La Donna che scompone la treccia (1525 circa), opera ritrovata nel bunker di Hitler nel 1945 e ora di ubicazione ignota, ha una gestualità ripresa dal quadro di Tiziano dallo stesso soggetto, conservata al Louvre. Nella cosiddetta Bella di Madrid, Palma mostra il nesso simbolico tra i capelli sciolti e i nastrini che servono per comporre le trecce, forse un dettaglio che potrebbe collegare l’effigiata alle adepte di Diana, le quali, riprendendo un’antica usanza greca, donavano i loro nastri dei capelli alla dea che sovrintende i flussi sublunari (maree, mestrui, linfe dei vegetali). I “lacci d’amore”, presenti anche nelle poesie di Petrarca e Ariosto(24), nel Cinquecento vengono chiamati “favori”, perché la donna li dona al proprio innamorato, che se li lega poi al polso o al braccio(25). Nella Bella e nelle Tre donne di Palma i soggetti pongono l’attenzione sulle chiome. Che il gesto di tenere (o di lisciare) una coda di capelli con una mano possa essere connesso con le Amazzoni o con le ninfe di Diana pare essere suggerito anche dal Ritratto femminile realizzato da Paris Bordon, ora nella Galleria Canesso di Parigi. La giovane donna è raffigurata con un seno nudo, tipico attributo delle Amazzoni nella statuaria greco-romana. Esporre una sola mammella poteva essere un richiamo al mito delle vergini guerriere dedite al culto di Artemide, che secondo un’antica leggenda accettavano di congiungersi agli uomini solo per fini riproduttivi e non per meri desideri sessuali. Esporre un seno significa anche sottolineare l’offerta d’amore con un simbolo legato alla fecondità, e tenere l’altro coperto rappresenta l’armonia tra sensualità esposta ed erotismo vissuto, ovvero la sintesi felice che si realizza attraverso l’incontro di due innamorati che scelgono di congiungersi nel matrimonio.
Nel Cinquecento mostrare un seno non è considerato disdicevole: un’immagine del genere, dal vero o sulla tela, è accolta senza ipocriti moralismi(26). Un seno nudo riguarda anche le vestali, le allegorie della castità o nuziali, donne in scene amorose, e la figura di Giuditta.
Tornando al significato dei lacci d’amore, delle chiome, e della bellezza muliebre, il Ritratto di donna, detta La bella (1518 circa) appartiene alla famiglia di quei ritratti rinascimentali che sottintendono un significato allegorico di stampo intellettuale. Ella con l’indice sinistro pone l’attenzione sul monile d’oro che fuoriesce dal cofanetto colmo di gioielli e di nastrini, mentre la mano destra, tenendo la treccia dei capelli, allo stesso tempo alza l’indice per rivolgerlo in direzione del collo nudo e forse più oltre verso il bassorilievo posto nell’angolo alto a destra del quadro. Il bassorilievo antico, raffigurante un cavallo che pare combattere contro un uomo nudo, testimonia la moda dell’epoca rinascimentale incline a un gusto di stampo greco-romano(27).
Sul muretto compaiono cinque lettere (A M B / N D) che fungono da sollecitatrici allusive, creando una sorta di messaggio in codice: associate ai gesti indicanti della donna, aprono la porta per introdurre nell’intelletto della persona colta rinascimentale un creativo gioco interpretativo tanto caro agli umanisti veneziani del primo Cinquecento, già abituati a cimentarsi con le “imprese”(28).
A prescindere dalla corretta risoluzione del messaggio cifrato, l’osservazione del quadro avrebbe indotto il fruitore a una meditazione sui temi della bellezza, della “vanitas”, del senso dell’Eterno, della virtù e dell’arte come testimonianze durevoli del pensiero umano.
Considerando come soggetti visivi i gioielli, la bellezza della donna e la testimonianza artistica del Passato, le cinque lettere (intese come iniziali di parole formanti una frase, un motto, o un’“impresa”) dovevano solleticare la fantasia per indurla a risolvere l’enigma o il rebus.
Ma se la bellezza della donna non è associata alla virtù insita nei gioielli interiori del suo intelletto non è considerata nel Rinascimento vera bellezza: negli ambienti intellettuali veneziani, infatti, la bellezza celeste della virtù viene fortemente contrapposta filosoficamente alla bellezza mondana della sensualità.