La pagina nera


il turista, tu lo sai,
ti combina tanti guai

Nella Cappella sistina, in un giorno, un esercito di oltre duemila visitatori, e quindi polveri, umidità e anidride carbonica: non proprio una “benedizione”.
Era il 25 aprile 2014, e da quel giorno qualcosa è cambiato. Lo scopriamo con Antonio Paolucci, direttore dei Musei vaticani.

di Fabio Isman

«Il 25 aprile 2014 abbiamo contato oltre duemila persone presenti nello stesso momento nella Cappella sistina, e ci siamo spaventati», racconta Vittoria Cimino; dal 2008, ai Musei vaticani dirige l’Ufficio del conservatore, voluto dal direttore Antonio Paolucci. Che racconta: «I visitatori respirano, portano polveri e umidità, emettono anidride carbonica, innalzano la temperatura, alitano sulle pitture; ma tendono anche a toccare, a sfiorare. Ogni giorno, nei nostri musei, c’è un muro graffiato; un intonaco sporco; magari una testina, che si stacca nel punto di un antico restauro; insomma, è una continua “pettinatura” di sei milioni di corpi sui sette chilometri del percorso espositivo. Per questo abbiamo istituito una squadra di persone che quotidianamente percorre i corridoi e compie i primi, piccoli e continui interventi. A loro, presto si aggiungeranno dieci restauratori, che eseguiranno ogni pomeriggio lo stesso lavoro». Non c’è luogo al mondo altrettanto monitorato quanto la Cappella sistina: dal 2010 i sensori ne rilevano incessantemente la temperatura, l’umidità, l’anidride carbonica; «ma presto, anche le polveri sottili», dice Cimino. «Inoltre, nel percorso dei musei abbiamo altre centoventi postazioni di controllo: quindici sensori solo per verificare la temperatura nella Pinacoteca». Quindi, i Musei vaticani sono il luogo migliore per comprendere i rischi della “new age” dell’arte, del turismo di massa, del visitatore a ogni costo, che (per carità) porta quattrini e incassi, ma comporta infiniti problemi. 

Torniamo a quel 25 aprile 2014. Dario Camuffo, del Cnr di Padova, dice: «Una persona emette, in un’ora, duecento grammi di vapor acqueo; venticinquemila, che sostino quindici minuti nella Sistina, significano settecentocinquanta litri di acqua traspirata»; quasi una piccola alluvione quotidiana, causata non da un’esondazione, bensì dai turisti. Da qui l’esigenza di triplicare la potenza del vecchio impianto di climatizzazione, ormai di vent’anni prima e non più sufficiente: «Tarato sulla misura di chi, allora, entrava in Sistina; e nel 1994 erano metà dei visitatori di oggi», spiega Paolucci. Perché nessuno vuole perdersi quei «duemilacinquecento metri di grande pittura: non ci sono soltanto la Volta e il Giudizio di Michelangelo, ma anche i “quattrocentisti” alle pareti; un’assoluta antologia di base del dipingere durante il Rinascimento». Anche per questo, perché fossero meglio visibili le opere degli artisti mandati da Firenze da Lorenzo il Magnifico - quelle di Botticelli, Perugino, Pintoricchio, Signorelli e Ghirlandaio -, è nata la nuova illuminazione della Sistina: per la prima volta, la luce (settemila led) è all’interno dell’edificio; riduce alla metà sia i consumi, sia la temperatura emessa. Illuminazione e condizionamento sono costati tre milioni di euro, offerti dalle ditte, Osram e Carrier, che li hanno realizzati. E sono un momento fondamentale nel rinnovamento dei Musei vaticani, condotto «nel segno della sicurezza delle opere esposte, che sono quasi quindicimila solo nelle collezioni, senza contare le cappelle, le sale storiche, gli affreschi, i luoghi; e del loro godimento da parte dei visitatori», continua il direttore. È già iniziato il restauro della Sala di Costantino: 5 milioni di spesa, e sette od otto anni di lavoro («la Battaglia di ponte Milvio è il più bel Raffaello al mondo»); ma «le sue Stanze saranno tutte dotate, anch’esse, di condizionamento e nuova illuminazione; e i percorsi dei musei saranno ampliati, acquisendo il Lapidario, che adesso non è percorribile: appartiene alla Biblioteca vaticana».


L’accalcarsi dei visitatori nella Cappella sistina.


Antonio Paolucci, direttore dei Musei vaticani, nella Cappella sistina.

«Almeno da quando sono direttore dei Musei vaticani, nessuna firma sui dipinti e sui muri, come, per esempio, è capitato, poco tempo fa, al Colosseo»


Quel 25 aprile, nella Sistina, l’anidride carbonica sfiorò le millecinquecento parti per milione; l’umidità il 62%, e la temperatura i ventiquattro gradi. E sugli affreschi, la concentrazione di anidride favorisce la carbonatazione. Qualche accenno («una leggera patina biancastra») era già stato notato su quelli alle pareti, e subito rimosso dai restauratori. Invece, le analisi periodiche che vengono condotte certificano che, per esempio, è in buona salute il Giudizio michelangiolesco, con «i suoi circa duecento metri quadrati di blu di lapislazzuli, fatto comperare dal papa in Afghanistan perché è il più bello al mondo, che ne costituiscono la parte più fragile», dice Fabio Morresi, del laboratorio dei Musei vaticani. «Per provvedere alla buona salute e per pulire le pitture, il 26 ottobre 1543 Paolo III Farnese istituisce il “mundator”, il primo è Francesco Amadori detto l’Urbino», continua Paolucci; «noi abbiamo ripreso lo spolvero delle sculture: in un anno, gli esperti completano i sette chilometri del circuito. E in Sistina, a novembre quando il flusso è minimo, per un mese i restauratori con il “ragno”, una gru snodata, con gli aspirapolvere, e con infinita cautela, provvedono ai dipinti di Buonarroti; poi, esaminano periodicamente lo stato delle pitture: soltanto loro se ne possono occupare». 

