XX secolo. 1 
Guglielmo Achille Cavellini

un battage
senza precedenti

Inizia come collezionista ma finisce per diventare un artista neodada con il chiaro obiettivo di far parlare di sé prima della sua morte. Il bresciano Cavellini intraprende così una campagna artistico-pubblicitaria che lo porta a compiere una vera e propria opera di autostoricizzazione, realizzando addirittura i manifesti delle mostre che diversi musei del mondo gli avrebbero dedicato nel 2014, in occasione del centenario
della sua nascita.

Duccio Dogheria

chi sarà l’artista-rivelazione del 2014? Indubbiamente Guglielmo Achille Cavellini, di cui nel 2014 ricorre il centenario della nascita. Dalla Kunsthalle di Basilea alla Tate di Londra, dal Solomon R. Guggenheim Museum al MoMA di New York sono davvero numerosi i musei del mondo che quest’anno hanno in programma una retrospettiva su Cavellini, stando almeno ai manifesti dedicati all’evento che sono già pronti, pensate, da oltre quarant’anni. Peccato che si tratti di un clamoroso falso. O meglio, di una meticolosa operazione di autostoricizzazione portata avanti dallo stesso Cavellini…
Ma andiamo con ordine. Guglielmo Achille Cavellini, o più semplicemente GAC, nasce a Brescia nel 1914. Fin dalla fine degli anni Quaranta avvia un’attenta raccolta di astrattisti italiani contemporanei, diventandone uno dei maggiori collezionisti e legandosi in particolare a quelli radunati da Lionello Venturi nel 1952 sotto il nome di Gruppo degli Otto (Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Turcato, Vedova); con alcuni di questi stringe inoltre sincera amicizia, in particolare con Vedova e Birolli, al quale, nel 1960, dedica una monografia, di poco successiva a quella sull’arte astratta. Presto la collezione, ospitata nella casa-galleria bresciana di Cavellini, si apre all’Informale francese, in particolare a Dubuffet, Hartung e Fautrier; la ricchezza e l’importanza storica della sua collezione portano Palma Bucarelli, nel 1957, ad approfondirla in una mostra alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma.
I panni del collezionista stanno però stretti a Cavellini. Così, nei primi anni Sessanta, intraprende un’attività artistica spiccatamente neodadaista, capace di coniugare l’amore per la storia dell’arte con la sua sovversione: seziona infatti numerose opere, sue e di altri artisti, oppure le brucia per poi ridipingerle parzialmente, dando così loro nuova vita, in un eterno divenire. Altre opere sono omaggi ai protagonisti della storia dell’arte, in forma di enormi francobolli lignei.


Guglielmo Achille Cavellini ricoperto dal celebre adesivo del centenario della sua nascita, che pubblicizza una sua supposta mostra a Palazzo ducale a Venezia (1974 -1975).

Cimeli, uno dei libri d’artista di Cavellini edito da Nuovi Strumenti nel 1974 e considerato dall’artista la prima “mostra a domicilio”.


Cavellini - Van Gogh (1975);

Cavellini - de Chirico (1975).


Pagina-supplemento all’Enciclopedia universale su fondo tricolore, edizione inglese (1973), imitazione della pagina di una nota enciclopedia universale in più lingue.

La citazione postale, così come il rifarsi alla storia dell’arte, saranno ingredienti essenziali nella sua seconda vita d’artista, completamente consacrata all’impresa della propria autostoricizzazione. A partire dal 1971 Cavellini decide infatti di entrare a pieno titolo nella storia dell’arte senza bussare a nessuna porta, avviando una campagna artistico-pubblicitaria incentrata sulla sua figura che in arte non ha precedenti, benché sembri riecheggiare, nelle sue intenzioni, un celebre passo del manifesto Necessità di auto-réclame pubblicato da Fortunato Depero in Depero futurista (1927), noto come “libro imbullonato” perché le pagine erano tenute insieme da una legatura metallica: «È ora di finirla con il riconoscimento dell’artista dopo la morte o in avanzata vecchiaia. L’artista ha bisogno di essere riconosciuto, valutato e glorificato in vita, e perciò ha diritto ad usare i mezzi più efficaci ed impensati per la réclame al proprio genio e alle proprie opere».

