LA GUERRAFORTUNA CRITICA POSTUMA

Negli anni seguenti Previati riprese la realizzazione di opere di grande formato, come per esempio il trittico per la Battaglia di Legnano (1915-1918) del Museo civico Sutermeister di Legnano (Milano), ora al Castello visconteo detto di San Giorgio, nella stessa città...

Ma si dedicò anche a lavori di minore impegno quali una serie di emozionanti quadri di fiori, che realizzava perlopiù durante i frequenti ritiri nella Riviera ligure, a Lavagna, dove avrebbe ricordato da par suo Barbantini - appena iniziava la primavera si rifugiava «per non ritornarvi [a Milano] che d’autunno »: «Quando si svegliava [Previati] vedeva nella finestra il mare e le barche dei pescatori. A mezzodì gli oleandri rosei, nell’azzurro dell’aria incandescente, avevano un’aureola di luce più chiara del sole.
Il mondo non era fatto che di alberi, di fiori, di frutti, di firmamento abbagliante, di mare blu, di fragranze verdi, di ventate salmastre, d’aria impregnata di luce»
Nel 1912 lo stesso Barbantini ne curò l’importante mostra monografica in due sale alla Biennale di Venezia, situate fra quelle di due impenitenti accademici come Ettore Tito e Beppe Ciardi. Fortemente voluta da Alberto Grubicy, che si stava battendo, ovviamente anche per interessi meramente commerciali, affinché Previati fosse noto negli Stati Uniti, in Francia, Inghilterra, Belgio e Olanda, oltre che in Italia, l’artista espose un eterogeneo gruppo di opere che andavano da soggetti come le Repubbliche marinare (Bucintoro1908, Caravelle genovesi, 1908) a quadri di paesaggio come Le quattro stagioni nella valle del Po (1911 circa), a dipinti di fiori come Dalie (1910), a Mammina (1908, quadro acquistato dalla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma), al pastello della Leda e il cigno (1907, acquistato dalla Galleria internazionale d’arte moderna, Ca’ Pesaro, Venezia).
Negli anni che seguirono, Previati espose in una personale (marzo 1915) al ridotto del teatro Carlo Felice di Genova, mentre l’anno dopo, in piena guerra, alla Permanente di Milano, in una mostra con Carlo Fornara a beneficio dei soldati ciechi e mutilati di guerra.
Nel corposo catalogo dell’esposizione organizzata da Grubicy, cercando forse di risarcire l’artista per quanto di negativo avevano scritto in precedenza suoi colleghi, il redattore della “Sera” Nino Salvaneschi scrisse:
«Vi potrà, fra la critica funghereccia che sorge nelle stagioni delle esposizioni, alle epoche delle mostre, a dar petulante prova della propria esistenza, essere ancora qualcuno che non approvi le ragioni del maestro, come tra l’altra critica più salda di radici e di giudizi vi è ancora una corrente che disconoscendo perfino le faticose ricerche che sono tuttora le cure quotidiane di Gaetano Previati, tenta quasi con ironia facile, e leggera analisi di opporsi alla luminosa ascesa dell’unico grande pittore che possa oggi vantare l’Italia»(13).


Leda e il cigno (1907); Venezia, Ca’ Pesaro - Galleria internazionale di arte moderna.

(13) Vedi il Catalogo delle Esposizioni collettive di Gaetano Previati e Carlo Fornara a beneficio dei soldati ciechi e mutilati di guerra (Milano, palazzo della Permanente) Milano 1916, p. 13.
Fra le altre opere, l’artista espose il trittico dei Funerali di una vergine (1912-1913, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna), la Battaglia di Legnano e molti dipinti di fiori e paesaggi.

Allestimento di una delle due sale di Previati alla 11. Biennale di Venezia, 1912; Porto Marghera (Venezia), Asac - Archivio storico delle arti contemporanee.


