Storie a strisce 
Titolo

un maestro
di narrazione

Tre storie scritte e disegnate da Gino D’Antonio nell’“Almanacco dell’Avventura 2015” fanno riscoprire un autore fondamentale del fumetto italiano

Sergio Rossi

Un (bel) po’ di tempo fa, quando si pagava in lire e i cellulari erano ancora solo vetture per trasportare i detenuti, sono andato alla mia prima mostra di fumetti dove scoprii che quasi tutte le mie storie preferite di “Topolino” le aveva realizzate un autore di nome Romano Scarpa. Un’ignoranza dovuta al fatto che per molti, forse troppi anni gli autori italiani di fumetto non potevano firmare le storie che pubblicavano in periodici da edicola come “L’Intrepido”, “Il Monello”, “Diabolik”, “Lanciostory”, il già citato “Topolino“ e così via. Faceva eccezione la Bonelli, che nel corso della sua lunga vita aveva cambiato o in alcuni periodi addirittura sovrapposto diverse etichette come Cepim, Araldo ecc. e che segnalava in apertura di albo gli autori dello stesso. Eppure, ancora oggi il lettore occasionale di “Tex” o “Dylan Dog” non si accorge che la storia che ha in mano è stata realizzata da una o più persone, e che queste non sono sempre gli stessi autori della storia che uscirà nel mese successivo.
Forse è per questo che il nome di Gino D’Antonio non dirà nulla a chi oggi acquista storie a fumetti in libreria. Nato nel 1927 e scomparso nel 2006, dopo aver collaborato con editori stranieri, con testate come “Il Vittorioso”, e dopo aver lavorato su personaggi all’epoca famosi come Pecos Bill, nel 1967 D’Antonio comincia presso la Bonelli Editore - a quel tempo Edizioni Araldo - la pubblicazione della sua “Storia del West”, una saga in settantacinque albi da novantasei pagine l’uno che, attraverso la storia della famiglia MacDonald, ripercorre la conquista del West sposando il piacere della narrazione con la precisione storica di fatti realmente accaduti e personaggi realmente esistiti. 



Alcune pagine tratte dall’“Almanacco dell’avventura 2015”, scritte e disegnate da Gino D’Antonio (Sergio Bonelli Editore, Milano 2014).

Alcune pagine tratte dall’“Almanacco dell’avventura 2015”, scritte e disegnate da Gino D’Antonio (Sergio Bonelli Editore, Milano 2014).


Alcune pagine tratte dall’“Almanacco dell’avventura 2015”, scritte e disegnate da Gino D’Antonio (Sergio Bonelli Editore, Milano 2014).

L’uscita della “Storia del West” fu un evento nell’editoria dell’epoca, ma più per gli autori, i quali videro in D’Antonio un nuovo maestro di narrazione, che per lo stesso D’Antonio, il cui lavoro non sarà mai premiato con numeri da successo commerciale.
È però grazie alla “Storia del West” che il fumettista lombardo può portare avanti la sua nuova, coerente idea di avventura, realizzando storie per sé e per altri, in particolare per l’amico disegnatore Ferdinando Tacconi, che ha contribuito a far crescere sia il medium del fumetto sia la qualità generale delle storie.
Lo dimostra anche la sua esperienza come responsabile dei fumetti per il settimanale “Il Giornalino”, che quest’anno compie novant’anni, per il quale ha anche scritto e disegnato molte storie.
Eppure anche se la carriera di D’Antonio si è svolta perlopiù con editori come Bonelli e San Paolo, che vendevano anche centinaia di migliaia di copie al mese, quando non alla settimana, la sua storia professionale è pressoché sconosciuta. Questi editori, infatti, erano accomunati dall’appartenere al regno dell’edicola, quindi al mondo dei prodotti destinati al consumo “usa e getta”, una modalità che si rifletteva anche sulle storie e sugli autori che vi lavoravano. Questo accadeva soprattutto per due fattori che qui purtroppo devo semplificare: da un lato molti editori e autori di questi prodotti da edicola non badavano molto alla qualità e al modo in cui questi prodotti venivano diffusi, vanificando il lavoro di chi lavorava a regola d’arte; dall’altro, contrariamente ai cugini francesi, per mille ragioni in Italia non si è riusciti a creare una solida industria editoriale del libro a fumetti che facesse emergere i migliori e li valorizzasse. Per esempio, nonostante nel nostro paese sia stato pubblicato per decenni il “Corriere dei Piccoli” e poi il “Corriere dei Ragazzi”, la casa editrice del “Corriere della Sera” non ha mai voluto ripubblicare le opere dei suoi autori (come Mino Milani, Grazia Nidasio, Altan e Hugo Pratt) in collane di volumi da libreria.
Oggi c’è in generale un interesse a riscoprire autori e storie del passato, sia per una certa “nostalgia canaglia”, sia per ritrovare le basi su cui costruire nuove storie e nuovi personaggi. Nel leggere le tre storie scritte e disegnate da D’Antonio (L’uomo della frontiera, L’uomo dello Zululand e L’uomo di Iwo Jima) realizzate rispettivamente nel 1975, 1976 e 1978 e contenute nell’“Almanacco dell’Avventura 2015” di Sergio Bonelli Editore, possiamo dire non solo che queste storie hanno retto bene il peso del tempo, ma anche che per qualità di documentazione, montaggio e tensione narrativa avrebbero meritato ben altra fortuna editoriale, come il loro autore. Leggendo infatti la nutrita serie di articoli che completano questo “Almanacco” e che fanno luce su D’Antonio e sul mondo in cui ha vissuto e lavorato, non si può fare a meno di pensare che sia stato un fumettista più grande rispetto al mondo in cui ha lavorato. Basta pensare alle sue storie per il poliziotto Nick Raider dell’omonimo fumetto (sempre edito da Bonelli), per il quale, nel 1992, ha inventato la straordinaria figura della poliziotta lesbica Sarah Himmelmann, personaggio che avrebbe meritato una serie personale ben più del protagonista.

it.wikipedia.org/wiki/Gino_D%27Antoniowww.sergiobonelli.it/news/gino-d-antonio/9508/Gino-D-Antonio.htmlwww.sergiobonelli.it/news/news/37780/Almanacco-del-Avventura-2015.html

ART E DOSSIER N. 316
ART E DOSSIER N. 316
DICEMBRE 2014
In questo numero: CORPO E METAMORFOSI Da Cleopatra al Posthuman; La carne e il dolore; Da Carpaccio a Pirandello. IN MOSTRA: Memling, Dai samurai a Mazinga, Doni di nozze.Direttore: Philippe Daverio