taipei
biennial

Cristina Baldacci

per Nicolas Bourriaud, curatore della prossima Biennale di Taipei (Taiwan, dal 13 settembre 2014 al 4 gennaio 2015), l’artista contemporaneo è un “radicante”, cioè, parafrasando le sue parole, un creatore errante che si oppone a ogni radicalismo; che mette in scena e in cammino le proprie radici in ambiti diversi; che non impone le sue idee, ma transcodifica, trapianta e scambia immagini e attitudini (si veda The Radicant, Sternberg, 2009; trad. it., Postmedia, 2014). È questo il ritratto che il teorico e curatore francese - dal 2012 direttore dell’Ecole des Beaux-Arts di Parigi - fa dell’artista nell’era della globalizzazione, rifiutando quel tipo di multiculturalismo che si era diffuso dopo il 1989 con il crollo del Muro di Berlino e la mostra Magicien de la Terre, e promuovendo la rilettura della narrazione, estetica e identità moderne con sguardo postcoloniale.

Dall’idea che l’artista contemporaneo è un creatore errante opposto a ogni radicalismo nasce la nona edizione della Taipei Biennial



Il motivo conduttore della Biennale, che è intitolata The Great Acceleration (La grande accelerazione) e significativamente sottotitolata Art and Its New Ecosystem: A Global Set of Relations (L’arte e il suo nuovo ecosistema: una serie globale di relazioni), ricalca ed espande il discorso intellettuale di Bourriaud, che, come noto, ha preso il via dall’idea di “estetica relazionale”, ovvero di un’arte fatta più di dialogo, confronto e condivisione che di oggetti.
Attraverso le opere presentate a Taipei, Bourriaud esplorerà quello che si sta definendo come un nuovo ecosistema che mette in relazione l’uomo e tutto ciò che lo circonda, nel mondo naturale (biosfera), così come in quello tecnologico (tecnosfera). Ecco perché in mostra ci sarà anche una sezione dedicata all’Antropocene, l’era geofisica che secondo alcuni ha sostituito la più recente, per quanto pur sempre millenaria, epoca geologica dell’Olocene, e inaugurato l’irreversibile impatto negativo dell’uomo sull’ecosistema. In questo particolare momento storico, all’artista non resta dunque che mobilitarsi in direzione sociopolitica e umanitaria, incoraggiare il discorso critico collettivo ed esplorare in profondità i rapporti tra le persone e le cose.
Tra i cinquantuno partecipanti alla Biennale di Taipei, oltre a molti artisti nativi di Taiwan, troviamo nomi noti sulla scena internazionale, come la francese Camille Henrot, vincitrice del Leone d’argento all’ultima Biennale d’arte di Venezia con il video Grosse Fatigue, un’affascinante riflessione sulla nascita e sulla possibile fine dell’universo; Laure Prouvost - anche lei francese d’origine, ma inglese d’adozione -, che crea cosmologie visionarie dove regnano i sensi, l’imperfezione e l’equivoco; l’americano Sterling Ruby, che attraverso le sue esuberanti, e a volte brutali, installazioni polimateriche mette in luce il contrasto tra libertà individuale e costrizioni sociali.



Nicolas Bourriaud, curatore della Taipei Biennial 2014.

ART E DOSSIER N. 313
ART E DOSSIER N. 313
SETTEMBRE 2014
In questo numero: L'EBRAISMO E L'OCCIDENTE; CHAGALL E I SUOI MODELLI Primo Novecento: i collezionisti; Ebraismo e Rinascimento; Roma: le catacombe israelitiche; Gli affreschi di Europos-Dura. IN MOSTRA: Chagall, Artiste ebree, Equilibrium.Direttore: Philippe Daverio