Di che segno sei?
di Haydée Rodinis


EDOUARD MANET

Il pittore della vita moderna

Era nato a Parigi il 23 gennaio del 1832, alle sette di sera, al 5 di rue des Petits Augustins (rue Bonaparte), da genitori della media borghesia. Sarà l’unico, fra gli artisti della sua epoca, ad appartenere a una famiglia di origini veramente parigine. Suo padre, che lavorava al Ministero di giustizia, non avrebbe certo voluto facesse il pittore. Ma lui, ostinato, dopo essersi imbarcato come mozzo per il Brasile (e aver ritratto tutti i compagni con schizzi inviati per lettera ai genitori), al ritorno riuscì a spuntarla. Nel 1850, con cavalletto sotto braccio, tele e pennelli, Edouard fa il suo ingresso nell’atelier di Thomas Couture, a Montmartre, all’angolo di rue Laval con rue Pigalle, per frequentare un corso di pittura. Da allora non tornerà più indietro, fra scandali, discussioni accese, rifiuti. Ogni volta che presentava ufficialmente una sua opera i benpensanti, e spesso anche taluni critici meno moderati, gli davano contro. Ma ebbe anche grandi sostenitori: fra questi, Baudelaire che lo definì un dandy, il vero «pittore della vita moderna». Nel descrivere Musica alle Tuileries, tela presentata con grande rumore nel 1863 alla galleria Martinet, il poeta precisò che essa rispondeva in tutto e per tutto all’idea della vita moderna parigina: «Per il perfetto bighellone, per l’osservatore appassionato, immensa è la gioia di eleggere domicilio nel numero, nel mutevole, nel movimento, nel fuggevole e nell’infinito». E Zola, al quale dedicò un ritratto memorabile, denso di riferimenti simbolici, dopo che lo scrittore di Nanà e dello Spleen di Parigi aveva preso le sue difese in un pamphlet ristampato più volte, di lui scrive che «era di statura media, i capelli e la barba di un castano pallido, occhi stretti e profondi, vivaci; la bocca molto caratteristica, stretta, mobile, con gli angoli beffardi; il viso d’una irregolarità fine e intelligente, annuncia la leggerezza e l’audacia, il disprezzo della banalità ». Manet era un Aquario (segno zodiacale che si scrive senza la c, a differenza del termine che indica le vasche per i pesci). Come si è visto per Matisse, la scorsa puntata, Manet aveva un ascendente forte: il Leone. E tutte le caratteristiche del suo segno, dominato da Urano: talvolta eccentrico e singolare, dotato di integrità morale, senso dell’amicizia, tendente a essere un leader ma allo stesso tempo con un irrinunciabile bisogno di libertà, individualista e granitico nelle sue ostinazioni. Non a caso, gli impressionisti lo consideravano uno di loro, ma pur essendo vicino al gruppo, non espose mai con loro. Generalmente fermo nelle sue idee eppure all’improvviso incline a mutare pensieri e piani, Manet, che adorava la pittura spagnola, Goya e Velázquez, e quella italiana di Giorgione e Tiziano, del quale copiò agli Uffizi la Venere di Urbino, fu capace di ironizzare con questi grandi capolavori, e ricreare altrettanti capolavori, diversi, modernissimi e incompresi all’epoca, come l’Olympia o Le Déjeuner sur l’herbe, fra i tanti. 

Come disse al critico Albert Wolf f, avrebbe voluto leggere in vita l’articolo sulla sua arte che gli esperti avrebbero scritto dopo la sua morte. 

E aveva ragione: morto precocemente nel 1883, lui che era stato deriso, e spesso attaccato in vita, al funerale ricevette la dichiarazione di Degas: «Era più grande di quanto pensassimo». I brani musicali indicati per il suo segno: il Magnificat di Bach e la Missa solemnis di Beethoven.


Edouard Manet fotografato a Londra nel 1868.

ART E DOSSIER N. 318
ART E DOSSIER N. 318
FEBBRAIO 2015
In questo numero: IL SOGNO I mondi oscuri di Leonora Carrington; Le alchimie di Perahim; Donne e incubi surrealisti; Fantasie settecentesche. ISMAN E PAOLUCCI: la Sistina va difesa dai turisti. IN MOSTRA: Doig, Casati, Gherardo Delle Notti.Direttore: Philippe Daverio