Studi e riscoperte. 1
Gustave Courbet e il corpo femminile

QUANDO LA CARNE
sgorga dal pennello

Lontano dai canoni della pittura accademica, Courbet immortala le donne del suo tempo con i loro pregi e i loro difetti. Figure provocanti e concrete, dalle forme sinuose, immerse in paesaggi reali, rappresentativi della vita e dei ricordi di un artista che ha voluto lanciare una vera e propria sfida all’establishment culturale del suo tempo.

Maria Teresa Benedetti

Eliminate le creature del mito e della storia, Courbet (1819-1877) dipinge le donne del suo tempo, inserite nelle foreste e nelle sorgenti della Franca Contea. Opera una rivoluzione dello sguardo anche nei confronti del paesaggio, rendendolo nella sua materialità più evidente, cogliendone struttura ed essenza con forte adesione emotiva. 

La sua Baccante addormentata ricorda, per la sensualità della posa, la potenza dei colori, le tele di Correggio, ma mostra ugualmente l’intenzione dell’artista di dipingere la bellezza di una creatura viva. Superati i codici tradizionali inerenti al soggetto, una coppa dorata rovesciata e un grappolo d’uva raccontano i trascorsi dell’ebbrezza, dai quali emerge una donna nuda, con un orecchino quale unico ornamento. 

Anche se giovane, il pittore possiede già un mestiere sicuro, sa rendere la morbidezza delle carni, la rotondità vibrante delle curve di un corpo che invade tutta la tela. Il paesaggio è tipico della regione natale dell’artista, per l’altezza dei fusti, la profondità del sottobosco, la densità verde e bruna del terreno sul quale è adagiata la luminosa figura, tutta oro e rosso. 

«La carne, la vera carne sgorgava dal suo pennello flessibile. Non credo ci si sia mai potuti avvicinare così intensamente alla vita», scrive Jules-Antoine Castagnary nel 1882, in occasione di una retrospettiva del pittore. 

Consapevole di sfidare lo scandalo, Courbet nel 1853 dipinge Le bagnanti, imprimendo un segnale ancora più forte al proprio tempo e una svolta necessaria rispetto alla dilagante voga della pittura accademica. 

Al centro di una tela di grandi dimensioni colloca una donna dalle membra robuste, dalla carne segnata dagli anni, rendendone l’anatomia in modo sfrontatamente innovatore. L’immagine è possente, nessuna concessione a una bellezza ideale, il particolare delle vesti sparse sottolinea come quella donna, seminuda e vera, si sia appena spogliata. Accanto a lei la compagna, in ambigua ammirazione, immette una componente vagamente saffica, resa più esplicita in opere successive. 

Piccolo ripensamento: il drappo sui fianchi della modella è dipinto in un secondo tempo, forse per evitare il rischio che l’opera sia avvertita più come provocazione, che come affermazione di verità.


Le opere illustrate in questo articolo, dove non diversamente indicato, sono di Gustave Courbet. La baccante addormentata (1844-1847), Colonia, Sammlung Rau.