introduzione

street Art: una, nessuna, centomila. Certo, il nome è recente quanto seducente. Ma cosa indica? Le definizioni, e le relative contraddizioni si sprecano, rafforzate da un crescente interesse, moltiplicato da un mercato in ascesa e non certo privo di lati oscuri.
In questo dossier non offriamo risposte certe, tutt’altro. Aumenteremo piuttosto i dubbi, le contraddizioni di un termine semplicemente indefinibile, inarrestabile perché in continua evoluzione e mutazione, con un piede dentro il sistema dell’arte e l’altro nettamente fuori, con protagonisti che si nascondono spesso in nomi di fantasia, contesi come sono non solo dai galleristi, ma anche, in molti casi, dalle forze dell’ordine.
In tale analisi non ci cureremo troppo delle annose diatribe terminologiche e cronologiche, o meglio, proporremo una via diversa, tesa piuttosto ad abbracciare la complessità del tema. Certamente la scena contemporanea avrà lo spazio che si merita, ma ci è sembrato doveroso evidenziare come l’uso creativo dei muri sia una costante, “mutatis mutandis”, nella storia dell’uomo, fin dalle origini. Accenneremo dunque a questioni come quelle dei graffiti in età prescritturale, della pittura murale medievale - capace di rivelare, in alcuni casi, inaspettate analogie illusionistiche con molte opere di Street Art contemporanea -, del muralismo di Sironi, di quello politicamente opposto dei muralisti messicani, dell’uso creativo e dirompente dei muri negli anni della contestazione e della nascita del writing nei bassifondi newyorkesi, dai quali emersero poi graffitisti di frontiera come Futura 2000, Basquiat e Haring.
Talvolta capita ai restauratori di affreschi di trovare, sotto l’intonaco dipinto, una pittura murale più antica, coperta e poi ridipinta per aggiornare la parete a un nuovo gusto estetico, se non a una nuova visione del mondo. Vorremmo procedere dunque così, scarnificando il muro della Street Art comunemente intesa per vedere cosa c’è dietro, anche per comprendere al meglio tutta la potenza della scena contemporanea, vista spesso dagli storici dell’arte con leggerezza, vuoi per il suo carattere effimero, vuoi per il suo sconfinare talvolta nel vandalismo.
Una nota d’obbligo, forse retorica ma assolutamente necessaria: nel presentare la scena della Street Art d’oggi gli esclusi superano di gran lunga gli artisti citati; non solo per gli ovvi limiti della conoscenza di chi scrive, ma anche e soprattutto per la necessità, del tutto oggettiva, di fare una selezione, pena la trasformazione del dossier in una mera (e comunque parziale) lista di nomi.

Il panorama che ne emerge risulta in ogni caso estremamente vario e complesso, e comprende sia minuscoli adesivi che murales capaci di ricoprire interi palazzi, stencil che moltiplicano immagini e disordinazioni che giocano con la segnaletica urbana, fino alle molte installazioni che, come trappole, sono pronte a catturare lo sguardo dell’ignaro passante.
Street Art: l’arte e la strada, semplicemente.


11 Spring Street, uno dei luoghi cult della Street Art a New York, nel 2007.

Ruben Sanchez, Mi casa es tu casa, dipinto murale al confine tra la Giordania e la Siria (2014).


Intervento collettivo di Street Art a Berlino, nel quartiere di Friedrichshain, volto alla riqualificazione di case popolari (2013).

STREET ART
STREET ART
Duccio Dogheria
Un dossier dedicato alla Street Art. In sommario: Introduzione; Dalle grotte alle grottesche; Il muralismo tra ''instrumentum regni'' e ''vox populi''; Gli anni Settanta-Novanta; Street art, l'arte della strada 2.0. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.