Adamo ed Eva (1520-1522 circa) di Braunschweig ci mostra come Palma sovrapponga le origini figurative ellenistiche tratte da un’incisione di Dürer e l’atmosfera da scultura classica ripresa dai progenitori scolpiti da Tullio Lombardo attorno al 1490 per la tomba di Andrea Vendramin nella chiesa veneziana di Santa Maria dei Servi (attualmente nella basilica dei Santi Giovanni e Paolo). Nella decade di apprendistato e di affinamento stilistico, ovvero dal 1510 al 1520, Palma sviluppa sempre più una narrazione dinamica nelle Sacre conversazioni e nelle pale d’altare, soprattutto quando inserisce nelle sue opere, pervase dalle atmosfere dei maestri veneti, le innovazioni figurative dell’Italia centrale. In una mescolanza dei tipi di Tiziano, Raffaello e Michelangelo - a volte le citazioni sono addirittura quasi letterali - il risultato è originale, dinamico, e brilla della pienezza e della vivacità coloristica alto rinascimentale. Un esempio eloquente è la figura di Cristo infante, nella Sacra conversazione della Pinacoteca Carrara di Bergamo, descritta come quel putto che compare in primo piano nella Galatea di Raffaello nella villa Farnesina a Roma: col suo movimento unisce le figure dei santi e della Madonna in una nuova maniera, che riesce a superare in efficacia i prototipi belliniani.
E infine ritorniamo di nuovo all’amicizia fra Palma e Lotto evidenziata da Vasari. C’è una parentela iconografica tra I santi Marco, Giorgio e Nicola liberano Venezia dai demoni, detta Burrasca infernale (1527-1528 circa) e la tarsia Giona (il cartone è stato ideato da Lotto nel 1525 e tradotto dall’ebanista Giovan Francesco Capoferri entro il 1527) del coro della basilica di Santa Maria Maggiore in Bergamo(9). Compare un analogo veliero nel mare in tempesta, ripreso dall’identico punto di vista, con la stessa inclinazione verso destra, con la vela gonfiata dal vento. È simile anche il contrasto tra il mare calmo sullo sfondo soleggiato a sinistra e l’atmosfera oscurata nella parte destra in burrasca. Dal 1525 Lotto abita a Venezia e molto probabilmente mostra i suoi cartoni a Palma, acconsentendo che l’amico utilizzi la sua “invenzione” come modello per dipingere la Burrasca infernale, enorme per dimensioni, erroneamente attribuita a Giorgione per l’originalità della composizione, e ultimata da Paris Bordon. È proprio Vasari, nelle Vite del 1568, a rilevare sia la giusta attribuzione sia l’importanza della Burrasca di Palma, considerata una notevole conquista formale nell’ambito della pittura narrativa veneziana. E dal 1525 Jacopo guarda anche la maniera di realizzare ritratti secondo lo sguardo di Lorenzo, con una sonda psicologica e sottilmente allusiva, come nel Ritratto d’uomo coi guanti (1517-1518 circa) dell’Ermitage, o con rimandi esoterici come nel Ritratto di donna, detta La schiava (1525-1528 circa), dove il soggetto fa il gesto delle corna verso il basso. Una corresponsione d’intenti è testimoniata anche dal simile scatto della testa verso lo spettatore, come se il personaggio ritratto si fosse accorto dell’arrivo di un fruitore, visibile nella Giovane donna di spalle, realizzata da Palma tra il 1520 e il 1525, e nel Ritratto di giovane con libro del Castello sforzesco, dipinto da Lotto attorno al 1525- 1526. Palma aveva già realizzato attorno al 1516 il suo presunto Autoritratto, mostrandosi al riguardante con il volgere del capo. Un omaggio dichiarato di Lorenzo a Jacopo, probabilmente realizzato dopo la morte dell’artista bergamasco avvenuta il 30 luglio del 1528, è la Madonna col Bambino tra i santi Caterina d’Alessandria e Tommaso, ora al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Pur rifacendosi alle Sacre conversazioni di Palma, l’opera presenta figure più dinamiche e inquiete, che formano un misterioso insieme di linee diagonali immaginarie, con guizzi luminosi improvvisi tipici del pittore veneziano, che provengono contemporaneamente da fonti diverse e vanno a creare un sottile corto circuito entro quell’apparente placido sentimento elegiaco. Un omaggio soprattutto al linguaggio silente e “telepatico” dei santi, per cercare di rendere visibile l’energia invisibile del pensiero che scorre tra le anime. E quella di Jacopo se n’era appena andata da un’altra parte.