La preghiera del Carroccio (1915-1916), dal trittico La battaglia di Legnano (1915-1918); Legnano (Milano), Castello visconteo (o di San Giorgio).

La difesa del Carroccio (1915-1916), dal trittico La battaglia di Legnano (1915-1918); Legnano (Milano), Castello visconteo (o di San Giorgio).


La vittoria del Carroccio (1917), dal trittico La battaglia di Legnano (1915-1918); Legnano (Milano), Castello visconteo (o di San Giorgio).

L’anno dopo, la morte della moglie e del figlio Flaminio gettarono l’artista in uno stato di prostrazione da cui Previati non si risolleverà più. Forse l’immagine migliore la darà nell’agosto 1927 Ettore Cozzani, che sull’“Eroica”, introducendo il dipinto della Via Crucis, scrisse: «Chi ha visto Gaetano Previati negli ultimi anni della sua vita, sa che egli camminava in mezzo a noi, ma non era più nel nostro mondo. Pareva che il suo corpo s’aggirasse fra gli uomini come la spoglia di una larva portata dal vento; la sua anima aveva messe chissà quali misteriose ali e s’era già rifugiata nell’infinito. Non è un modo di poesia per esprimere la sensazione che ci comunicava il suo volto estatico: è proprio la realtà, i suoi occhi non guardavano più le cose: vedevano forse l’essenza delle cose stesse».
Previati morì il 21 giugno 1920. Lui, in vita, ebbe molti giovani artisti suoi grandi estimatori, a partire dai futuristi, che lo indicarono, nel Manifesto della pittura futurista del febbraio 1910, come uno dei tre grandi artisti profeti inascoltati in Italia, gli altri due essendo Medardo Rosso e Giovanni Segantini; ma in particolar modo godette della stima di Umberto Boccioni, che nutrì verso di lui una deferenza illimitata, sia per la straordinaria conoscenza teorica della pittura che l’artista ferrarese poteva vantare, sia per la sua inarrivabile moralità.
Un altro artista affascinato da Previati sarà Giorgio de Chirico, che dal 1920 ne loderà la qualità pittorica avvicinandolo a quella dei grandi artisti europei dell’Otto e Novecento.
Dopo la morte, vi furono importanti esposizioni dedicate a Previati. Due vennero allestite nel 1922 nella milanese Bottega di poesia - in una le sue opere furono esposte accanto a quelle di Segantini, Morbelli, Pellizza da Volpedo, Vittore Grubicy; l’altra fu invece una vendita all’asta di libri rari voluta da Ulrico Hoepli, che vi aggiunse i ducentosessantanove disegni di Previati per I promessi sposi e per la Colonna infame.


Mammina (1908); Roma, Galleria nazionale di arte moderna.

Dalie (1910); Roma, Galleria nazionale di arte moderna.


Ferrovia del Pacifico (1914), dalla serie Le vie del commercio.

Umberto Boccioni Le tre donne (1909 -1910); Milano, Gallerie d’Italia, Piazza Scala, Collezione Intesa Sanpaolo.

Umberto Boccioni scrisse nel 1908: «Dopo tanto tempo mi sono deciso e ho fatto una visita a Gaetano Previati. Mi ha accolto con somma cortesia e abbiamo parlato tre ore! Gli ho parlato delle mie lotte [...]. È un anima piena di fede e di coraggio. Sa della derisione che lo riguarda ma non se ne sgomenta». In questo dipinto Boccioni illustrava un momento di vita famigliare cercando di renderne l’atmosfera attraverso il «complementarismo congenito» (divisionismo), ritenuto nel Manifesto tecnico della pittura (1910) «una necessità assoluta nella pittura».

Il Canale di Suez (1914-1915), dalla serie Le vie del commercio.