L’Ufficio del conservatore mostra i rilevamenti, come non aveva mai fatto. Si nota che, per diverse ragioni, il visitatore entra più volte nella Cappella sistina. Il 23 maggio 2014, per esempio, gli ingressi dei musei sono stati 24.939, e quelli in Sistina, invece, quasi duemila in più, 26.888. Si apprezzano i primi mesi di funzionamento del nuovo sistema di condizionamento, costruito sulla fiancata esterna della Sistina anche con un’incredibile gru alta sessanta metri, che svettava tra i palazzi vaticani, il cui carico, per precauzione, non poteva comunque sorvolare il sacello artistico più prezioso al mondo: temperatura sempre tra i diciannove e i venti gradi; anidride carbonica entro le ottocento parti per milione (prima, superava spesso valori quasi doppi); umidità tra il 50 e il 60%; velocità dell’aria emessa inferiore a mezzo metro al secondo, per non danneggiare le pitture; si autotara sulla base dei visitatori nella Cappella, i cui ingressi sono conteggiati da telecamere. «Ma importante è anche la riduzione dei picchi delle presenze nella Sistina», continua Vittoria Cimino. Da giugno 2012 a maggio 2013, per dieci volte erano state superate le millecinquecento al giorno, una soglia critica; dopo, c’è stato soltanto il “famoso” 25 aprile 2014. «E il merito è della guardiania, che si è data una nuova organizzazione. Sei custodi fissi in Cappella, per ogni turno; ora, non si fotografa né ci si siede più; si cerca di ridurre anche il tempo di permanenza sotto la volta di Michelangelo», dove c’è una tra le tante curiosità di questi dipinti, e una delle più eclatanti: «Nella scena della Creazione del sole, si vede il sedere di nostro Signore; quasi uno scherzaccio toscano, degno del film Amici miei, presente per l’unica volta in pittura», spiega Paolucci. 

In Vaticano, «almeno da quando sono direttore dei suoi musei, nessuna firma sui dipinti e sui muri, come, per esempio, è capitato, poco tempo fa, al Colosseo. Abbiamo soltanto, e ce le teniamo care, quelle dei lanzichenecchi sui dipinti di Raffaello». Merito dei custodi? «Indubbiamente, anche. Per quarant’anni sono stato nelle soprintendenze, e devo dire che la professionalità, qui, è superiore; c’è più attenzione, maggiore sorveglianza ». Merito anche dello stipendio, che è superiore, e per giunta esentasse, e magari del numero dei dipendenti, che sono oltre trecento, e tutti in divisa? Forse. Stessa cura anche per i giardini: «In Vaticano, ci sono una cinquantina di giardinieri, e infatti il verde è perfettamente mantenuto». Sono molti più di quanti ne abbia il Servizio giardini dell’intero Comune di Roma. «A Firenze, a Boboli, ne rimane, per esempio, uno solo; tra un po’, andrà in pensione anche lui, e chissà se verrà sostituito. Questo non è bello: le ditte esterne chiamate a potare gli alberi spesso li castigano. Qualcuno che li conosca uno per uno, invece, è assolutamente insostituibile». 

Il futuro della Sistina resta comunque denso di problemi: «Tra poco tempo, raggiungeremo i sei milioni di visitatori all’anno nei musei, e oltre credo che non si potrà andare», continua il direttore. In Vaticano non è pensabile differenziare i percorsi verso quella cappella che, tutto sommato, è un autentico feticcio; Paolucci, e allora, come farete? «Il futuro è soltanto quello delle prenotazioni online» che consente di monitorare e porre un limite alle visite giornaliere. Insomma, non basteranno più nemmeno il nuovo condizionamento né l’ampliamento degli itinerari dei musei, in modo tale che, facendo compiere tragitti più lunghi, i custodi possano, in qualche modo, deviare la massa dei turisti nelle ore di punta. Infine, anche se è spiacevole doverlo ammettere, la «manutenzione programmata» cioè gli interventi periodici, previsti e cadenzati di cui è stato un inascoltato alfiere Giovanni Urbani quando dirigeva l’Istituto centrale del restauro, dal 1973 al 1983, oggi la ritroviamo soltanto Oltretevere. In Italia, ma all’estero.


Michelangelo Buonarroti, Cappella sistina, volta (1508-1512), Creazione di Adamo prima dell’installazione del nuovo impianto di illuminazione.


Michelangelo Buonarroti, Cappella sistina, volta (1508-1512), Creazione di Adamo dopo l’installazione del nuovo impianto di illuminazione.

ART E DOSSIER N. 318
ART E DOSSIER N. 318
FEBBRAIO 2015
In questo numero: IL SOGNO I mondi oscuri di Leonora Carrington; Le alchimie di Perahim; Donne e incubi surrealisti; Fantasie settecentesche. ISMAN E PAOLUCCI: la Sistina va difesa dai turisti. IN MOSTRA: Doig, Casati, Gherardo Delle Notti.Direttore: Philippe Daverio