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di Cristina bal

il 27 ottobre apre a Parigi la Fondation Louis Vuitton progettata da Frank Gehry per ospitare l’arte del XX e XXI secolo. Simile a una grande nuvola composta da tremilaseicento pannelli arcuati di vetro, l’edificio sorge nella parte settentrionale del Bois de Boulogne, dove si trova il cosiddetto Jardin d’Acclimatation, e nelle forme - non nei materiali - rievoca due delle opere più note dell’architetto canadese: il Guggenheim di Bilbao, rivestito in titanio, e la Walt Disney Concert Hall di Los Angeles, che invece è in acciaio inossidabile.
A occupare parte degli undicimilasettecento metri quadrati di superficie del nuovo spazio espositivo ci sono undici gallerie e un auditorium, che, oltre alla ricchissima collezione d’arte contemporanea del presidente, Bernard Arnault, ospiteranno eventi legati alle arti, non solo visive, e mostre temporanee. La prima di queste è un omaggio a Gehry e, nei giorni dell’inaugurazione della Fondation, ripercorrerà il suo lavoro; presumibilmente già a cominciare da quel restyling della sua casa a Santa Monica, che, nel 1978, avrebbe dato il via all’inconfondibile stile “scultoreo” e decostruttivista della futura archistar. Contemporaneamente a questa rassegna, anche il Centre Georges Pompidou ha in programma una retrospettiva dell’opera di Gehry (dall’8 ottobre 2014 al 5 gennaio 2015), che si annuncia come la più completa ed esaustiva realizzata fino a ora in Europa.

Undici gallerie e un auditorium sono il cuore della Fondation Louis Vuitton che aprirà a Parigi il 27 ottobre per ospitare l’arte del XX e XXI secolo



Arnault, che è a capo dell’impero del lusso LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy) e che occupa uno dei primi posti nella classifica degli uomini più ricchi del mondo, non ha badato a spese. La Fondation gli è costata circa 127 milioni di dollari: bricioline, se si pensa che una delle ultime stime della sua fortuna nel 2012 si aggirava intorno ai 41 miliardi.
Anche come mecenate e collezionista d’arte Arnault ha ben pochi rivali. Uno di questi è François Pinault, che, però, diversamente da lui, non ha potuto erigere il proprio museo- mausoleo lungo le rive della Senna e ha dovuto “accontentarsi” del Canal Grande a Venezia. I due si contendono i nomi più in vista del contemporaneo - nella collezione di Arnault ci sono, tra le altre, opere di Jean-Michel Basquiat, Gilbert & George, Andreas Gursky, Jeff Koons, Christian Marclay - e hanno anche gareggiato per controllare due delle case d’aste più redditizie: la Phillips de Pury, che Arnault ha tenuto dal 1999 al 2003, e Christie’s, di cui Pinault è ancora proprietario. Per non parlare del successo di marketing che hanno avuto le collaborazioni di Takashi Murakami e Yayoi Kusama con la Vuitton: gli accessori con i pupazzetti manga dell’uno e i pois dell’altra sono stati fortunati tormentoni pop.
La Fondation Louis Vuitton si colloca su quella che è la linea più virtuosa di Arnault come sostenitore della creatività contemporanea: dall’Espace Culturel e le sovvenzioni a grandi mostre in musei parigini come il Pompidou e il Grand Palais, a premi e borse di studio per giovani artisti, tra cui il prestito di violini Stradivari a musicisti particolarmente promettenti. 



La Fondation Louis Vuitton a Parigi, progettata da Frank Gehry.

ART E DOSSIER N. 314
ART E DOSSIER N. 314
OTTOBRE 2014
In questo numero: CHIC! ARTE, STILE ED ELEGANZA Dai dandy del Cinquecento alla scultura dell'Illuminismo da Montesquiou a Iké Udé. IN MOSTRA: Horst, Arte islamica, Dossi.Direttore: Philippe Daverio