Cortoon


delvaux
per internauti

di Luca Antoccia

achi scrive è capitato di recente di imbattersi in un testo introvabile e cruciale nel rapporto tra cinema e arti figurative, il bel volume rilegato Le belle arti e il film (“Quaderni della mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia”, Bianco e Nero Editore, Roma 1950). Avendo avuto questa fortuna in occasione di una bancarella di “bookcrossing”, andar via con una simile rarità senza aver dato niente in cambio se non altri libri già denuncia una nuova era di condivisione di cui non cogliamo ancora le opportunità. Tornato a casa ho sfogliato la preziosa filmografia a cura di Mario Verdone in cui mi ricordavo elencati centinaia di film, soprattutto documentari, di tutte le epoche e i paesi, sull’arte o su singoli artisti. Il mio occhio è caduto su Le monde de Paul Delvaux, un vecchio corto del 1947 di Henri Storck che chissà perché mi aveva sempre incuriosito e che ormai disperavo di vedere. Seduto comodamente sulla poltrona ho digitato il titolo su Google e con mia grande sorpresa è apparso dopo pochi secondi sulla familiare schermata di YouTube pronto per essere visto. Quasi sono rimasto turbato nel constatare l’irrisoria facilità con la quale ora potevo accedervi. Il film è probabilmente, visto con occhi di oggi, poca cosa; poco o niente aggiunge alla conoscenza di Delvaux o delle possibilità del documentario sull’arte. Intanto è in bianco e nero, la qualità dell’immagine non è eccelsa, i quadri di Delvaux non tanti ma nemmeno selezionati senza una certa originalità, le scelte di ripresa prevedibili, con carrellate in avanti e in obliquo per mettere a fuoco e isolare i particolari. La musica dissonante di André Souris aggiunge “pathos”, così come il testo poetico scritto e recitato da Paul Eluard che intensifica e approfondisce le sensazioni ma appare, nella grana della voce dell’autore e nella sua enfasi, datato. Allora perché dedicare questa pagina a sì piccola scoperta? Mi pare che la presenza on line di un film di undici minuti del 1947, noto ormai a pochissimi addetti ai lavori, riammetta questo e altri film del passato a una vita inaspettata e imperitura che li rende non solo fruibili ma dialoganti con tutto quello che c’è su internet su un piede di parità. Il film su Delvaux, insomma, non si presenta più come una rarità per cinefili studiosi o studenti di cinema, ma nella sua brevità e nella sintassi risulta perfettamente coerente con ciò che richiede l’era di internet e di YouTube, qualcosa che va al di là della riuscita estetica. Si tratta di un’opera filmica ipertestuale per sua natura, che stabilisce un ponte tra immagini dipinte, cinema, musica e letteratura come se esso fosse inscritto fin dall’inizio nella vocazione del cinema, una vocazione ripresa oggi e potenziata da internet.



Paul Delvaux, Pigmalione (1939), Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts.

ART E DOSSIER N. 313
ART E DOSSIER N. 313
SETTEMBRE 2014
In questo numero: L'EBRAISMO E L'OCCIDENTE; CHAGALL E I SUOI MODELLI Primo Novecento: i collezionisti; Ebraismo e Rinascimento; Roma: le catacombe israelitiche; Gli affreschi di Europos-Dura. IN MOSTRA: Chagall, Artiste ebree, Equilibrium.Direttore: Philippe Daverio