Altro paradigma della creazione imprevedibile, vulcanica ed eroica è il Palais Idéal a Hauterives edificato in trentatre anni di lavoro notturno, tra il 1879 e il 1912, da un solitario postino di provincia, Ferdinand Cheval: incantata e babelica, la costruzione mescola fantasie architetturali di tutto il mondo, dal tempio indù allo chalet svizzero, a un eccentrico bestiario.
La diffusione della sua immagine nelle cartoline d’epoca testimonia, se non altro, la curiosità verso questa grandiosa bizzarria individuale, che negli anni Trenta ammalierà i surrealisti. Con il tempo la sua opera sincretista sarà considerata un capolavoro di architettura spontanea, nel 1969 viene iscritta nel registro dei monumenti storici di Francia e sottoposta a tutela, oggi è un’attrazione turistica che porta circa centocinquantamila visitatori all’anno a Hauterives.
Inoltre, un fattore culturale di cui tener conto è il grande interesse, anche scientifico, per lo spiritismo e i fenomeni medianici che comprendono il disegno.
Diffuso soprattutto in Francia tra il XIX e gli inizi del XX secolo, ha un carattere socialmente trasversale, coinvolgendo sia il ceto intellettuale, come Victor Hugo, sia le classi più popolari, operaie e rurali.
Tutte pratiche, la trance e la scrittura automatica, che poi il surrealismo esalterà prendendole a modello, insieme alla “follia creatrice”, nel suo famoso Manifesto del 1924. Né saranno poche le opere create apparentemente in stato medianico che entreranno a far parte della storica collezione di Dubuffet, come esempi di Art Brut.
Il primo caso di medium-pittore scoperto sia dall’artista francese che dai surrealisti, è Fleury-Joseph Crépin (1875-1948), operaio zincatore in un paese di provincia dove era noto anche come guaritore con l’imposizione delle mani, che dal 1938 inizia a eseguire piccoli disegni automatici non convenzionali, che poi, obbedendo a una misteriosa volontà a lui estranea, traduce in una serie di dipinti ad olio: sono templi di sapore orientale, scranni e baldacchini, simmetrici e molto decorati anche con un ritmo di piccole perle colorate in rilievo. «Sorgono in uno spazio dove ciò che si presume sia “dietro” comunica, al punto da fare una cosa sola, con ciò che si presume sia “davanti”, come ciò che si presume “sopra” con ciò che affascina poeti, critici e artisti. Paradigmatico è il caso di di Séraphine de Senlis (1864-1942), che fa parte con Rousseau della scuderia di artisti naïf promossi con successo dal critico Wilhelm Uhde, il quale ha scoperto per caso nell’oscura e ruvida figura della sua domestica un’imprevedibile pittrice spontanea e la sua fiammeggiante botanica dell’anima. Un’opera visionaria e inclassificabile, in realtà molto lontana dalle vedute idilliache e moderatamente realiste dell’universo naïf. Solitudine, clandestinità, ignoranza, misticismo, e infine la follia sopraggiunta negli ultimi anni, fanno della storia di Séraphine, che dipinge la notte parlando con gli angeli, un modello anticipatore delle tante artiste protagoniste, spesso inconsapevoli, dell’Art Brut.