Manifesto per il centenario cavelliniano (1971).


Cassa con opere distrutte n° 161 (1967).

Per prima cosa pubblica una pagina-supplemento dell’Enciclopedia universale (un’imitazione), scrivendo la propria autobiografia (d’artista) in cui si attribuisce, per fare solo qualche esempio, la scoperta della ruota, del fuoco e dell’America, mentre si proclama autore del Colosseo, della Divina commedia e del Manifesto del Partito comunista.
Cavellini scriverà in seguito la propria autobiografia su abiti, sul corpo di modelle (e modelli), nonché sulla lucida testa di Shozo Shimamoto, fondatore del gruppo giapponese Gutai.

Cavellini scriverà la propria autobiografia su abiti, sul corpo di modelle (e modelli), nonché sulla lucida testa di Shozo Shimamoto, fondatore del gruppo giapponese Gutai



Sempre nel 1971 realizza i manifesti - in realtà opere uniche -, relativi alle mostre che sedici tra i più importanti musei del mondo dedicheranno alla sua figura nel 2014, in occasione del centenario della sua nascita. Centenario che diventerà un leitmotiv dell’artista, la cui immagine più nota è forse l’adesivo circolare che pubblicizza una sua supposta mostra a Palazzo ducale a Venezia, utilizzato da Cavellini in innumerevoli performance e operazioni di Mail Art. E, a proposito di questa particolare corrente artistica che utilizza assiduamente il mezzo postale, come non ricordare le cartoline e i francobolli usati da Cavellini per diffondere la propria immagine, quasi fosse un personaggio storico o un sovrano di qualche sperduto regno? La profonda ironia che segna questi lavori trova espressione anche in numerosi proclami a stampa, dalla Lettera di ringraziamento ai miei nemici (1979), nella quale ripercorre le tappe della propria autostoricizzazione, fino a un accorato appello ai popoli del mondo, affinché scongiurino una guerra nucleare che porterebbe alla distruzione della sua produzione artistica. Infine, i numerosi libri d’artista, stampati in migliaia di copie e poi capillarmente diffusi nei rivoli del sistema dell’arte, dai critici alle riviste di settore, dai galleristi alle biblioteche dei musei. Alcuni di questi volumi, naturalmente tutti incentrati sulla sua figura e sul suo compararsi ai più noti artisti e personaggi della storia di ogni tempo e paese - da Omero a Picasso, da Gutenberg a Lichtenstein -, vengono considerati da Cavellini delle vere e proprie “mostre a domicilio”, tant’è che nel 1977, in una (falsa) edizione della rivista tedesca “Kunstkompass” (che stila ogni anno una lista dei cento più importanti artisti contemporanei, completa di quotazioni, allora molto in voga) Cavellini si mette al primo posto con questa giustificazione: «Nella primavera del 1976 ho spedito diecimilaseicento cataloghi in tutto il mondo […] questo catalogo rappresenta una mia nuova “mostra a domicilio”. Nel catalogo ho scritto la seguente citazione: “I musei, le gallerie d’arte e tutte le persone che riceveranno questa mia nuova mostra dovranno considerarla realizzata presso il loro domicilio […]”. Non avendo ricevuto nessun rifiuto, mi sento autorizzato a dichiarare che nella primavera del 1976 io ho effettuato diecimilaseicento esposizioni, anche nei più importanti musei di tutto il mondo». Cavellini si spense nel 1990, lasciando ai posteri l’onere (e l’onore) di celebrare nel migliore dei modi il centenario cavelliniano.

Manifesto per il centenario cavelliniano (1971);


Giacca di Cavellini su cui è scritta la sua autobiografia (1974).

ART E DOSSIER N. 313
ART E DOSSIER N. 313
SETTEMBRE 2014
In questo numero: L'EBRAISMO E L'OCCIDENTE; CHAGALL E I SUOI MODELLI Primo Novecento: i collezionisti; Ebraismo e Rinascimento; Roma: le catacombe israelitiche; Gli affreschi di Europos-Dura. IN MOSTRA: Chagall, Artiste ebree, Equilibrium.Direttore: Philippe Daverio