Cortoon


mr hublot
goes to hollywood

di Luca Antoccia

cercate online il corto vincitore dell’Oscar 2014. Undici minuti di deliziosa cura visiva, maniacale attenzione a dettagli, oggetti, luci, un 3D debitore al grande cinema. Il protagonista di Mr Hublot, un omino perfezionista e un po’ compulsivo (aggiornato omaggio alla deliziosa inettitudine di Hublot di Tati), vive in una città insieme futuribile e passatista, perfettamente “steampunk”, che sembra una versione arrugginita e stondata di Metropolis di Fritz Lang. Un giorno adotta un cane-robot, ma il cane cresce fino a mettere in crisi il suo mondo e il suo miniappartamento. La soluzione finale accontenterà entrambi. Il film nasce dall’“universo visivo” di uno scultore, Stéphane Halleaux (omaggiato nei titoli di testa). Su YouTube si trovano alcuni filmati realizzati dallo stesso Halleaux che mostrano Hublot e altre creature meccaniche prima che i due animatori, Laurent Witz e Alexandre Espigares, se ne innamorassero e lo mettessero in movimento. Questa storia sembra un paradigma dei rapporti, agli albori del terzo millennio, tra arti figurative e cinema. Quest’ultimo si appropria delle prime ma dopo che queste si sono abbondantemente nutrite del secondo. Halleaux non si ispira infatti solo a Tati o Metropolis. Il suo gusto “steampunk” (una sorta di “fantascienza anacronistica”) si è nutrito (oltre che di letteratura, fumetti e videogame) di un cinema ricco e interessante negli ultimi anni. Basti citare due esempi, Hugo Cabret di Scorsese (la comune ossessione per i congegni e gli orologi) che chiama in causa il grande maestro del cinema e di questo filone, Georges Méliès, e La bussola d’oro di Weitz. Il primo un film per adulti-bambini, il secondo per bambini-adulti. Ma a mio avviso un film più di altri suggestiona questo tipo di produzioni, almeno in ambito francese, ed è il piccolo grande capolavoro visivo di Jean- Pierre Jeunet e Marc Caro, con la fotografia di Darius Khondji, La città perduta (o La città dei bambini perduti). Gli autori dell’indimenticabile Delicatessen, che pure avrebbe qualche motivo di essere citato, non foss’altro per la stranezza dell’ambientazione e del piccolo protagonista. Mr Hublot si è imposto all’agguerrita concorrenza, anche disneyana, grazie a una freschezza e insieme compiutezza di progetto grafico-visivo, non disgiunta da una visione del mondo disincantata e ironica, che mette insieme un gusto protomoderno con il post postmoderno nel segno di uno “steampunk” disincantato e ironico.



Frame da Mr Hublot (2014) di Laurent Witz e Alexandre Espigares.

Frame da Mr Hublot (2014) di Laurent Witz e Alexandre Espigares.

ART E DOSSIER N. 315
ART E DOSSIER N. 315
NOVEMBRE 2014
In questo numero: UTOPISTI E ANTISISTEMA Rotella e gli ''affichistes''; Il Camino di Santiago tra San Francesco e il contemporaneo; Orcadi: una chiesa in prigionia; Ribelli e dissidenti ottocenteschi. IN MOSTRA: Klein e Fontana, Modigliani, Cartier-Bresson.Direttore: Philippe Daverio