblicato a Venezia in quello stesso anno, quando ormai vanno per la maggiore vesti «alla francese, alla spagnola, alla tedesca», ma che i ritratti di Palma documentano nel dettaglio. Nel Ritratto di giovane donna in abito blu con ventaglio, per esempio, troviamo un look tipico italiano-lombardo di quegli anni: una veste abbondante con ampia scollatura quadrata, il corpetto allacciato da fiocchi, le maniche a sbuffo staccate con sottomaniche strette all’avambraccio, una camicia di batista di lino finissima. Il Ritratto virile, il cosiddetto Ariosto della National Gallery di Londra del 1520-1525 presenta invece l’abbigliamento di un gentiluomo: veste, sopravveste con pelliccia, camicia di batista di lino plissettata, guanti di pelle.
Molta cura era poi data ai capelli: sciolti sulle spalle come nel magnifico Ritratto di tre donne (1518-1520) della Gemäldegalerie di Dresda. Oppure raccolti in trecce a costruire complicate acconciature trattenute da sottili turbanti di seta, secondo una moda femminile diffusa da Isabella d’Este. Capelli rigorosamente lunghi e fluenti per gli uomini, che addirittura ne aggiungevano di posticci per aumentare il volume, corta barba dal terzo decennio sull’esempio di Francesco I di Valois.
Grande Palma. Ma che fine fa? Muore quasi cinquantenne nel 1528 per un’improvvisa malattia (il 28 luglio detta il proprio testamento), lasciando tutto ai figli del fratello, scomparso quattro anni prima di lui.
In bottega rimarranno quarantasette dipinti, alcuni solo abbozzati.