Grandi mostre. 4
Gli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino a Roma

IL PRINCIPE
DEI SOGNI

Vengono esposti insieme per la prima volta dopo centocinquant’anni i venti arazzi voluti da Cosimo I de’ Medici sulla storia biblica di Giuseppe. Metafora, come descrive qui il curatore della mostra, delle complesse vicende dinastiche del casato fiorentino.
Prima tappa, il Quirinale, poi Milano e Firenze.

Louis Godart

In occasione dell’Expo 2015, la Presidenza della Repubblica e il Comune di Firenze hanno deciso di riunire per la prima volta, dopo centocinquant’anni, i venti arazzi commissionati da Cosimo I de’ Medici tra il 1545 e il 1553 per la Sala dei Duecento in Palazzo Vecchio a Firenze a Jacopo Pontormo, Agnolo Bronzino e Francesco Salviati e realizzati dai maestri arazzieri fiamminghi Jan Rost e Nicolas Karcher. 

Nella mostra dal titolo Il Principe dei sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino (“main sponsor” Gucci con la collaborazione della Fondazione Bracco), gli arazzi oggi restaurati sono esposti a Roma nel Salone dei Corazzieri del Palazzo del Quirinale (17 febbraio - 12 aprile); saranno poi a Milano nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale (28 aprile - 6 settembre) e, infine, raggiungeranno la Sala dei Duecento a Palazzo Vecchio (15 settembre 2015 - 15 febbraio 2016). 

Cosimo voleva codificare una nuova immagine del potere e costruire un vero e proprio mito mediceo col proposito di sanzionare la trasformazione politica dell’antica repubblica fiorentina in un principato assoluto. L’apparato simbolico degli arazzi s’incentrava sul ruolo demiurgico di Cosimo, legittimo erede del fondatore della dinastia, continuatore dell’età laurenziana e leonina, creatore dello Stato toscano. 

La serie dei venti manufatti racconta la storia di Giuseppe, figlio prediletto di Giacobbe, detestato dai fratelli che lo invidiavano sia per l’amore manifestatogli dal padre, sia per le doti di geniale maestro di oniromanzia. Venduto come schiavo in Egitto, Giuseppe seppe trionfare su tutte le insidie poste sulla sua strada, farsi valere agli occhi dei potenti, recitare un ruolo di primo piano nella gerarchia dell’impero faraonico e diventare così grande da saper perdonare i fratelli che lo avevano tradito. 

Gli arazzi ripercorrono tutti gli episodi della storia di Giuseppe narrata nella Genesi (37-50). Nel XIII secolo a.C. gli ebrei si trovarono all’improvviso obbligati ai lavori forzati in terra d’Egitto. Si domandarono il perché della loro presenza nella Valle del Nilo, lontano dalla terra promessa di Canaan. Elaborarono quindi un racconto che aveva per protagonista un ebreo, affrancato dalla schiavitù e diventato viceré del paese in cui erano prigionieri, per riuscire a spiegare la presenza dei figli d’Israele in terra d’Egitto. All’interno del racconto sono illustrate le qualità della persona considerata sapiente. 

La prima è indubbiamente l’oniromanzia, la capacità di decifrare e interpretare i sogni. Il sapiente, come scrive Gianfranco Ravasi, è colui che sa capire non soltanto ciò che è oggetto dell’esperienza sensoriale ma anche ciò che è al di là della pellicola misteriosa del sonno. 

La seconda è la capacità di gestione della cosa pubblica. Il sapiente deve essere capace di governare e di tenere saldamente in pugno le redini dello Stato. Ordinando la costruzione di granai capaci di accogliere il surplus della produzione agricola legata ad anni di abbondanza, Giuseppe ha intuito che sarebbero seguiti anni di carestia e che le riserve di cibo costituite avrebbero consentito all’Egitto non soltanto di sopravvivere ma anche di incrementare la propria ricchezza vendendo agli stranieri il grano immagazzinato. 

L’ultimo aspetto presente nel racconto biblico riguarda la capacità di saper perdonare. La persona sapiente è anche magnanima. Giuseppe non si vendica dei suoi fratelli. Li mette alla prova e quando si rende conto che non ripeteranno con Beniamino il crimine commesso nei suoi confronti e vede che uno di loro è pronto a sacrificarsi pur di vedere il fratello piccolo tornare dal padre Giacobbe, si commuove e perdona. 

La dinastia medicea amava la storia di Giuseppe; l’immagine di un eroe mite e probo, perseguitato ma poi capace di sfuggire agli invidiosi, di conquistare una posizione importante partendo dal nulla, contando solo sulle sue qualità intellettuali, era una vera e propria metafora delle alterne fortune della grande famiglia fiorentina. Attraverso la realizzazione dei venti arazzi la corte dei Medici volle che fosse raccontata la storia dell’eroe biblico, le cui vicissitudini tanto somigliavano alla loro saga dinastica.


Atelier di Nicolas Karcher, disegno e cartone di Bronzino, Giuseppe fugge dalla moglie di Putifarre (1548-1549), Firenze, Palazzo Vecchio.


Atelier di Nicolas Karcher, disegno e cartone di Bronzino, Convito di Giuseppe con i fratelli (1550-1553), Roma, Palazzo del Quirinale.

Il Principe dei sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino

a cura di Louis Godart
Roma, Palazzo del Quirinale
17 febbraio - 12 aprile
orario 10-13 / 15.30-18.30
domenica 8.30-12, chiuso lunedì
Milano, Palazzo Reale
28 aprile - 6 settembre
Firenze, Palazzo Vecchio
15 settembre 2015 - 15 febbraio 2016
catalogo Segretariato Generale
della Presidenza della Repubblica
www.quirinale.it

ART E DOSSIER N. 318
ART E DOSSIER N. 318
FEBBRAIO 2015
In questo numero: IL SOGNO I mondi oscuri di Leonora Carrington; Le alchimie di Perahim; Donne e incubi surrealisti; Fantasie settecentesche. ISMAN E PAOLUCCI: la Sistina va difesa dai turisti. IN MOSTRA: Doig, Casati, Gherardo Delle Notti.Direttore: Philippe Daverio