Nel 1927 alla Galleria Pesaro di Milano fu alienata la ricca raccolta di opere di Previati che Alberto Grubicy aveva lasciato in eredità all’Associazione mutilati e invalidi.
Nell’illuminante testo che introduceva il catalogo, Margherita Sarfatti chiarì una volta di più, se ce ne fosse stato bisogno, che Previati non fu un divisionista in senso stretto. Richiamati predecessori illustri per il colore come Tintoretto, Rembrandt e Delacroix, affermò infatti: «Ma il Previati, il quale pur scrisse sul divisionismo, in ponderosi volumi, i più completi trattati teorici, non fu ciò malgrado un divisionista della stretta cappuccinesca osservanza.
[…] in piena epoca impressionistica [egli] fece ritorno alla pittura morbida di impasti e chiaroscuri. Egli mescola i colori sulla tavolozza, e li stende in larghe superfici nel quadro, non li giustappone puri e virgolati sulla tela; e dipinge figure plastiche e corpose, di rilievo e di tutto tondo, entro una forma geometrica quasi anticipatrice del cubismo. Il suo divisionismo dunque reagisce all’impressionismo e lo rinnega con la pennellata uguale, filamentosa, e costruttiva; egli evoca l’essenza astratta della materia, non ne imita la tessitura»(14).
Dopo la seconda guerra mondiale, vi sarà un rinnovato interesse verso Previati a partire dalle mostre nella sua Ferrara, del 1952 e, soprattutto, del 1969, via via fino alla più volte ricordata esposizione milanese del 1999. Rivalutazione che ovviamente continuò anche dopo: ricorderò come esempi la mostra sul quadro che forse più segnò l’artista, Maternità, tenutasi a Bergamo nel 2015, con interessanti e nuove notizie archivistiche sulle peripezie dell’opera e sui contatti dell’artista con Vittore Grubicy, fornite da Sergio Rebora; e un’altra non meno interessante del 2018, allestita al Museo diocesano di Milano, dove fu possibile osservare opere da molto tempo non visibili al grande pubblico e leggere interessanti contributi in catalogo sulla religiosità di Previati(15).

Migrazione in Val Padana (1916-1917).


I tre cipressi (1910-1915 circa); Milano, Pinacoteca ambrosiana.


Paolo e Francesca (1909); Ferrara, Museo dellÕOttocento.

(14) Vedi M. Sarfatti, Introduzione a Le opere di Gaetano Previati dell’Associazione nazionale fra mutilati e invalidi di guerra, catalogo della mostra (Milano, Galleria Pesaro, maggio 1927), Milano 1927 passim pp. 6-12.
(15) Vedi Maternità di Gaetano Previati, catalogo della mostra (Bergamo, palazzo Creberg, 9 maggio - 26 giugno 2015), a cura di P. Plebani, S. Rebora, F. Rossi, Bergamo 2015, pp. 27- 37; e Gaetano Previati (1852-1920). La Passione, catalogo della mostra (Milano, Museo diocesano di Milano Carlo Maria Martini, 20 febbraio - 20 maggio 2018), a cura di N. Righi e M. Forti, Cinisello Balsamo (Milano), con opere che andavano dalla Via al Calvario al gruppo delle quattordici tele della Via Crucis provenienti dai Musei vaticani.

PREVIATI
PREVIATI
Sileno Salvagnani
Gaetano Previati (Ferrara 1852 - Lavagna 1920) si forma a Milano nell’ambiente della Scapigliatura ma sceglie prestissimo di avvicinarsi alle sperimentazioni dei divisionisti francesi e di Segantini. Divisionista è il suo primo lavoro di successo, Maternità (1890). Col tempo sviluppa anche tematiche mistico-simboliste sulla scia di Redon e Rops. Nel 1907 è alla Biennale di Venezia e poi alla mostra dei divisionisti italiani che sitiene a Parigi su iniziativa del mercante Grubicy, che sarà il suo principale sostenitore. Esplora i più diversi soggetti – compresi paesaggi e nature morte – ma torna più spesso su temi religiosi, fantastici, letterari.