In tendenza


milaN l’è
uN graN milaN

di Daniele Liberanome

Le vedute ottocentesche, così fuori moda, si vendono a cifre elevate. Milano in testa, superata, talvolta, da Venezia

Non avrà il fascino di Parigi, ma Milano piace ai collezionisti e le sue vedute si vendono per cifre particolarmente elevate, anche quelle ottocentesche così fuori moda. Per rendersene conto, basta guardare al mercato di Angelo Inganni (1807-1880), nato a Brescia ma vissuto a lungo a Milano, e tipico esponente di quello stile a cavallo fra il romanticismo e il realismo entrato in una crisi di vendita di cui non si vede la fine. Quand’era in vita, Inganni provò a esporre anche nella Ville Lumière, ma la sua fama rimase circoscritta soprattutto all’Accademia di Brera e alla sua città natale, e raramente lo troviamo in musei non lombardi. Nella sua produzione, possiamo distinguere fra tele con temi popolari, religiosi, e vedute di Brescia o di Milano. Sono queste ultime che la fanno da padrone. Lo scorso 15 aprile, la casa d’asta Il Ponte, ben nota soprattutto all’ombra della Madonnina, offrì una Veduta di piazza del duomo con il coperto dei Figini stimandola 130-140mila euro. 

Il quadro è incentrato sulla raffigurazione della piazza prima dello sconvolgimento subito nel secondo Ottocento, mentre le figure popolari servono appena a movimentare la scena. Risultato, ben 200mila euro, al di là delle più rosee previsioni, fatto rarissimo per il disastrato mercato di opere del XIX secolo. Anche il top lot di Inganni, Piazza della Scala a Milano, venduto per 320mila euro il 10 giugno 2003 da Sotheby’s a Milano, ha beneficiato non poco dell’attraente soggetto. Le quotazioni delle vedute di Brescia sono ben più contenute e le più elevate risalgono a diversi anni fa, come i 46mila euro pagati per Piazza del Broletto a Brescia (Finarte, Milano, 7 novembre 2000). Anche i temi risorgimentali di Inganni si scambiano al massimo con poche decine di migliaia di euro. Meglio Milano, quindi, come emerge in modo lampante analizzando le quotazioni dei fratelli Giuseppe e Carlo Canella, nati a Verona e vedutisti convinti. Il più noto dei due, Giuseppe (1788-1847), dopo essersi dedicato a raffigurare le residenze nobiliari della provincia veneta, girò per mezza Europa dipingendo vedute delle grandi capitali. Ottenuto un buon successo ai Salon di Parigi, tornò a Milano dove rimase un decennio abbondante, prima di trasferirsi a Roma e poi a Napoli e dedicarsi a soggetti di stampo più realistico. Ebbene, in cima al gradimento delle sue vedute, il mercato colloca proprio Milano, visto che il 5 dicembre 2005 in quella stessa città Sotheby’s piazzò Veduta del corso di Porta Orientale a Milano per 120mila euro, raddoppiando la stima iniziale. L’acquirente non venne scoraggiato neanche dalle piccole dimensioni del quadro (30 x 45 cm). Mercato di piazza Santo Stefano è stato poi aggiudicato il 25 novembre 2011 da Christie’s a Milano per 89mila euro, sempre ai vertici del mercato. Le vedute di tutte le altre capitali europee di Giuseppe Canella si vendono infatti per molto meno, come i soggetti parigini scambiati al massimo per 42mila euro, quelli viennesi più o meno per la stessa cifra, e i madrileni ancorati ai 38mila euro. Le vedute di Venezia si vendono un po’ meglio, ma sempre sotto i valori di quelle dedicate a Milano. Stesso discorso per il fratello di Giuseppe, Carlo Canella (1800-1879), veneto pure lui. La sua opera più cara in asta dedicata a Venezia è Interno della basilica di San Marco, venduto per 41mila euro (Sotheby’s, Milano, 4 dicembre 2008), mentre Porta Venezia a Milano con figure a passeggio è passato di mano per 63mila euro (Christie’s, Milano, 28 maggio 2008), valore vicino ad altre vedute della città della Madonnina. Interessanti indicazioni provengono dal mercato di Luigi Bisi (1814-1886), tipico artista ottocentesco, nato a Genova ma vissuto a Milano fino a diventare presidente dell’Accademia di Brera. Le sue quotazioni dovrebbero calare in continuazione, come avviene per tanti suoi coetanei. Al contrario, il suo top lot Interno della chiesa di Santa Maria presso San Celso a Milano è stato aggiudicato da Il Ponte, a Milano, lo scorso 15 aprile. Certo il prezzo finale non ha superato i 15mila euro, ma questi sono i valori di tanti ottocenteschi oggi considerati minori. Con ciò non vada inteso che le vedute di Milano siano sempre le più care del genere: quelle di Venezia talvolta le sopravanzano. Per esempio i top lot di un grande artista come Mosè Bianchi (1840-1904) hanno come soggetto la laguna veneziana (Chioggia d’inverno, Christie’s, Roma, 4 giugno 2001, venduta per 232mila euro) mentre per un soggetto milanese si è speso al massimo 85mila euro (Il Carrobbio, Finarte, Milano, 7 novembre 2000). Ma se ci si avventura nelle secche del vedutismo ottocentesco, cercare una veduta di Milano potrebbe risultare un’ottima scelta: significa portarsi a casa una bella opera che conserva il suo valore nel tempo.


Carlo Canella, Porta Venezia a Milano con figure a passeggio (prima metà del XIX secolo).


Giuseppe Canella, Mercato di piazza Santo Stefano (1832).

ART E DOSSIER N. 317
ART E DOSSIER N. 317
GENNAIO 2015
In questo numero: MILANO CAPUT MUNDI Leonardo designer di corte; La città al tempo della Spagna; Il laboratorio del contemporaneo, dal Futurismo al dopoguerra, a oggi. IN MOSTRA: Rembrandt, I Maya.Direttore: Philippe Daverio